Sotto molti aspetti il 1989 ha rappresentato nella carriera dei Queen uno snodo fondamentale, un crocevia nel quale molti segmenti del loro passato e dell'imminente futuro si intrecciarono secondo un percorso che aveva appena iniziato ad esplicarsi, forse anche ai membri stessi della band.

Dopo la gloria conquistata sul palco del Live Aid nel 1985, con quei 20 minuti che cambiarono la (loro) storia, le fatiche derivate dalla pubblicazione di 'A Kind Of Magic' l'anno seguente e il tour europeo che ne scaturì, portando i Queen a suonare praticamente ovunque in Europa; compreso il blocco dell'est, fino a quel momento precluso alla musica rock, (Come i Queen sfondarono la cortina di ferro) e terminato lo stesso con l'apoteosi dei Queen Tornado nella sera di Knebworth, Freddie e soci decisero di prendersi il proverbiale anno sabbatico, divenuto poi quasi un biennio.

Nel periodo successivo, a parte John che si ritirò a vita privata, salvo sporadiche collaborazioni, ognuno si lasciò coinvolgere dai propri progetti: Freddie concretizzò la collaborazione con la cantante lirica Montserrat Caballè, realizzando l'album "Barcelona" (e realizzando cosi il suo sogno: Barcelona, il sogno realizzato di Freddie Mercury); Roger mise tutto l'impegno possibile nel suo side-project denominato 'The Cross'; che lo portò, peraltro, a pubblicare ben 3 album negli anni successivi, oltre che a suonare in svariate tourneè; infine, Brian tentò; di dare un corpo e un'anima ad alcuni brani che, nelle sue intenzione, avrebbero dovuto comporre quel 'Back To The Light' uscito comunque diversi anni dopo.

Eppure, in questo variegato panorama personale, nessuno di loro aveva davvero accantonato i Queen, tanto che già nel gennaio 1988 si ritrovarono in studio per incidere alcune session nell'ambito delle quali molte cose furono abbozzate, altre ancora definite in modo meno approssimativo (e a questa fase, infatti, che risale la prima versione di 'Too Much Love Will Kill You').

Nel frattempo la stampa scandalistica aveva colto l'occasione del lungo silenzio del gruppo per sfoderare le migliori penne votate al pettegolezzo. Iniziarono così a circolare voci su un possibile scioglimento della band, racconti più o meno autografi di furiosi litigi tra i quattro, il tutto condito con le solite illazioni sullo stile di vita di Freddie e sulle sue preferenze sessuali.

Nessuno, in realtà, aveva saputo cogliere il reale significato di quella pausa, ovvero l'intima necessità per Freddie, Brian, Roger e John di recuperare ognuno il proprio spazio vitale.
A volte, far parte di una band come i Queen dovava somigliare molto a una vita vissuta nel ventre di un immenso mostro, sempre pronto a fagocitarti nel suo amplesso musicale. Così, piuttosto che imbastire album capaci solo di onorare i contratti con le case discografiche, scelsero la via più logica, quella che in un modo o nell'altro gli avrebbe condotti verso nuovi orizzonti, soprattutto artistici.

Ciononostante, non appena i quattro annunciarono il ritorno in studio, i giornali sottolinearono l'evento definendolo la 'reunion dei Queen', sebbene a conti fatti non ci fosse alcuna band da riunire.

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Le cronache di quei giorni sono piuttosto copiose, e questo nonostante i Queen non siano mai stati un gruppo particolarmente in sintonia con la carta stampata e le dichiarazioni ufficiali in genere. Soprattutto Freddie aveva ormai sviluppato un'autentica avversione per i giornalisti, rei di aver sempre travisato, storpiato e spesso inventato ogni sua parola.

Tuttavia, molto su come 'The Miracle' venne concepito è trapelata, cosi come vennero rese note, anche attraverso svariate intervista, la natura delle scelte intraprese dal gruppo sotto il profilo sia artistico che di immagine.
Contrariamente a quanto avvenuto in passato poi, complice il diffondersi delle nuove tecnologie digitali, ben presto divennero noti anche i cosiddetti 'demo-tapes', capaci di confermare una volta di più; tutte le straordinarie qualità dei quattro musicisti.
E parallelamente di quanto feconde dal punto di vista musicale e qualitativo le sessioni di quegli anni.
Ma 'The Miracle' divenne anche l'occasione, nelle settimane che seguirono alla pubblicazione dell'album, per fare quadrato attorno a Freddie e alle sue condizioni di salute, sulle quali purtroppo già tanto si scriveva all'epoca. Tutto, ovviamente, venne amplificato dalla volontà espressa dallo stesso Freddie di non avviare nessun tour promozionale e ciò inevitabilmente alimentò voci scandalistiche, per una volta fondate ma, all'epoca gestite comunque con un tono sprezzante, spesso oltraggioso.
Ancora, 'The Miracle' si rivelò un disco fondamentale anche sotto gli aspetti prettamente visivi e d'immagine della band: sulla copertina Freddie appare ancora una volta senza baffi, autentico ritorno ad un passato spesso agognato da moltissimi fan.
Nei video che furono realizzati per accompagnare i vari singoli, i Queen vengono dipinti in un modo sorprendentemente elegante e grintoso, da vera band che ha finalmente dominato il drago del rock, ormai asservito ai voleri della Red Special di Brian, alla ritmica perfetta del duo Roger-John, alla voce mai così; graffiante di Freddie.

Nelle parole che seguono troverete tutto questo e molto altro ancora, compresa quell'ultima, famosissima intervista che Freddie e gli altri rilasciarono a Radio One, nella quale raccontano le loro impressioni sull'album e disegnano un futuro per la band che per noi è oggi storia.

                       


Unendo le varie interviste e dichiarazioni dei Queen, alcune davvero poco note, alcune anche recenti e comunque postume rispetto al disco, in una unica, grande intervista (concedeteci l'adattamento di qualche frase) si ha una visione davvero completa di quello che erano i Queen nel 1989 e di quello che era, ed è per loro, l'album The Miracle.
Un miracolo. In tutti i sensi.
Per i Queen stessi ma anche per noi, che a più di venti anni dalla pubblicazione, ancora ci emozioniamo a parlarne!

I contenuti di questa intervista sono tratti da: Queen's Interview - Radio 1, maggio 1989 - rivista “Suono” n. 198 del 1998 e “CIAO2001” del 14 Luglio 1992 - intervista a John Deacon, Roger Taylor, Brian May , Superclassifica Show 1989 - Intervista a Brian May e Roger Taylor - Los Angeles 1989 - “Queen - Lunga Vita alla Regina” di Michele Primi, ed. Giunti (1998) - “Queen - La regina dello spettacolo” di Arthur Blay - Queen “Greatest Video Hits 2” - Queen “Champions Of The World” e qualche altro articolo di cui, purtroppo, non abbiamo trovato né la provenienza e né l'autore.

Hanno collaborato: Davide, Andrea, Francesco, Angela, Fabiola, Michela, Serena e tanti amici del sito e del forum.
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I Queen sono una delle formazioni più longeve in circolazione, essendo vicini al ventennio di attività Freddie, quali sono le caratteristiche necessarie che oggi una formazione deve possedere per durare nel tempo? 


FM: Non ci sono dei libri di regole, nel senso che non esiste nulla di scritto a riguardo. Credo che una buona dose di fortuna abbia molto a che fare con questo tipo di gioco, a parte una certa intelligenza che è utile per ragionare su ogni passo che il gruppo deve compiere. Non si tratta di preveggenza quanto di capacità di ragionamento a priori, una cosa che può far parte del tuo modo di essere o meno. Ad esempio vi sono un sacco di band in giro che fingono incapacità decisionale a favore di una immagine da finti scapestrati, da selvaggi, cosa che piace tanto al pubblico; in realtà dietro tutta questa furia istintuale ci sono calcoli millimetrici che vengono rispettati come nel caso di un copione cinematografico, ma per riuscirci ci vogliono quattro buoni attori più che musicisti.
Se poi uno di questi non riesce più a stare al gioco allora lo si taglia.

Nel caso dei Queen quanto ha influito nel vostro lavoro il fatto che le vostre personalità sono diverse e forti allo stesso tempo? 

FM: Se i membri del gruppo, avendo diverse personalità, sono risoluti a perseguire risultati diversi allora l'esistenza della formazione è messa in pericolo. Stare in una band significa anche sacrificarsi, adattarsi quando è necessario, un pò come in un rapporto di coppia. Nel nostro caso abbiamo imparato a controllare i nostri ego, senza però compromettere la creatività della band. Ci è costato parecchio visto che siamo andati molte volte vicini allo scioglimento. Penso inoltre che una delle cose che ci ha aiutati a rimanere freschi dal punto di vista della creatività è legato al fatto che all'inizio io e Brian scrivevamo tutto il materiale del gruppo; con il passare del tempo anche Roger e John hanno cominciato a darsi da fare sotto questo punto di vista ed oggi i Queen sono l'immagine di quattro diverse menti creative, cosa che ha contribuito a variare la nostra musica negli anni.

So che non ami riascoltare il materiale che registrate in studio il giorno prima e che questa incombenza spetta a Brian; per quale motivo? 

FM: In questi ultimi due anni non ho avuto tempo per fare altro che restare chiuso in qualche sala di registrazione, per il nostro disco (The Miracle, n.d.r.), per quello con Montserrat Caballè (Barcelona, n.d.r.). Non so cosa il mondo propone, che gruppi ci siano in giro, perciò sto vivendo una fase di rigetto musicale. Per mantenere la mente fresca e una certa obiettività sul materiale non voglio mai riascoltare quanto abbiamo inciso il giorno precedente, preferisco lo faccia Brian; lui si porta a casa dei nastri del lavoro in corso ed il giorno seguente mi dice cosa ne pensa. Così sono sempre pronto a disegnare su di un foglio immacolato. Del resto non si tratta di una follia improvvisata: ho sempre odiato quelle situazioni da compito a casa per cui, in alcuni gruppi, si decide anche il momento in cui si deve scrivere un testo di un determinato argomento o comporre un pezzo che abbia un'impronta di un certo tipo
Non è mai stato il mio modo di pensare alla musica.

Qual è il vostro approccio nel momento in cui state per recarvi in studio ad incidere un nuovo album? 

FM: La questione è piuttosto controversa: molti di voi hanno scritto, relativamente ai nostri ultimi dischi, che con essi i Queen non avevano voluto discostarsi dal loro classico clichè. Il fatto è invece che da sempre, quando andiamo in studio, cerchiamo di comporre pezzi e registrarli nel modo in cui più ci va in quel momento, senza imposizioni di tendenze. Quando abbiamo realizzato materiale a sufficienza, allora scegliamo una rosa di pezzi che diano l'idea della versatilità del gruppo.
Comunque siamo fieri del fatto che il nostro stile sia inconfondibile. E' normale che un disco dei Queen suoni proprio come un disco dei Queen!
A prescindere da qualsiasi fattore spazio-temporale.

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Ma con il trascorrere degli anni oltre ad una maggiore versatilità, il gruppo ha fatto propria anche una certa coesione? 

FM: La versatilità dei Queen è dovuta al fatto, come dicevo prima, che da circa un decennio siamo in quattro a pensare ai pezzi nuovi: Brian è oggi coinvolto più che mai in ogni aspetto del suono chitarristico e tutta la band è più propensa a realizzare materiale secondo una veste heavy; forse non si tratta nemmeno di questo, semplicemente abbiamo lasciato che ogni pezzo procedesse per la sua strada, devi ammettere che la passione per i suoni duri è sempre stata una delle debolezze del gruppo.

JD: Si, ma litighiamo. Ci sono momenti in cui non vogliamo neanche vederci. Ma sembriamo superarli. Se ci prendiamo del tempo libero. In un certo senso è imbarazzante, ma sono passati 18 anni da quando ho incontrato gli altri tre per la prima volta. Avevano già formato il gruppo dei Queen. Penso che avessero già avuto uno o due bassisti (Mike Gross e Barry Mitchel NDR). Ma parliamo di 18 anni fa, tanto, tanto tempo fa. Ma il segreto è che dal punto di vista della personalità ci conosciamo tutti e ci capiamo a vicenda.

RT: Adesso lavoriamo insieme meglio di prima. Siamo personaggi con alti e bassi. Siamo molto diversi. Abbiamo gusti diversi. E.. sto perdendo il filo! In studio litigavamo spesso. Stavolta abbiamo deciso di dividerci la composizione, e penso che sia una idea molto buona e democratica. Perché le decisioni sono prese in base ai meriti artistici, e non in base a considerazioni finanziarie o di soddisfazione dell'ego. "Tutti hanno scritto tutto" è il motto!

Siete insieme dal 1974, anche un pochino prima, più dei Beatles, quasi come i Rolling Stones.. adesso quando lavorate insieme avete pressioni o vi divertite ancora?

RT: noi non saremmo stati insieme, se non avessimo avuto delle soddisfazioni. Penso che se non avessimo potuto lavorare, facendo bene la nostra musica, ci saremmo separati, divisi. Ma fino a quando lavoriamo cosi, non vedo un motivo per fermarci.

Parliamo del nuovo album 'The miracle'. Un sacco di gente è estremamente felice di vedere nuovamente i Queen. Non direi un ritorno al vecchio stile, ma sicuramente un campo più duro, meno musica dance.

BM: Il modo in cui è venuto questo album è molto orientato verso la chitarra. Potrebbe essere successo perchè stavamo suonando insieme diverse cose. Ci sono un sacco di episodi in diretta qui. Quindi, sai, ovunque avessimo un registratore orientato per un pezzo lo usavamo, ecco tutto.
C'è molta tecnologia, ma fondamentalmente siamo noi che suoniamo come un gruppo. Quindi penso che possa sembrare così e nessuno è più felice di quanto lo sia io. Avendo deciso che avremmo accreditato ogni canzone a noi Quattro, piuttosto che a uno di noi, tutti litigavano su ogni nota.
The Miracle è un album il cui stile non è per nulla influenzato dalle mode e gusti dei fan; è il nostro impriniting, tuttavia per gli USA abbiamo dovuto fare una intensa campagna Radio selezionando alcuni track ad hoc. Il mercato USA è molto difficile.

RT: Questo è il primo album registrato in studio dal 1986. Penso che il motivo per il ritardo, per la lunga attesa, è che volevamo stare lontani e ricaricare le batterie, cosa che mi sembra normale, per generare nuova energia ed entusiasmo per tornare ad essere i Queen.
Entrare nel ciclo della composizione di un nuovo album, andare in tour, poi fare un altro album, non era quello che volevamo.
Andammo in studio e ci divertimmo. Non avevamo niente. Così decidemmo di andare per un periodo più lungo. Ed ora siamo qui. 'The Miracle' è un album che torna allo stile degli esordi e rappresenta molto i Queen; abbiamo voluto che le canzoni risultassero come il contributo di tutti noi.

BM: Dicemmo: 'Facciamo una pausa, non ci separiamo, ma ci serve spazio. E quando sarà il momento, faremo l'album'. Aspettammo e facemmo altre cose. Freddie e Roger fecero cose da solisti. Io ci sto lavorando.

JD: Dopo il tour nel 1986, che fu un grande tour europeo, eravamo completamente esausti e distrutti. Non volevamo lavorare insieme per un pò.
Ci volle un anno e mezzo. Poi, verso la fine del secondo anno, ci incontrammo e Freddie suggerì di andare in studio.
Il terzo anno lo passammo a realizzare l'album. Ci fu un distacco di poco meno di due anni e non di tre (come invece riportato da molte biografie NDR) ho già dimenticato la domanda!
Le prime settimane di registrazione avevamo molto materiale live. Tante canzoni.. Ci vennero delle idee, qualche sessione. Avevamo delle idee già pronte. 'I want it all' era una canzone che avevamo già scritto quando entrammo in studio.

FM: Abbiamo scelto un unico studio (Montreux)...eravamo soliti registrare in più studi, ma stavolta le registrazioni sono andate per le lunghe e così abbiamo preferito un posto tranquillo altrimenti ci saremmo scannati a vicenda...e poi è un posto noioso ...così eravamo obbligati a fare in fretta per forza. Abbiamo registrato qualcosa come 30 pezzi, ma ne abbiamo pubblicati solo una decina. “ E' andato tutto bene, ma ci siamo presi diverse volte a cazzotti.. (questa affermazione contrasta con i credits dell'album e con altre informazioni che ci danno l'album registrato anche agli Olympic Studios e ai Townhouse Studios di Londra. Crediamo che in Svizzera si sia registrato il grosso del lavoro, mentre agli Olympic e al Townhouse il lavoro di rifinitura e di mastering. Ricordo che ai Townhouse Freddie era contemporaneamente impegnato a terminare l'album Barcelona).

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Che mi dite dei contenuti del nuovo disco?


FM: Io penso che 'The Invisible Man', 'Rain Must Fall' e 'Was It All Worth It' siano in assoluto tre dei brani migliori registrati nella carriera del gruppo. I Queen sono una leggenda, la bandiera più nazionalista dell'Inghilterra, anche se, personalmente, soprattutto negli ultimi anni, ho sviluppato un atteggiamento più aperto verso il mondo di Hollywood. Qualcuno, da quelle parti, una volta ci ha definiti i Cecil B. de Mille (regista di colossal americani, n.d.r.) del pop-world e questa definizione mi è subito piaciuta. Sinceramente, vedo una lunga carriera davanti a noi. In fondo, dalle famose esibizioni in Brasile ad oggi, non trovo grandi cambiamenti. Voglio dire: la voglia di sbalordire e conquistare il mondo con la nostra musica non è mai venuta meno, parallelamente all'impegno artistico di migliorare ed evolvere continuamente il nostro stile, curando, ovviamente, nei minimi dettagli gli act-live della band. Le premesse per andare avanti su questa strada, dunque, ci sono tutte e non vedo come qualcuno potrebbe impedircelo.

JD: La mia preferita è 'Was It All Worth It'. Ci riporta negli anni d'oro del seventies. Contiene un grandissima produzione di chitarre, armonizzazioni vocali ed un interludio orchestrale. L'idea originale fu di Freddie, e tutti i membri collaborarono poi con idee e testi. E' autobiografica. La parte centrale è di Freddie. E' lui che la suona sulla tastiera. Tutta opera sua! (e si sente, NDR)

RT. 'I Love you Madly' (del brano Was It All Worth It Ndr) è una frase mia...Credo che a molta gente sia mancato il sound tipico dei Queen nei nostri ultimi lavori. 'The Miracle' contempla tutti gli elementi tipici dei Queen amalgamandoli. Se l'ascolti con attenzione, ci senti tutti i riferimenti che abbiamo creato nei nostri album precedenti.

BM: Volevamo registrare veramente un album democratico, e ognuno di noi sarebbe stato impegnato come autore. Di conseguenza nessuno di noi si ritrovò coinvolto parzialmente, perchè ogni brano venne accreditato a tutti e quattro i musicisti. Era indifferente di chi fosse stata l'idea di base di una canzone, tutti eravamo impegnati e lavoravamo per dare il massimo. Così facendo, avevamo costruito un vero feeling di gruppo senza nessun problema di ego. Questo, per esempio, è uno dei motivi per cui 'The Miracle' risulta un album migliore di 'A Kind of Magic'.
Mi aspettavo che la stampa dicesse che eravamo un branco di bastardi arroganti come hanno fatto spesso. 'The Miracle' non è concepito per rappresentare noi stessi, è concepito per essere qualcosa che noi stavamo cercando- la pace in terra-e perciò sarà bollato d'idealismo grossolano. Ma siamo alle solite?
Credo che 'Kashoggi's Ship' e 'Was it All Worthit' siano i due capi dell'album e che entrambi commentino noi stessi. Abbiamo parlato di quel tipo di società - dell'eccesso - sentivamo che avevamo rasentato questa sfera, l'avevamo attraversata.

'I Want it All' ristabilisce in un certo senso la nostra vecchia immagine. E' bello ritornare a qualcosa di vigoroso. Qualcosa che ricordi alla gente che siamo un gruppo live. Cosi anche dal video si capisce questo. Non credo proprio che siamo una gruppo che produce singoli. Poco tempo prima che uscisse un singolo, mi misi ad ascoltare ciò che davano alla radio, il genere di materiale che stava diventando un successo in quei giorni non aveva niente a che vedere con quel che facciamo noi.

La gente si ricorda solo dei successi, ma credo che abbiamo fatto un buon lavoro. Siamo stati separati per un bel pò e avevamo avuto tempo sufficiente per pensare. All'improvviso tutta la vecchia energia c'era ancora. Volevamo seriamente suonare insieme e scrivere canzoni nuove. C'era una sorta di magia nell'aria quando ci siamo incontrati, perchè l'alchimia all'interno del gruppo è proprio ok! Tutti noi stavamo lavorando anche a dei lavori solisti, ma non credo che nessuno di noi sarebbe stato in grado di produrre un album come 'The Miracle' da solo.

I Queen sono un tipo di band speciale e nessuno di noi è facile da sostituire, anche se teoricamente ognuno di noi potrebbe ottenere lo stesso successo come solista. I Queen sono meglio di tutti noi presi singolarmente. Quando ci mettiamo a lavorare al nuovo materiale, impieghiamo le prime tre settimane proprio a suonare insieme. Usiamo solo le percussioni, la chitarra, il basso, le voci , le tastiere, la classica linea di base. E' che ha inizio il tutto. Ed è così che fondamentalmente resta.
Forse c'è una ragione per cui il sound di 'The Miracle' è più vero e originale. Abbiamo lasciato fuori della porta dello studio i nostri ego e abbiamo lavorato insieme come un gruppo vero, cosa che non sempre è accaduta con i Queen.

C'è stato un tempo in cui ognuno di noi voleva (nell'album) solo le sue composizioni, e difficilmente contribuiva con qualche idea alle altre canzoni (periodo di Monaco di Baviera ndr). Questa volta non abbiamo avuto nessun tipo di problema di questo tipo. Ce la siamo proprio goduta, ed è per questo che 'The Miracle' può considerarsi il risultato di un vero album dei Queen.

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Da dove vengono le vostre idee?

JD: Non ne ho idea. Può essere qualsiasi cosa, può venire durante la notte, può venire da un libro, come un'illuminazione, anche da un giornale. Da qualsiasi cosa..

Il Vostro ultimo LP si chiama 'The Miracle', cioè Miracolo. Come mai avete scelto questo titolo? So che quando si tratta di dover dare un titolo al disco vi trovate in difficoltà; per quale motivo? 

FM: Perché non possiamo sopportare i titoli concept: ovvero quelli dietro cui si nasconde la natura di tutto il disco. Nel nostro caso è impossibile trovare un titolo del genere visto che la natura dei nostri album è sempre stata variegata e quindi non riassumibile con una o più parole. Ti faccio un esempio calzante, poi John ne parlerà meglio: 'The Miracle' doveva chiamarsi in origine 'Invisible Man', come il pezzo omonimo. Come titolo era ad effetto! Poi ci siamo fermati a riflettere sul fatto che se un pezzo è buono anche il suo titolo lo è per forza di cose. Poi ci siamo immaginati stuoli di giornalisti che fantasticavano su questo titolo, scovando e scrivendo un sacco di cazzate… così l'ultima settimana di lavoro in studio ho detto a Roger che sarebbe stato meglio spostare l'attenzione su di un altro titolo, così siamo passati a 'The Miracle', che abbiamo ritenuto molto più costruttivo.. Sono sicuro che molti avranno pensato che la band si è montata la testa, magari dicendo cose del genere 'oh mio Dio! Hanno chiamato il loro disco così perché sotto sotto pensano si tratti di un miracolo artistico!'
Mi piaceva questo pensiero e del resto ognuno avrà pensato quello che più gli piaceva; tanto 'The Miracle' è e resta uno dei pezzi di quel disco.

RT: è un miracolo che l'abbiamo finito (ride). Vedi, noi siamo passati attraverso molte idee per il titolo, come di solito facciamo. 'The Miracle' è il titolo di una canzone. E abbiamo pensato che è bello, semplice, diretto. Come titolo per l'intero album è bello.. mi piace!

JD: Prima di finirlo, volevamo chiamarlo 'The Invisibile man', poi scegliemmo 'The miracle'. E' un titolo un po' pesante, ma era tratto da una canzone e il sentimento dietro è carino. Un po' ingenuo in un certo senso, ma abbastanza genuino. Ma fondamentalmente è intrattenimento. Se la gente ne ricava piacere, allora ci siamo riusciti.



I primi brani dell'album chiariscono immediatamente l'impronta dell'opera. Se l'apripista 'Party' colpisce per compattezza del sound e la durezza di cori e chitarre, 'Khassoggi's Ship', che a tratti ricorda i Led Zeppelin, sorprende per la purezza della registrazione, avvenuta al 90% in presa diretta.


BM: In questi due pezzi abbiamo suonato tutti e quattro assieme e c'era qualcosa nella traccia guida che ci ha spinto a tenerla come buona. Poi Freddie ha scritto altre parole e io ho aggiunto qualche chitarra per dare più corpo all'insieme ma le canzoni sono eseguite praticamente in presa diretta.

RT: Party e Kashoggy Ship...sono canzoni di Freddie

In questo album tornano anche le grandi armonie vocali, tipiche del passato della band, senza però rinunciare all'uso, questa volta efficace e mai fuori luogo, dell'elettronica. 'The invisible Man', come racconta Brian May ne è un chiaro esempio:

BM: Abbiamo usato sequenze pre-registrate elettronicamente; l'importante è che tali sequenze restino un punto di partenza e non si confondano con l'obiettivo dei pezzi. 'The Invisibile Man', ad esempio, comincia con un'andatura un po' meccanica, poi cambia notevolmente.

So che vai molto fiero dell'assolo eseguito su questa canzone:

BM: Direi che è un assolo incazzato e pieno di cattiveria, uno dei tanti momenti di tensione dell'album. Quando gli altri erano ancora alle prese con l'arrangiamento, d'improvviso mi sono sentito carico di energia e ho detto basta. Senza badare al fatto che la canzone fosse terminata o meno, ho preteso una traccia e vi ho registrato l'assolo in un paio di takes.
Ricordo quando andammo in studio. Cominciò come una cosa straordinaria. Volevo davvero farlo. Non saprei davvero spiegare. Volevo proprio esagerare e ci misi tutta l'energia possibile. Non so ancora come successe. Un stile che forse avrei dovuto portare avanti. Mi piace. E' un assolo un po' folle.

Questa canzone ha un video che ha fatto storia..

BM: Per la prima volta nei nostri video usammo una cinepresa controllata a distanza, che è una cinepresa che può essere controllata da un computer per fare sempre gli stessi movimenti. Venne usata per creare alcuni effetti, come quelli in cui vedete immagini multiple di me che suono la chitarra. Le cose sono progredite un po' ma, per l'epoca in cui fu realizzato, era molto all'avanguardia. Personalmente lo trovo molto divertente.
Il video racconta la storia di come il ragazzino giochi ai videogames. I personaggi cattivi, cioè noi, prendono vita e diventano parte della sua vita. Penso che l'idea sia stata utilizzata molte altre volte da allora. Adesso non sembra molto originale, ma all'epoca lo era. L'ottava centrale è, musicalmente parlando, uno sforzo doppio nel pezzo. Ci furono lunghe discussioni sul fatto che ci stesse nella canzone o meno. Era principalmente una creazione di Roger. Penso che Roger sia stato criticato perché somigliava a 'Ghost Busters'.

RT: Già, era una delle mie canzoni. Era molto avanti coi tempi. L'idea mi venne leggendo un libro. E il giro di basso mi venne in mente subito. Penso che 'Invisible Man' sia uno dei nostri dischi migliori. Molto bello. Tanta innovazione. Ricordo di averne scritto una parte in bagno, come Freddie con Crazy Little Thing Called Love.
Penso che il video si abbini bene alla canzone. Era un singolo molto inventivo. Adoro l'assolo alla chitarra di Brian nel mezzo. Lo realizzarono in modo molto intelligente. E' proprio un bel video. Proprio bello. Mi ricordo gli occhiali verdi. Freddie li indossò per il mio 40° compleanno. Spaventò a morte gli invitati. Fanno davvero paura. E mi piace molto il cappello da cowboy di John. Precede The edge.
E mi piace molto anche l'idea del video. E' bello suonare nella camera di un ragazzino. Adoro l'idea.

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I Queen usano spesso effetti elettronici. E' un'idea che viene da te, Brian?

BM. Viene da noi quattro insieme, ci piace essere aggiornati e usiamo qualsiasi cosa. Ma la cosa più importante è che noi dobbiamo usare la tecnologia e non che sia la tecnologia ad usare noi. E quindi nel nuovo album troverai che è fatto tutto in digitale con i  sint ed altro ma troverai in molti brani di The Miracle noi quattro che suoniamo. Ti sorprenderai, ma sentirai giusto una chitarra, un basso, una batteria e una voce. Abbiamo provato a conservare questa freschezza. Questo non significa che devi usare tutto in un lavoro. Alcuni brani sono molto complessi come costruzione. Speriamo di aver bilanciato bene il lato umano con quello tecnico.

Nonostante che un nuovo album sia stato appena dato alle stampe e che la band a fine novembre si ritroverà ancora in studio per incidere materiale nuovo, ho letto che sei intenzionato a lavorare a dei brani per un album da solista:

BM: Il progetto in solitaria mira, soprattutto, a dar forma a tutte le cose che ho in testa, però mi sono reso conto che la maggior parte di loro sono già andate nell'album dei Queen perché credo che le idee migliori debbano andare al gruppo, che è sempre il miglior mezzo espressivo di cui dispongo. Il mio disco in solitario conterrà dell'heavy metal duro e puro, strane canzoni acustiche, e poi… e poi che ne so? L'album tuttavia manca di una linea, penso proprio che dovrò risolvere questo problema.





'I Want It All' è il vostro primo singolo e relativo video dal 1986..


BM: 'I want it all' era un pezzo finito quando andammo in studio. Era vero. Risale al 1987. E' uno di quei riff che mi ossessionarono per mesi. Mi svegliavo con il riff in testa. Il titolo era una delle frasi preferite di Anita, che diventò poi mia moglie. Una delle sue frasi, essendo una ragazza ambiziosa, era: 'Voglio tutto e subito'.

All'epoca della realizzazione del video (questa dichiarazione è del 2003), Freddie stava davvero male. Era difficile per lui trovare l'energia per fare cose come queste. Non si direbbe, guardandolo nel video. Cercò di dare il massimo. Ma in questo periodo stava davvero male. Fu un enorme sforzo di volontà riuscire a fare questo video. Ovviamente non fummo mai in grado di suonare questo pezzo dal vivo. Sarebbe diventato un pezzo forte nei concerti dei Queen.
E' molto coinvolgente, pensato per far cantare il pubblico. Quasi un inno.

Penso che le canzoni c'imponessero il tipo di video che potevamo fare. Questa suggerisce un approccio da concerto. Quando fai un video mimi sempre. E' piuttosto strano. Ma fai più sforzi di quanti non ne faresti per una cosa alla 'Top of the Pops'. E' quello che i Queen avrebbero fatto se fossimo andati in tour.
Mi sono inserito proprio nel bel mezzo del video. Non ricordo come mai. E' una cosa molto alla Pete Townshend. Ma venne fuori un bel duetto al centro del video, una specie di sparring tra me e Freddie, e lui si divertì molto.

RT: Non penso che questo sia il nostro video più interessante. E' molto semplice in termini di presentazione e idee. Ci sono solo grandi obiettivi, grandi proiettori, una bella performance.
Penso che ci fossimo stufati dell'idea e delle storie e della gente, che finge di recitare e si mette in ghingheri in enormi set cinematografici.
All'epoca tutto cercava di somigliare a 'Blade Runner'. Pensammo di farlo molto semplice, con una specie di performance live. A parte i miei capelli che sono molto anni '80.
Questa canzone ha quel segmento rock nel mezzo che mi piace davvero tanto.
Penso che la gente avesse dimenticato che sapevamo fare il rock'n'roll.

A proposito di 'The Miracle' la title track, è una canzone molto interessante come parole perché.. è una vera celebrazione della vita, una preghiera per fermare la guerra

BM: Saremmo incollati al muro per questo in Inghilterra, tutti l'hanno odiata, per qualche ragione, è molto poco carino non avere ideali in UK, penso, al momento, e hanno detto 'come possono parlare di pace' e tutto quel genere di cose. Poi, ovviamente, è successo quel casino in Cina e tutto il resto, è molto rilevante per noi.

BM: tornando alla canzone, mi è sempre piaciuto questo pezzo, 'The miracle'. Penso che sia una delle composizioni più magiche di Freddie. Ricordo che gioia fu andare in studio. Fu uno di quei momenti in cui davvero lavorammo insieme tutti e quattro, lo costruimmo, lo dipingemmo come se avessimo dei pennelli in mano con dei colori diversi.
Ma l'idea è di Freddie ed è davvero coraggiosa. Parliamo di un uomo che sa che sta per morire. E scrive una canzone su un miracolo. E' molto leggera, molo piena di gioia. Penso che facesse parte del genio di Freddie. E' sempre stata una delle mie canzoni preferite tra quelle che scrisse.
C'erano dozzine di pezzi al sintetizzatore. Fu costruito davvero bene. Sembra molto leggero e vivace, ma succedono un sacco di cose. Alla fine ha queste due trasformazioni. Una andava nel pezzo be-bop e da luci della ribalta, il pezzo mantra alla 'il giorno verrà'. Sarebbe stato bellissimo fare questa canzone dal vivo. Ma non ne avemmo mai l'opportunità. Posso immaginare questo pezzo con il pubblico.

RT: In UK l'idealismo è ingenuità, il che è falso. Non c'è niente di male nell'idealismo. Nick Lowe scrisse quella grande canzone, con un grande titolo: 'What's so bad about peace, love and understanding' e allora che c'è di male se la fanno i Queen?
The Miracle è una canzone molto difficile. Mi piaceva la struttura. So che Freddie era molto legato a questa canzone. Non è la mia canzone preferita, ma mi piacciono la struttura e i cambi. Penso che fossero molto intelligenti e aveva una bella sonorità. Testo molto ingenuo in un modo molto ottimista e innocente. Non abbastanza cinico per i miei gusti. Ma ripeto, è una canzone estremamente complessa.

FM: Io e John abbiamo ideato alcuni accordi ed abbiamo deciso come sviluppare i testi. Penso che tu sappia cosa vogliamo dire quando li ascolti, ma ciò non significa che siano la dichiarazione che noi siamo il miracolo. C'è una canzone più forte.
Cantiamo il miracolo e stiamo aspettando la pace nel mondo. Ne ho parlato tanto volte di questo problema ma è la prima volta che scrivo una canzone a riguardo. Mi piace come procede. Pensavo all'era di 'Killer Queen'. Si tratta di un passaggio naturale e inaspettato. Una delicata canzone con un tema heavy e ogni membro del gruppo ha contributo anche alla stesura del testo.

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Tra i video realizzati per l'album, colpisce molto la scelta fatta per il video di The Miracle di far recitare dei piccoli sosia della band

BM: Sapevamo che sarebbe andata bene, ma restammo ugualmente stupiti dalla bravura di questi ragazzini. Erano veramente fantastici. Ci divertimmo tanto a farlo. Avevamo sempre il sorriso sulle labbra. Questi ragazzi ci avevano studiato benissimo e si impegnarono a fondo. Ogni piccolo dettaglio è lì, ogni posa. E poi eccoci qui... i paparini

RT: Penso che fosse molto alla Rudi Dolezal e Hannes, i Torpedo Twins. Credo che fu una loro idea quella di usare i ragazzini. Penso che fecero molti provini prima di riuscire a trovarli. Alla fine si trasformano miracolosamente nella versione adulta. Sì, è davvero bello. Molto intelligente.
Erano molto bravi, questi ragazzini. E' abbastanza strano.. Credo che Freddie voglia mandare loro in tour al posto nostro..




C'era una storia particolare riguardo a 'Scandal' che è stato toccato nella canzone omonima?

RT: Brian, credo che questa sia tua.

BM: Beh, sì, voglio dire, è qualcosa che ci ha colpiti individualmente, come membri del gruppo di recente. E'strano perchè siamo stati famosi per un bel po' di tempo in UK, sai, gli ultimi 15 anni o qualcosa di simile. Ma non siamo diventati un fenomeno da baraccone per questi schifosi giornali, se non recentemente. Volevano solo lo sporco e, se non possono trovare niente, lo inventeranno solo per prendervi in giro. Quindi abbiamo attraversato diversi cambiamenti nelle nostre vite e subito è diventato un problema enorme, sai, in un certo modo, hai sentito quello che hanno fatto ad Elton? Queste storie su Elton e tutto quello che ha fatto, li ha denunciati per circa 1 milione di sterline, è stato grande.

BM: L'idea della canzone nacque in studio. Io e Freddie in particolare, e più avanti anche Roger, eravamo inseguiti dai media fino al punto di rottura. Fu doloroso. Fummo molto feriti dai paparazzi che invadevano le nostre vite. Non solo le nostre vite, ma anche quelle delle persone a noi care. Tutti i nostri cari furono incredibilmente distrutti. Non ho mai capito che bisogno ci fosse di fare questo genere di cose. Si fanno tanti soldi distruggendo le vite delle persone sui giornali. Probabilmente è una cosa che in Inghilterra non cambierà mai.
Io suono, le testiere e l'assolo di chitarra è stato registrato al primo colpo, cosi anche la parte di Freddie. Il synth invece è suonato dal nostro produttore, David Richards.

RT: Penso che la stampa britannica sia davvero terribile. Ma non penso che questo disco facesse una dichiarazione. Se vuoi fare una dichiarazione, dovresti farla davvero. Io cerco in ogni modo di tenere la stampa lontana dalla mia vita. Non mi passa neanche per la testa di avere un giornale. Sono notizie passate. Non c'è niente di nuovo. Non so perché la gente vi cerchi notizie. Le notizie sono sulla radio e in TV perché sono immediate. Dovrebbero chiamarli 'giornali delle notizie di ieri'. Sono solo opinioni, in realtà. Di solito cercano di indirizzare il pensiero della gente in certe direzioni. O speculano sui pettegolezzi, lo scandalo e le falsità. In un certo senso detesto tutto quello che ha a che fare con la stampa (negli anni successivi l'odio di Roger Taylor per alcuni esponenti della stampa britannica fu ancora più evidente).

E per quanto riguarda il video?

BM: Non penso che rappresenti bene la canzone. E' un tentativo abbastanza coraggioso, ma è un po' freddo. Non si vede il gruppo interagire. E' un po' artefatto. Almeno ti fa pensare al tema della canzone. Per me era una canzone molto seria. Non seria nel senso che penso fosse così bella. Seria nel senso che nel testo c'erano molte cose vere per me.

RT: Non mi ha convinto, quel video. Risente del poco tempo che abbiamo avuto a disposizione e credo anche per il fatto che Freddie non fu molto coinvolto nella registrazione. Ed è un aspetto che si vede.

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Un altro singolo estratto dall'album è 'Breakthru'..

BM: Sì, questo è il pezzo con il treno che sfonda il muro 15 miliardi di volte. Questa è Debbie, e Debbie ovviamente per chi non lo sapesse, era la nuova fiamma di Roger. Era la donna resa famosa dalla pubblicità dei cereali. Freddie sta bene. Dev'essersi sforzato molto, ma sta benissimo. Penserete che queste cose sono realizzate con dei trucchetti. Ma eravamo davvero su un treno a vapore che andava a 60, 70 km/h. Bisogna fidarsi completamente. Se il macchinista avesse cambiato velocità, saremmo caduti e saremmo morti. Quando dimenticammo che il treno era in movimento e cominciammo a fidarci, ci comportammo normalmente.
E' bello vedere scorrere la campagna dietro di noi. In alcuni momenti pensavo: 'Che cavolo stiamo facendo?' Furono delle giornate bellissime. Tempo splendido. Fu come andare in vacanza con dei giocattoli nuovi. Avevano addobbato il treno molto bene.
La mia vita all'epoca era davvero una merda, non sapete quanto.
Fuggire per un paio di giorni per fare questo video fu un'enorme gioia. Ci divertivamo molto all'epoca.
Mi piace molto il pezzo, un pezzo di Roger, 'Breakthru'. Pieno di energia. Il pezzo ha un testo eloquente. Non so se Roger ne vuole parlare. Il pezzo parla di irrompere nella parte successiva della tua vita, è una metafora.
Il treno è un'ottima metafora per quello, quando sfonda il muro. Da un altro punto di vista, è divertente ed è così che Freddie lo interpreta. Pieno di gioia di vivere, questo pezzo. Mi piace molto.

JD: Se ascolti la canzone, sai ti viene in mente un treno espresso.. penso che io e Freddie abbiamo avuto l'idea di servirci di un treno e chiamarlo 'The Miracle Express'. Siamo musicisti e anche intrattenitori e penso che questo sia qualcosa che la gente spesso non vede. Pensiamo che molto di quello che facciamo in realtà sia intrattenimento.

RT: Deborah è bellissima qui. Ricordo che lei e Freddie ripassarono di continuo i movimenti e le cose che dovevano fare all'inizio. Sono stato alla larga. Fu abbastanza divertente. Anche se, visto che era un treno a vapore, avevamo fuliggine negli occhi. Ricordo che gli occhi grondavano a causa del fumo che entrava. Fu un video divertente. Si abbinava al pezzo. E' una bella trovata.
Era una bella idea avere il 'Miracle express' come treno. Una giornata con un caldo appiccicoso.
La canzone si rivelò più complicata di quanto volessi. Ricordo di aver cambiato modo per iniziare a scrivere una canzone. Prima usavo la chitarra, ora uso la tastiera.
In Breakthru gli altri volevano cambiare tonalità e questa è una cosa che odio.
E questo non è uno dei miei cambiamenti di tonalità preferiti. Penso che avremmo dovuto mantenere la canzone più semplice. Penso che alla fine esagerammo con l'arrangiamento. Ma tutti gli altri erano felici, quindi..
Tornando al video, sembra veramente che ogni idea sia stata realizzata. Sai, video complicati diventano popolari, allora uno pensa, facciamo un video facile.. video semplici diventano banali. 
Allora facciamone uno in bianco e nero, sono molto popolari al momento e allora... e allora questo è a colori.

FM: Breakthru è una mix di due canzoni, il cuore è di Roger, la intro è una sorta di capella di un'altra canzone molto bella...che volevamo assolutamente non perdere.. e così vedete ....questo album è la fusione di tanti sforzi e stili. La canzone iniziale si chiama 'A New Life is born'.


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E delle altre canzoni dell'album?

JD: 'Party' e 'Kashoggy Ship'...sono canzoni di Freddie ...sono ispirate al viaggio che fece sulla nave, vero Freddie? Eh eh.. 'Rain Must Fall' è molto originale ha dei ritmi ricercati pressochè latini, 'Was it All Worth' it è la mia preferita.

BM: 'Chinese Torture' si basa su un circuito elettronico, quella “ Vibrazione” in sottofondo che si sente nel brano. Per come lo ricordo, è stato uno di quei casi che si verificano quando amplifichi l'interfaccia musicale di uno strumento (Midi) da un computer verso canali sbagliati! La tastiera in questione produsse quel rumore bizzarro che a noi piacque. Penso che sia stato Freddie a dire che risuonava proprio come una specie di tormento, sebbene non ne sia sicuro. Allora stavo usando per la prima volta un macchinario che mi ero fatto costruire dalla nostra squadra.
Il macchinario controllava indipendentemente due armonizzatori per mezzo di una piccola fila di commutatori ai piedi. Imparai a 'Suonare' gli intervalli con il piede, così che potetti creare tre armonie di chitarra live esattamente come sul palco. (a dire il vero risultò limitatamente live, eccetto per certi pezzi, ma questa è un'altra storia!)
A quel punto stavo ancora imparando ad usare il nuovo meccanismo, lo bloccai usando il circuito e 'andai a farlo' quella sera in studio.
Ci trovai Freddie e, in quel momento, quando probabilmente avrei riposto tutto per portarlo avanti in un altro momento, Freddie si entusiasmò. Andò dritto al punto e mi aiutò 'a prendere al balzo' i miei innumerevoli sforzi per la migliore compilation - cosa che facevamo spesso per inserire i nostri orientamenti nel futuro di un brano.
Sorprendentemente venne fuori subito un bel suono - aveva tutta la freschezza dei 'primi tempi'. L'idea che la canzone avesse uno stampo cinese fu quasi uno scherzo, dato che certa musica cinese contiene tutte quelle quinte parallele (note musicali particolari) che di solito non si sentono nella musica occidentale. Ed è così che diventò 'Chinese Torture'.
Invitammo Roger ad aggiungere la batteria il giorno successivo mi pare, da allora piacque anche a lui - e le 'stoccate' resero il tutto piacevolmente gustoso.
Ritengo che le cose andarono così. Non c'era nessun overdub di chitarra - solo 'composizioni' originali, che erano costituite dal tatto, dalla passione o da qualsiasi altra cosa, per arrivare al compimento. Eravamo nello stato d'animo per sperimentare nuovi brani, cercando sempre di esplorare nuovi campi, per spingerei all'interno di un territorio che non ci era familiare. Bei tempi.
Bene, comunque è così che me lo ricordo!

Come nasce la copertina di The Miracle?

Richard Gray (designer): L'idea della copertina di 'The Miracle' venne dal gruppo. Uno di loro aveva visto un poster con le teste unite.
Presi delle immagini individuali e feci ingrandire le stampe e poi feci delle fotocopie a colori della stessa grandezza. Le tagliai e le unii. Brian doveva stare all'estremità perché ha troppi capelli.
Roger poteva dividere gli altri due con i capelli biondi per creare un bel movimento. Il problema iniziale fu che volevo che sembrasse fotografico, era quella l'illusione, non che sembrasse un disegno con l'aerografo. Doveva essere fotografica, fu ritoccata spesso, e fu un problema.

Richard Baker (operator): La scatola dei colori grafica si ispira alla scatola dei colori video, usata per la prima volta dalle reti televisive nel 1982, e la cosa gli permise di usare effetti elettronici sul video. Per la TV funzionava a una risoluzione di 625 linee di informazione che, stampate, sono davvero orribili. La Quantel escogitò un sistema che funzionava con i dettagli più fini. Il cuore del sistema è questa penna sensibile alla pressione, che ti permette di utilizzare le varie funzioni, come il colore, il gesso o l'aerografo. E' come una penna normale con una punta sensibile e più pressione eserciti, più colore o aerografo ottieni. E puoi mischiare i colori.
L'immagine fu scannerizzata originariamente dalla fotocopia, che usammo come riferimento cosicché quando facevamo le nuove immagini scannerizzate dalle diapositive, avremmo avuto una guida. C'è una funzione chiamata 'restore', che ti permette di salvare una foto sulla memoria della macchina, richiamarne un'altra e poi unire la foto originale, togliendo la foto sopra con un aerografo morbido per rivelare quella sotto. Stiamo guardando una cosa strana, a dir poco.

Richard Gray: E' meglio lavorarci come designer perché hai il controllo totale e la segui nel suo svolgimento. Quando mostrai l'immagine al gruppo, erano stupiti dalla qualità, l'avanzamento rispetto alle Xerox originali. Quando la compagnia discografica la mostrò agli addetti al marketing dissero che o l'amavi o l'odiavi, ma non potevi ignorarla.

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Freddie, si parla sempre più frequentemente del desiderio di non esibirti dal vivo; è strano per un animale da palco come te..

FM: Non so se sai che vi sono cantanti d'opera che si esibiscono anche ogni tre anni! Se invece dico che i Queen non si esibiranno che tra due o tre anni suscito scalpore, si comincia a scrivere che qualcosa tra noi non va'.

Non ho mai amato andare in tournee per lunghi periodi, in passato né tantomeno oggi. In questo momento i Queen possono permettersi di rallentare i ritmi e se debbo andarmi ad esibire davanti ad un pubblico per centinaia di date all'anno, debbo avere qualcosa di più che la solita performance tutta suono, luci ed effetti scenici.

Ho quarantatre anni e sono stanco di correre su e giù per un palco, soprattutto alla luce del fatto che in vent'anni ci siamo costruiti una solida fama; per questo non voglio andare là fuori e suonare controvoglia per folle oceaniche, distruggendo in poco tempo tutto quello in cui io ho creduto fino ad oggi.

Mi esibirò solo se motivato da stimoli sufficienti ed in un modo diverso dal solito. So che gli altri membri del gruppo non la pensano come me e per loro questa sarà una medicina difficile da mandare giù, ma non voglio fare concerti per il momento; non me la sento assolutamente di ripetere diverse versioni della stessa canzone. E' un rigetto che ha anche basi artistiche e che credo scomparirà quando avrò trovato una nuova chiave di volta. Non credo sia più il caso di andare in giro con il solito, obsoleto vecchio show dove tutti hanno un proprio spazio predeterminato. So che il mio ruolo è difficile perché sono l'unico che desidera cambiare questo stato di cose.

Nel caso gli altri non siano d'accordo con me allora sembreremo ridicoli perché Freddie agirà a modo suo, in completa non-sintonia con il resto dei Queen. Dico solo che il momento non è propizio per esibizioni dal vivo ed il resto sono solo un mucchio di sciocchezze!

Sempre riguardo a questo, avete fatto solo due concerti in Italia..verrete a farvi vedere in Italia in futuro?

JD: Sarebbe bello, solo che per adesso non abbiamo delle proposte concrete per un tour. Ne dovremo parlare. Per ora abbiamo finito l'album che ci ha preso per tutto l'anno, abbiamo fatto anche un video e adesso stiamo discutendo per il nuovo singolo. Penso che, dopo aver fatto tutti questi passi, possiamo sederci e discutere su quello che posiamo fare. Ma per ora non abbiamo altri piani.

RT: Abbiamo una montagna di offerte, ma per adesso vogliamo terminare con questo album e concentrarci solo su questo. Siamo troppo vecchi per fare le cose in fretta.

Quindi non c'è nessun litigio fra di voi riguardo ad un eventuale tour? 

RT: Non ne so nulla

BM: Non esattamente. C'è discussione, come detto da Freddie e da John, sul quando e come, ma non credo ci sia molto di più da dire. Personalmente non riesco ad aspettare, una volta che ti sei adattato a quello stile di vita e alla disciplina, ed è qualcosa che diventa parte della tua vita, e che non se ne va e quando viene presa….è la stessa cosa che dire che non siamo in tour da 3 o 4 anni. Ho trovato la vita molto difficile, sei di nuovo alle prese con la tua responsabilità e non puoi pensare 'oh, posso aspettare un altro paio di settimane perchè andrò presto in tour' pensi 'è la vita' ed è diventata molto dura..

Quindi le insistenti voci di un precario stato di salute di Freddie non c'entrano nulla con la decisione di non andare in tour?

RT: Cosa?! Sono solo stupidaggini! Freddie è più sano che mai. Brian lo ha invitato ad una festa a casa sua due giorni fa, e da allora Freddie non sembra stare precisamente sul letto di morte. Anche noi abbiamo sentito queste voci, però sono ridicole.

BM: In proposito credo solo che il suo stile di vita selvaggio e rockettaro non gli faccia bene. Freddie per il momento preferisce non fare dei tour. Credo che debba riposarsi.

Per concludere..perchè la gente dovrebbe comprare questo disco?

BM: Voglio che la gente veda la copertina di 'The miracle' e veda quattro persone quasi indistinguibili le une dalle altre. Voglio che pensino che ci sia un gruppo che ha gli stessi sentimenti. E' un gruppo molto legato, siamo più vivi che mai e siamo di nuovo in giro e vi faremo sorridere.

RT: The Miracle è un album che torna allo stile degli esordi e rappresenta molto i Queen. Penso che sia un album completo. Credo che sia maturo. E' eclettico e ha tante parti alla chitarra davvero forti. Vi consiglio di andare a comprarlo!

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