The Cosmos Rocks è un album che, da un certo punto di vista, ha centrato pienamente il suo obiettivo. Ha riportato i Queen, anche se ad essere sinceri non è che ne avessero grande bisogno, sulla bocca della gente, nei giornali, nei magazine musicali, nelle pagine internet diverse dai soliti siti web in sui si parla sempre di loro.
Ha riportato i Queen ad essere considerati una band ‘viva’, una band attiva, una band con un futuro, affiancato al glorioso, e talvolta ingombrante, passato.
Non ne avevano bisogno, dicevo, perché il catalogo dei Queen vende sempre e comunque benissimo. Gli album, le raccolta, i dvd sono sempre tra i prodotti più venduti. Buon segno. Vuol dire che la gente è sempre interessata a questa band e che, ogni giorno, nuovi e giovani fans si avvicinano al magico mondo della band di Mercury, May, Deacon e Taylor.
E allora, questo tanto vituperato ‘The Cosmos Rocks’ a cosa è servito? A riempire le tasche dei rimanenti Queen e di Paul Rodgers?
No cari amici… l’aspetto ‘monetario’ dell’operazione non è mai stato il motivo che ha spinto i nostri beniamini a tornare. Piuttosto, ciò che davvero ha spinto May e Taylor a tornare in studio per un nuovo disco di inediti è stata la grande e sconfinata passione per la musica e per il proprio lavoro, la voglia di dimostrare, come leggerete di seguito, di essere ancora ‘vivi’ e non destinati ad essere soltanto un nome nella grande enciclopedia del rock o sugli scaffali dei magastore.
La voglia di rimettersi in gioco, di ‘essere un'entità creativa vivente, un gruppo’ è il vero motivo per cui Brian e Roger sono tornati sui palchi di mezzo mondo e, finalmente, in studio.
E pazienza se l’album non ha venduto milioni di copie, pazienza se non a tutti e piaciuto, pazienza se la sua pubblicazione è stata presa da alcuni come pretesto per rispolverare le solite polemiche ‘Queen senza Freddie Mercury’, pazienza se, purtroppo, John Deacon non ha preso parte al progetto.
The Cosmos Rocks, a distanza di quasi un anno dalla sua pubblicazione, resta lo splendido lavoro che tre grandi musicisti ed intrattenitori hanno voluto regalarci, lavoro che, ascoltato oggi, calmatosi l’entusiasmo per la sua pubblicazione o per il tour di supporto, si fa apprezzare per quello che è. Un disco serio ma divertente, suonato magnificamente o con grande maestria, cantato in maniera divina da parte di Paul Rodgers e con canzoni che, se ascoltate senza l’assillo di dover per forza fare paragoni con il passato, colpiscono e si lasciano apprezzare.
Non un capolavoro, non un masterpiece se vogliamo, ma semplicemente.. un bellissimo disco, suonato per la gioia di farlo.
The Cosmos Rocks è ancora nei negozi… se non l’avete ancora fatto, per i più vari motivi, permettetemi un consiglio. Investite 15 euro e compratelo.
Non ne resterete delusi. Ed al buon Brian May, che tanta passione ha messo in questo progetto, tutto ciò non potrà che fare grande piacere.
Per mantenere viva l’attenzione sul disco e per continuare, in qualche modo la sua promozione, pubblichiamo la trascrizione di parte dell’intervista distribuita alla stampa (Album e Tour EPK) per la promozione di "The Cosmos Rocks", dove troverete i pensieri e i punti di vista di Paul Rodgers, Brian May e Roger Taylor.
La trovate nelle pagine seguenti (clikkare sulle freccie laterali per scorrere l'articolo o su sommario per visualizzare le pagine e relativi titoli)
La traduzione dell’intervista è stata effettuata dalla preziosissima e gentilissima Raffaella Rolla Vecchio. Grazie.
Perché avete fatto questo album?
Brian: Eravamo così curiosi di vedere cosa sarebbe successo, siamo stati in tour e tutto ha funzionato a meraviglia, c'era una grande sintonia fra di noi, volevamo quindi sapere cosa sarebbe successo se fossimo andati in studio, cosa avremmo creato, cosa avremmo fatto di nuovo.
Roger: creare veramente della musica.
Brian: E' stato un momento molto elettrizzante, veramente creativo sotto molti aspetti.
Roger: Mi sono sentito chiedere dalla gente "perché fate ancora questo?" Ma perché è il nostro lavoro, è quello che facciamo. Se tu sei un medico quello è il tuo lavoro, è ciò che fai. Perché smettere di farlo? Lavorare ti fa bene.
Brian: C'è stata una grande evoluzione in studio. Sapevamo che avremmo potuto farlo in tour, o almeno, lo sapevamo alla fine del tour, ma non sapevamo se saremmo stati capaci di creare del nuovo materiale insieme. E invece è successo. Abbiamo creato delle diverse situazioni fra di noi. Abbiamo lavorato sui rispettivi materiali. C'è la sensazione di far parte veramente di un nuovo gruppo, con ancora dei legami con i vecchi gruppi.
Paul: Sì, certamente.
Brian: ma è fantastico, è una situazione creativa molto eccitante. E' stato sorprendente.Come sono state le sessioni di registrazione?
Roger: La prima sessione è stata un po' come camminare nel buio. Credo che Paul fosse arrivato con delle idee che aveva in mente e ci siamo messi a lavorare su quelle all'inizio. E poi credo.....
Paul: Credo sia corretto dire che non abbiamo ancora un metodo prestabilito di lavorare. A volte finiva che io ero alla chitarra acustica e Roger alla batteria. E preparavamo un demo e poi arrivava subito Brian, tutto eccitato, ci metteva mano e alla fine avevamo creato la traccia da questo. Poi magari a volte io ero al piano. Brian: Molto è basato sul suonare dal vivo ed è una buona cosa. In effetti abbiamo suonato molto qui per molto tempo, solo suonare, provare, ispirarci a vicenda, improvvisare molto e Paul arrivava e aveva veramente molte idee in testa e a volte diceva "ehi che ne dite di questa" e già alla seconda volta veniva bene, Roger ed io l'avevamo già presa, abbiamo un paio di registrazioni che sono state fatte alla seconda o terza volta, che sono sopravvissute. Ed è una rarità, non capita tutti i giorni di avere degli album con dei musicisti che suonano insieme, ispirandosi a vicenda. Siamo molto orgogliosi di questo, e dà un qualcosa di speciale all' organico dell' album, è una realtà, non è un qualcosa di precotto, campionato e messo insieme, è gente che suona insieme e sente veramente qualcosa.
Paul: E' vero. E dobbiamo anche dire che abbiamo fra le mani tutta la migliore tecnologia possibile. E' veramente una combinazione delle due cose.
Roger: Di solito io preparo dei demo, poi li porto qui ai ragazzi e vediamo se salta fuori un'idea che possa piacere alla gente. E' un modo leggermente diverso di lavorare, ma siamo fortunati che abbiamo tutto qui a nostra disposizione nel nostro spazio lavorativo.
Brian: Mangiamo molto. Roger: sì, mangiamo bene
Brian: beviamo anche un pochettino, ma soprattutto mangiamo. E lavoriamo un pò, qualche discussione, sì, molte discussioni ed è una buona cosa.
Quale è stato il vostro approccio lavorando insieme?
Paul: Io sono arrivato con una mentalità aperta il più possibile, è molto facile ricadere nelle vecchie abitudini, ma è molto illuminante per me arrivare in studio senza preconcetti con Brian che mi suggerisce di provare a fare qualcosa in modo diverso e io dico "sì a dire il vero non ho mai cantato in quel modo prima d'ora, ma Ok, ci provo" e poi ha funzionato. Abbiamo utilizzato delle tecniche diverse in studio per registrare, non le rivelerò, perché sono segrete.
Brian: come quando ti sei messo a cantare in una bottiglia.
Paul: ma sai, è stata un'esperienza molto istruttiva per me, molto interessante, è stata un' unione fra i tipi di musica che facevamo in passato, è stata una combinazione fra le due cose.
Brian: certo, anch'io la penso così, è una cosa unica.
Roger: è molto bello quando un gruppo di 3 persone arriva a qualcosa, prendi questo e quello e poi arrivi a qualcosa, la nostra musica è arrivata a qualcosa di buono.
Brian: sì, è affascinante, la vedo esattamente come Paul. Ci sono tante cose che non avremmo mai potuto esplorare se non fossimo stati qui noi tre con tutte le nostre piccole influenze ed esperienze e cose del genere. E' stato molto interattivo.
L'album ha una diversa varietà di stili?
Brian: sì, direi è un album molto colorito che va in diverse direzioni che riflettono un pò il nostro background, c'è una grande amalgama fra nostri stili.
Roger: c'è stato un buon organico anche dal vivo, con cose fatte in modo molto sciolto e spontaneo e che credo siano il vero cuore dell'album. Sì, cose che sono state suonate tutte dal vivo in studio, è semplicemente successo.
Brian: e poi ci sono alcune fantasie nella produzione che ci piacciono, sicuramente piacciono a Roger e a me, e le abbiamo messe dentro.
Brian: E' una cosa strana, forse era già apparso prima, vero?
Roger: Sì, sì.
Brian: Gradualmente abbiamo sviluppato un po' questa idea, è diventata un po' spaziale e leggermente vecchia in retrospettiva, erano dei concetti a cui stavamo già lavorando. E' cresciuta, e le cose sono diventate sempre più stravaganti ed è un album molto spaziale, non è così?
Paul: Esattamente, ogni canzone è così, non ci sono due canzoni uguali, sono tutte molto diverse fra di loro.
Brian: giusto.
Paul: E a me piace molto il titolo dell'album perché se ci pensi, il futuro dell'umanità sia fisicamente che spiritualmente è proprio là fuori nello spazio. Spero che questo non sembri troppo cosmico, ma in parte è vero.
Roger: beh, diciamo che Brian ha dei grandi collegamenti con questo, ovviamente i suoi collegamenti con l'astronomia..
Paul: oh, sì sono enormi..
Roger: sì ha delle enormi connessioni e insomma mi piace l'idea, la sua ispirazione è fantastica, e ci abbiamo lavorato sopra.
Brian: é bello, credo dobbiamo ricordare alla gente che principalmente siamo lì per intrattenerli, certo vogliamo fare molte cose, esplorazioni, sperimentazioni, e a volte magari far pensare un po' la gente, ma principalmente siamo degli artisti e ci piace far divertire la gente, portarla in luoghi che non hai visto prima e farla sorridere un po', credo che questo album porterà molti sorrisi, ci si diverte molto.
Saresti ancora andati in tour senza avere del materiale nuovo?
Brian: Personalmente penso di no. Probabilmente no. L'idea di andare fuori un'altra volta e rifare ancora il nostro vecchio materiale non era molto attraente, so che la gente vuole sentire i classici e li accontenteremo, ma vogliamo anche offrire qualcosa di nuovo.
Paul: sì certamente.
Roger: Vogliamo essere un'entità creativa vivente, un gruppo. L'album è venuto molto bene e quindi la cosa più naturale era di andare in tour e come ha detto Brian non saremmo andati fuori giusto per farlo.
Brian: E' che, come al solito, volevamo andare in tour quando avevamo qualcosa da dire ed ora si è creata la situazione ed è grandiosa. Siamo fortunati di poterlo fare divertendoci ancora.
Paul: C'è un forte scambio di energia fra noi e il pubblico e questo ci colpisce molto. E in quel processo ti rendi conto che suoni ancora meglio. Una delle cose che trovo è che quando esci con una nuova canzone registrata in studio, questa raggiunge un altro livello quando la suoni dal vivo, perché è dal vivo, perché senti l'energia particolare che c'è nel luogo dove sei e del pubblico che hai davanti.
Brian: Sì diciamo che ci piace. Credo che chiunque abbia una leggera relazione di odio e amore con la vita del tour perché devi rinunciare a molto della tua vita per farlo, non c'è dubbio. Ma è una grande gioia, è semplice essere in tour perché hai uno scopo solo in mente: due ore ogni sera dove dai il tuo massimo e l'intera giornata ruota attorno a questo e diventa un nuovo modo di vivere, è un tipo di vita a cui ti puoi abituare facilmente e poi è difficile riadattarsi alla vita normale.
Roger: E' un pò come una ruota che gira, ma ci trattano molto bene, non è poi così male.
Brian: Stiamo lavorando su alcune sorprese, abbiamo messo un piede in questa direzione, è bello avere qualche collegamento, qualche legame con il passato.
Paul: Sì, credo sia stato bello che abbiamo fatto questo, rendere omaggio a Freddie, perché il suo spirito è lì nella musica, ogni sera . C è sempre un legame in quella direzione. E' per me è lo stesso con Paul Kossoff quando suoniamo "All right now" o "Wishing Well" o altro. Lo spirito della musica del passato è con noi, ma noi ci stiamo muovendo nel futuro.
Roger: La produzione dello show è fantastica, c'è veramente una grande produzione che sta lavorando con noi a questo show e ci saranno molte sorprese. Il risultato sarà spettacolare.
Vi ha fatto piacere avere un pubblico così giovane durante l'ultimo tour?
Roger: Fantastico!
Brian: siamo molto fortunati.
Paul: sono i benvenuti.
Roger: E' stata una delle più grandi sorprese dello scorso tour perché non sapevamo cosa aspettarci. Specialmente in Europa e nei paesi latini c'è stata una preponderanza assoluta di giovani fra il pubblico, sotto i vent'anni. E' stato fantastico vedere così tanti giovani così coinvolti E' stato un grosso stimolo per noi e una bellissima sorpresa.
Paul: Ti fa capire che vale la pena.
Brian: Credo che ci faccia sentire rilevanti, attuali e ovviamente è ciò che ci piace essere, questa è la musica, essere parte del momento, nella musica rock almeno, ed è bello che la gente ci veda sotto questa luce e credo che non li deluderemo questa volta. E' bello vedere così tanti giovani, in fondo siamo tutti sotto i 45 anni...!
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