Diciamolo subito: non deve stupire che una rivista principalmente dedicata all'hard rock e al metal si occupi dei Queen. La band di Freddie Mercury ha sempre avuto un grande seguito nel panorama del rock più duro e la rivista in questione si è occupata più volte della loro storia.

Stavolta l'occasione per parlare ancora dei Queen è data dalla mostra Stormtrooper in Stilettos, nell'ambito della quale Brian May e Roger Taylor hanno tenuto una lunga conferenza stampa, presso i leggendari Trident Studios che rappresentarono di fatto l'inizio dell'avventura discografica della band.

L'incontro tra Stefano Cerati, autore del pezzo che vi presentiamo, e il duo è avvenuto in una fredda serata di febbraio, subito dopo l'inaugurazione della mostra che, come già sappiamo, ha presentato i primi anni di carriera dei Queen.

L'intervista che è stata tratta può essere suddivisa in due parti: una retrospettiva, nella quale i due musicisti raccontano le sensazioni provate nell'allestire l'esibizione alla Old Brewery; l'altra più proiettata verso il futuro e i possibili progetti che vedranno la luce anche grazie alla nuova collaborazione con la Universal.

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Ed è proprio dalla casa discografica che è nata l'idea della mostra. Lo staff della Universal, racconta Brian May, ha messo sul tavolo una serie di progetti volti soprattutto a far conoscere i Queen alle nuove generazioni. Tra questi, l'idea di una mostra che raccontasse i primi anni di carriera dei Queen ha convinto subito lo stesso May, che non ha perso tempo a rendere disponibili i propri archivi.

Il chitarrista, che si definisce "la memoria storica dei Queen" ha messo a disposizione decine di memorabilia, comprese fotografie, filmati e oggetti appartenuti alla band fin dai primi anni '70.

Assieme a Roger Taylor è concorde su un'aspetto: rivedere tutto quel materiale gli ha trasmesso, oltre che una grande gioia, anche un profondo senso di malinconia. In 40 anni di attività, infatti, oltre a Freddie Mercury, sono tante le persone che i due hanno perso per strada, sia in modo tragico che per semplice conclusione dei rispettivi percorsi comuni.

Per Brian e Roger, quindi, rivedere alcune immagini ha avuto l'effetto di metterli letteralmente a confronto con il senso di perdita legato al ricordo di amici, collaboratori, ex fidanzate e mogli.

Ma non solo: ad averli colpiti è stato anche il rievocare le grandi difficoltà patite agli inizi della loro carriera. Difficoltà non solo artistiche, ma anche economiche, tanto che Roger sottolinea quanto fosse difficile riuscire a mettere assime anche il pranzo e la cena.

Del resto oggi i Queen passano per essere una delle band più ricche e famose di sempre, ma gli inizi non sono stati affatto facili e la mostra ha il merito di mettere in luce anche questo aspetto. Un tema cui Brian May tiene molto, in quanto crede possa essere un autentico insegnamento da tramandare alle nuove generazioni di musicisti, che oggi più che mai devono confrontarsi con le difficoltà del mercato.

Da parte sua Roger sottolinea il paradosso vissuto dai Queen all'epoca: solo all'indomani del successo ottenuto con Bohemian Rhapsody la casa discografica donò loro tutta la strumentazione necessaria per realizzare i propri dischi, sebbene la necessità di avere a disposizione del materiale tecnico all'altezza fosse ovviamente ancora più impellente agli inizi.

E le difficoltà, prosegue il batterista, furono evidenti soprattutto per la registrazione del loro primo album. Come le cronache hanno tramandato, i Queen furono costretti a registrare il loro materiale di esordio nei momenti di pausa lasciati a disposizione da altri musicisti, tra cui Bowie e Lou Reed. Inoltre gli ingegneri del suono imposero alla band delle soluzione perfette per altri gruppi e molto in voga all'epoca, ma che per i Queen non erano assolutamente soddisfacenti, tanto che oggi proprio negli extra inseriti nella riedizione di Queen I sono state aggiunte le registrazioni che i due hanno ritenuto più fedeli a ciò che volevano realizzare all'epoca.

A proposito delle rimasterizzazioni, Brian chiarisce di essere stato direttamente coinvolto nel processo e che questo gli ha permesso di rivalutare ancora di più brani come The Millionaire Waltz, capace ancora oggi di stupirlo ed emozionarlo.

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Inevitabilmente l'intervista affronta un altro tema tipico della storia dei Queen, ovvero il rapporto con la stampa. Brian e Roger sono d'accordo nel dire che, in realtà, non vi era un fattore personale alla base delle grandi critiche mosse al gruppo. Semmai vi era la difficoltà da parte della stampa di capire cosa effettivametne fossero i Queen.

Roger definisce la band come una "strana bestia", a cavallo tra glam e rock. Una creatura che, pur avendo come influenze i Beatles, i Led Zeppelin e gli Who, cercò fin da subito di distiunguersi da questi, creando qualcosa di assolutamente nuovo, sia su disco che dal vivo. Il risultato fu che la stampa non capì subito cos'aveva di fronte e, come spesso accade quando qualcosa non viene compresa, risulta molto più facile criticarla piuttosto che ammettere la difficoltà.

Del resto, precisa ancora Roger, soprattutto dal vivo i Queen furono molto diversi da altri gruppi, che si limitavano a stare in piedi davanti ai loro strumenti "a guardarsi la punta delle scarpe". Loro, al contrario, puntarono molto sugli aspetti teatrali e glam della performance live, cercando di distinguersi anche da David Bowie e Marc Bolan, entrambi votati al mix tra rock e teatro ma con formule diverse rispetti ai Queen che, pertanto, rappresentarono qualcosa di unico.

Sempre sul tema della mostra, Brian dichiara che la Universal vorrebbe estendere la stessa anche agli anni successivi della band. in particolare chiarisce che lo staff della casa discografica ha davvero molte idee, alcune delle quali sono già in discussione.

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Sul fronte pubblicazioni, il chitarrista ammette che sicuramente vedrà la luce in versione completa il mitico concerto di Rainbow del 1974, ma anche altri live saranno sicuramente pubblicati. Da questo punto di vista Brian conferma che il lavoro da fare è davvero tanto. E tra i progetti più ambiziosi vi è anche il restauro di Budapest 1986 per il quale sono in corso delle sperimentazioni per rilasciarne una versione in formato 3D.

E quando si parla di nuove uscite discografiche è impossibile non pensare anche ai famigerati inediti, così desiderati dai fans. Brian conferma che esistono, anche se non sono molti. Del resto, argomenta, se tante cose sono state scartate un motivo deve pur esserci. In ogni caso proprio in questi mesi lui e Roger hanno lavorato ad un brano inedito, riscoperto dai due solo di recente. Non specifica quando sarà pubblicato, nè in quale contesto, ma possiamo sperare che ciò avvenga davvero entro breve.

Tuttavia il chitarrista coglie l'occasione per sottolineare che non si sente obbligato ad essere nei Queen a tutti i costi e che, anzi, ha voglia di "crescere" e sperimentare cose nuove. Tra queste cita un progetto per il quale vorrebbe coinvolgere un'orchestra con tanto di coro. Purtroppo non dice altro, per cui è difficile capire se si riferisse all'Anthems Tour, visto che proprio nelle date suonate alla Royal Albert Hall sul palco vi erano proprio un'orchestra sinfonica e un coro a supporto.

Altro argomento certamente interessante è il film in lavorazione, che sarà dedicato alla vita di Freddie Mercury, come ha chiarito lo stesso Brian. Ha inoltre confermato la bontà della scelta di Sacha Baron Cohen che definisce "ossessionato" da Freddie, tanto da non vedere l'ora di interpretarlo. E nel film faranno un'apparizione gli stessi Brian e Roger, seppur in un ruolo marginale perchè non è loro intenzione condizionare troppo la pellicola, la cui sceneggiatura comunque lo trova entusiasta. Nessun problema quindi con Peter Morgan, autore dello script.

A proposito delle nuove band, invece, Brian manifesta il proprio apprezzamento per i Foo Fighters e i Darkess, forse i gruppi che più di tutti incarnano oggi lo spirito dei Queen. Da parte sua Roger ipotizza che Freddie oggi ascolterebbe volentieri i Muse, date le loro capacità tecniche e artistiche.

Infine, per quanto riguarda le iniziative per i 40 anni di carriera dei Queen, Roger conferma ancora una volta la volontà di realizzare un concerto. L'evento tuttavia non sarà assolutamente come il Freddie Mercury Tribute del 1992. Anzi, dovrebbe essere soprattutto uno show televiso da tenersi, probabilmente questa estate, per un pubblico davvero ristretto di non più di duemila persone.

Alla domanda su quali cantanti vorrebbe chiamare per questo evento, Roger dichiara il proprio apprezzamento per Pink (brava soprattutto dal vivo) e per Tom Chaplin, la cui facilità nel raggiungere le note alte fa pensare al batterista che sarebbe perfetto per interpretare il loro reperterio.

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