Sono passati esattamente vent’anni dal 24 novembre 1991, il giorno in cui Freddie Mercury lasciava questo mondo. Carismatico leader dei Queen, capace di trascinare folle oceaniche almeno quant’era timido e introverso nella sua vita privata, discusso e discutibile quanto si vuole ma in due sole parole grande e indimenticabile artista che traboccava talento.

Vent’anni esatti in cui la sua popolarità non è mai scesa, anzi, secondo alcuni sondaggi è salita, un po’ come accade spesso per gli artisti che il destino decide di portarsi via troppo presto, forse sapendo che solo così diventeranno davvero immortali. E mentre il mondo si prepara a celebrare vent’anni senza Mercury, con ristampe dei loro dischi e concerti tributo in ogni angolo del pianeta, il ?lm sulla sua vita interpretato da Sacha Baron Coen, celebre per “Borat” è in piena lavorazione e spuntano inediti come Affairs, registrazione quasi casalinga e priva di arrangiamenti in cui la sua voce potente viene comunque fuori, e mentre, si diceva, colleghi, amici e collaboratori del leader dei Queen rilasciano interviste a raf?ca per raccontare le sue ultime verità, il poco di Freddie che ancora non si sapeva.

All’appello, per la verità, mancava solo Peter Hince, road manager dei Queen dal 1974 al 1986, anno dell’ultimo tour del gruppo, una delle poche persone di cui Freddie si ?dava, con una passione per la fotogra?a che gli ha permesso di ?rmare numerose copertine di album e foto uf?ciali del gruppo (???  NDR).

Vent’anni di silenzio assoluto , in cui Hince si è inventato un’altra strada lontano dalla musica, tenendosi stretto i suoi ricordi e migliaia di scatti, che solo adesso ha deciso di raccogliere in Queen Unseen, perché sentiva di doverlo a se stesso, al suo passato e alla memoria di un grande amico (amico???) che non c’è più. Oggi Peter Hince è un signore di 56 anni che vive a Londra con la sua famiglia, non ha più i capelli lunghi, è un affermato fotografo e per puro caso abita a pochi passi da quella che fu la casa di Freddie Mercury. A volte il destino ha un’ottima memoria..

>

Hai passato buona parte della tua vita in giro per il mondo con i Queen: come hai fatto ad entrare nel giro della band, e qual era esattamente il tuo compito?
"Ho incontrato i Queen nel 1973, durante le prove per un tour britannico dei “Mott The Hoople”, gruppo celebre negli anni Settanta con cui lavoravo da un anno e mezzo. I Queen stavano registrando A Night at The Opera, il loro quarto album, e mi hanno proposto di unirmi a loro. Il mio compito era quello di essere il
roadie, come sono chiamati i road manager, di Freddie Mercury e John Deacon: spettava a me prendermi cura delle loro necessità e fare in modo che la loro attrezzatura personale fosse in perfetto stato. Qualche tempo dopo sono diventato il capo dei roadies dei Queen."

Anni pieni di impegni, non credo tu abbia avuto il tempo di annoiarti: c’è qualcosa che ti manca di quel periodo?

"Mi manca l’essere giovane… Guardando indietro, mi rendo conto di avere grandi ricordi ma anche che in realtà non rimpiango nulla: ecco, di tanto in tanto mi piacerebbe rivivere quella sensazione di avventura e di energia che ti dava vivere in giro per il mondo, addormentarti in un posto e svegliarti in un altro."

Ti univa a Freddie Mercury un’amicizia fraterna: regalaci il tuo personale ricordo di un personaggio sempre così sopra le righe

"Freddie era una persona unica, piena di creatività, energia e mossa da un inesauribile entusiasmo nei confronti della vita. Ma era anche due persone molto diverse: sul palco diventava la stella del rock di fama mondiale capace di mandare in visibilio migliaia di persone, mentre nella vita privata era molto timido e riservato. Poteva essere molto gentile, diventando di colpo dif?cile ed esigente: pretendeva la perfezione, da se stesso e dalle persone intorno a lui."

>

E con gli altri Queen com’erano i rapporti? Si è sempre parlato di quattro personalità estremamente diverse, che spesso finivano per accendersi in litigi anche molto accesi,è vero?

"I quattro componenti dei Queen hanno quattro personalità molto diverse fra loro, ma la combinazione di quelle differenze e dei loro con?itti, hanno ?nito per tenerli insieme meglio di qualsiasi collante. Si era formato un perfetto equilibrio chimico che per reggersi aveva bisogno di tutti e quattro i componenti: la forza dei Queen era il loro carattere di gruppo, composto da quattro persone che spesso avevano gusti, passioni e punti di vista totalmente diversi, ma rispettosi uno dell’altro."

Il tuo libro raccoglie foto spesso inedite: ne esiste qualcuna a cui sei più affezionato?

"Tutte le foto sono ricordi ed evocano in me sensazioni diverse. Ad esempio sono molto legato all'immagine di Freddie che ho voluto per la copertina: è una foto molto strana per lui, è pensieroso ed elegante, lontano anni luce dalle sue solite pose glamour o dai suoi abiti di scena."

Nel pass ti sei fatto fotografare con i capelli lunghi e la sigaretta in bocca: non sembravi esattamente il tipo di ragazzo che una mamma può sperare per la figlia…

"Me ne rendo conto, ma ero proprio così, come d’altra parte erano i giovani seguaci del rock in quegli anni. Spesso sul bus che ci portava in tour, entrando in città urlavamo “chiudete a chiave le vostre figlie, i Queen stanno arrivando in città!”.

 
>

Potendo tornare indietro, c’è qualcosa che non rifaresti?

"No, in assoluto. Sono convinto che sia giusto vivere quello che il destino ha preparato per te, così come accettare le varie stagioni di un’esistenza. Ma anche che il passato è una lezione da imparare: gli anni con i Queen, oltre a rappresentare per me un bagaglio di ricordi di inestimabile valore umano, mi hanno anche aiutato molto nella carriera che ho seguito dopo di loro."

Com’è la tua vita oggi? Frequenti e senti ancora i tre Queen rimasti?

"Di tanto in tanto, ma tutti noi viviamo vite molto diverse ed io, come loro, sono molto occupato."

Negli anni, abbiamo spesso sentito la stampa paragonare qualche nuovo artista a Freddie Mercury, tu vedi o hai visto qualcuno che ti abbia ricordato il suo suo stile?

"No, mi dispiace. Freddie era unico, e basta ascoltare altri cantanti cimentarsi con i suoi pezzi durante i concerti di tributo che dal giorno della sua morte si tengono a ritmo incessante, per capirlo. Ma non c’era solo quello: Freddie componeva musica e parole con una facilità impressionante, provava e riprovava ?no allo s?nimento, studiava canto (??? NDR) e per ?nire curava personalmente la teatralità dei concerti dei Queen. Per questo non ci sarà mai un altro Freddie Mercury: lui è stato come i Beatles o Mozart."

Una curiosità: che musica ascolta oggi uno come te, che per anni ha vissuto al fianco di una delle più grandi rock band della storia?


"Non mi piace ascoltare la musica moderna. Ascolto molta musica classica, senza dimenticare il rock e il pop degli anni ‘60 e ’70, quelli dei miei anni."

L’ultima domanda: se avessi la possibilità di parlare ancora una volta con Freddie, cosa gli diresti?
"Mi basterebbero poche parole, molto semplici: grazie di tutto fratello, non ti dimenticherò mai."

>



potresti leggere anche

© 2017 QueenHeaven / Privacy Policy / Cookie Policy / Note Legali