L'amico Barry ci ha poi dedicato ulteriore tempo rispondendo, con la consueta gentilezza, ad alcune domande:

eccole qui con le sue risposte:

1) Polar Bear.

It is not me that is playing on this demo of Polar Bear. I have never heard this song, so it must have emerged after my departure from the band. Unfortunately we never got to record anything together, so unless there are any bootlegs out there our sound is lost forever.

2) Friends

In the first month or two we only met for rehearsals, so friendships took a back seat to getting our act together.

But once we started to "tour" in a borrowed Transit van we started to get to know each other a bit better.

All three guys were easy to get on with, although I was probably closest to Roger.

3)  Paul Rodgers

Free were popular with all of us in 1970, Paul`s voice was always impressive.
I am not aware if Freddie actually knew Paul in those days. Freddie was not a personal friend of Paul when I was playing in the band.

I wouldn`t say that Paul Rodgers had a big influence on the band at that time. There was never any bluesy feel to any music we played then. At this point Freddie was mostly influenced by Rock and Roll (old school).

4)  Input

The material that we worked on when i joined was mostly songs from the Smile days plus satisfying Freddies need
for some old-school rock`n roll favourites.

However we soon started on new material, with I would say an even split of major input from Brian and Freddie.

5)  My Gear

I played a Gibson EB-O (re-sprayed black) bass guitar through a Simms-Watt 100watt valve amp and Sound-City 4x12 speaker.

6)  Still playing?

I gave up playing bass maybe at the end of 1972, and thought that was it for me. Until 1992, when I bought myself a bass and
amp set-up and joined a local band. I have pretty much been gigging in local Pubs and Clubs ever since.

7) Freddies voice

In my opinion Freddies voice had yet to mature in those days. The power and range I guess had yet to develop.

8) Freddie after

I used to stop by Kensington Market to say Hi to Fred, where he was running a stall selling Cuban-Heel Boots. I must have seen him maybe three times there, and indeed that was the last time we ever spoke with each other. I lost contact with them all after this, concentrating on building my life, you know.......wife, job, kids and
responsiblities.................
In the mid 90`s Roger was touring with The Cross in Cambridge, so I left my name with security and was invited backstage
after the show. It was great to see Roger again, and despitemy head of hair having long gone, he still recognised me.
Brian and I exchange the occasional e-mail.

9.  What did I do after I left the band.

I joined a band called Crushed Butler. We were perhaps a precursor to the Punk movement and created a bit of a stir with a performance at the Lyceum in London. So much so that we were offered some good support gigs to some big names, but it sadly fell apart.
At this point I decided to hang-up my Bass and settle down.
Some months after this decision, a drummer who I had played with previously asked me to join a new band he had just joined. This turned out to be The Gary Glitter Band. I think it was a wise decision.

10 .What I am doing now.

I bought myself a bass guitar again around 1992 and after a few months of playing at home I joined a local band and started gigging in local pubs and clubs. I have been doing this pretty much since then. I didn`t think I would ever perform again, but I have since realised that it is so much a part of me. I have been in rehearsals with a new band until recently, however the drummer has decided to quit and the project has stalled. I am sure it won`t be long before I am gigging again.

11. The first Queen gig.

This was at the Imperial College lecture theatre that we used for rehearsals. It was early September 1970 and I had only joined a few weeks earlier. So we had to work hard in order to be ready. Our audience was an invited one, friends and family etc. Somebody had the idea of supplying refreshments which comprised popcorn and orange squash. I cooked the popcorn! All very Rock `N Roll!!!!
I do recall Freddie being very particular about his appearance, he took an age doing his hair. We all wore black clothing and got ourselves ready at their flat just around the corner.

We seemed to go down well with our audience and we then set about getting some real gigs.

 

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Barry Mitchell è stato per qualche mese il bassista di una band a noi molto cara:  non di una cover band, non di una tribute band ma dei Queen. E' il bassista che ha preceduto John Deacon; un membro, anche se per poco, dei Queen.

Ci ha raccontato, in esclusiva per noi, con dovizia di particolari, talvolta inediti, attraverso una serie di domande preparate dai ragazzi del forum e attraverso un suo racconto autobiografico, la sua 'versione dei fatti', la sua vita con i Queen, cosa ricorda di quei lontani mesi del 1970.

Nelle pagine seguenti trovate la sua biografia, scritta di proprio pugno.

Buona lettura!

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Nell'estate del 1970 bazzicavo fra le band, avendo speso i precedenti tre anni tentando di guadagnarmi da vivere suonando il basso e con un bel bagaglio di esperienza ormai acquisito.
Avevo registrato un album, presso quello che era noto come il "Ronnie Scotts original jazz club", un ritrovo per musica Blues/Jam.

Ero pronto per un nuovo capitolo della mia carriera da musicista.
Era l'agosto del 1970 ed un mio amico era ritornato da un’estate "hippy" trascorsa nel West Country, avendo conosciuto un batterista chiamato Roger Meddows - Taylor, la cui band aveva bisogno di un bassista esperto.
Così chiamai Roger per una chiacchierata e ci accordammo affinché facessi un provino per il posto di bassista disponibile.

Il mio primo incontro coi ragazzi avvenne nell'appartamento di Roger a Kensington.
Brian lavorava ad alcuni dei loro pezzi e ci preparammo a suonare insieme.
Questo primo incontro non rivelò alcun piano di battaglia per la conquista del mondo, dato che la maggior parte del nostro materiale consisteva in cover, con poche canzoni originali in mezzo ad esse.

Ci recammo in cinque minuti alla sala prove, che scoprii essere un'aula per lezioni all'Imperial College. In quei giorni il lusso di una sala prove qualsiasi era senza prezzo.
Ma questi ragazzi avevano l'equipaggiamento ideale.
Tutto l'armamentario della band era immagazzinato in una stanza appena fuori dalla sala. Dovevamo solo fare due passi e trasportare il materiale fuori dalla stanza.
Questa band non aveva bisogno di sobbarcarsi lo spostamento del materiale dentro e fuori dai furgoni e poi su per le scale.
Il fatto che potessero usufruire di questa comodità, senza alcuna spesa, era dovuto alla stima di cui godeva Brian, che studiava lì.
Veniamo alla musica: credo che suonammo alcuni classici blues e dei brani di Hendrix dapprima, per poi provare "Doing Alright".
Ci trovammo subito in sintonia come musicisti e trovai il modo di suonare la batteria di Roger facile da seguire per me.
Così l'audizione finì: ero stato preso!

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Ci ritrovammo nell'appartamento di Roger per discutere i nostri piani nell'immediato.
Volevano organizzare un'esibizione privata, per ospiti invitati, presso la nostra sala prove.
Era un posto grandioso per una cosa del genere, con sedili comodi e una grande acustica.
Quello che non era ideale, comunque, è il fatto che tutto si sarebbe svolto in sole due settimane e senza molto tempo per provare, visto che ognuno di noi aveva lavori giornalieri da portare avanti o lezioni del college da frequentare.
Così le prove dovettero limitarsi alle sere.
Ricordo che facemmo tre o quattro sessioni per riuscire ad affinare la nostra performance.
C'erano piccoli indizi del gran talento nello scrivere canzoni che sarebbe emerso più tardi.
La maggior parte delle canzoni originali proveniva dal periodo degli Smile ed erano lavori di Brian.

Freddie non era stravagante ed estroverso come poi sarebbe diventato. In effetti era timido e molto schivo. Roger era quello estroverso, proprio come un vero batterista.
Brian inizialmente emergeva come la forza guida. Ovviamente era un chitarrista stupefacente, ed anche un bravo ragazzo sotto tutti i punti di vista.
Ero intrigato dalla chitarra di Brian, non avendone mai vista prima una simile, né avendo mai udito un suono del genere.
Questa, naturalmente, era la oggi famosa “Red Special”: Brian spiegò come l’aveva costruita da sé, con il legno che rivestiva il caminetto dei suoi genitori.
Io avevo visto altre chitarre artigianali prima, la maggior parte con il corpo centrale fatto in casa ed il manico, i fret e le parti elettriche acquistati. Ma questa era differente! Brian aveva fabbricato la cassa, il manico, i fret, i pick-up… tutto! Non c’è bisogno di dire che ero impressionato.

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Gli incontri con la band erano limitati alle sole prove in queste prime poche settimane.
I ragazzi vivevano tutti vicino a Kensington, mentre io vivevo a Kingsbury, nella parte nord di Londra. Lontano nei sobborghi, così socializzare non era in agenda. Avevamo del lavoro da fare!

Ben presto raffinammo la nostra performance abbastanza per presentarci davanti a un pubblico.
Il giorno del primo concerto ci incontrammo a casa di Roger.
Qualcuno ebbe l’idea, penso fosse Brian, di preparare un piccolo rinfresco, così gli ormai famosi (poco rock ’n’ roll!) pop corn e spremuta d’arancia vennero preparati.
Io fui destinato alla produzione del pop corn. Credo che al batterista toccò l’insidiosa missione di preparare la spremuta d’arancia.
Concordammo tutti che ci saremmo vestiti di nero. I pantaloni di velluto a zampa d’elefante, gli stivaletti cubani col tacco e le camicie di pizzo erano all’ordine del giorno.

Il concerto andò bene, il nostro pubblico era impressionato. Così, incoraggiati da un buon inizio, profondemmo le nostre energie nell’incrementare il nostro repertorio abbastanza da poter iniziare a fare concerti seri.
Si susseguirono una serie di esibizioni, per lo più intorno alla zona di Londra, ma con un paio di trasferte fino a Liverpool.
Ciò per me fu memorabile, a causa di un concerto al famoso “Cavern Club”. Ricordo che eravamo tutti un po’ intimoriti nel suonare sullo stesso palco dove i Beatles avevano iniziato la loro incredibile avventura. Avevano dominato il mondo per un periodo, mentre noi eravamo poco più di una cover band, al tempo.
Era davvero un luogo emozionante, coi soffitti bassi e le mura di mattoni che colavano per la condensa. Trasudava atmosfera!
Come nota personale vorrei scusarmi con chiunque fosse il proprietario dell’amplificatore che finii con l’usare. Durante il nostro soundcheck il mio amplificatore si era rotto. Così usai un amplificatore che era già sullo stage e ruppi pure quello! Chiedo scusa.

Facemmo prove credo per due sere alla settimana nell’arco di un mese, prima che ci sentissimo pronti per andare in scena.
Durante queste prove divenne chiaro che Freddie stava diventando la forza dominante del gruppo, perché la band a cui mi ero unito era una sorta di “Smile, Versione 2”, e nel giro di due mesi eravamo diventati i “Queen, Versione 1”.
Freddie stava esercitando il suo talento come autore, ma c’erano scarsi indizi di ciò che sarebbe poi stato.
Le prove davano origine a lunghe discussioni tra noi e Freddie riguardo le sue idee.
Spesso era come se girassimo in tondo, senza andare da nessuna parte, causando lo sfinimento di John, il nostro assistente, che tentava con tutte le forze di fare da mediatore, senza alcun successo.
Freddie era determinato a fare a modo suo. Adesso riconosco che questo era un segnale rivelatore di dove mirasse questo fenomeno. Freddie aveva la visione di dove avrebbe voluto arrivare.

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Nonostante ciò, non fu sviluppato molto materiale nuovo, perché eravamo impegnati ad ottenere una prestazione tecnicamente pulita assieme, affinché potessimo fare concerti.
Suonare in concerto era la cosa che ci riusciva meglio come musicisti.

Il nostro repertorio includeva ora più canzoni originali, comprendendo gran parte di quello che sarebbe diventato il primo album dei Queen.
Freddie aveva anche il pallino per i classici del rock ’n’ roll e amava “Hey, Big Spender”, un cavallo di battaglia di Shirley Bassey. Lei era il tipo di artista stravagante che Freddie finì col diventare. Erano, penso, i primi segni dello sviluppo del suo modo di stare sul palco.

Ci riunivamo per pianificare i nostri concerti presso il Kensington Market, dove Roger aveva un piccolo stand in cui vendeva vestiti vintage e in stile hippy. Non penso che abbia mai fatto molti affari. Non era molto di più che un semplice punto di ritrovo. C’era sempre una gran quantità di belle ragazze in giro.
Fu al Kensington Market che incontrai Freddie per l’ultima volta. Stava lavorando ad uno degli stand vendendo stivaletti cubani col tacco alto. In quel periodo lavoravo come tecnico per macchinari da ufficio, e mi trovavo sovente in quella parte di Londra, così capitavo spesso per portargli un saluto. Era una persona amabile.

La maggior parte delle nostre occasioni per socializzare avevano luogo mentre eravamo in giro per i concerti. In particolare durante le nostre due visite a Liverpool. Mi sembra di ricordare che ci ritrovammo tutti quanti a collassare a casa di qualcuno…
Alla fine di uno scatenato sabato pomeriggio decidemmo tutti di andare in un cinema a vedere quello che veniva propinato come un film sexy a quei tempi. Era talmente pessimo che non riuscivamo a smettere di ridere. E poiché ovviamente stavamo disturbando le poche persone che forse si stavano godendo il film, ci chiesero di andarcene.

E così, dopo essere stato con questa band per circa sette mesi, decisi di passare oltre.
Una volta comunicata ai ragazzi la mia decisione ricordo che Mary Austin tentò di farmi cambiare idea. Ma nonostante concordassi sul fatto che il gruppo suonasse sempre meglio ad ogni concerto, non avevo intenzione di cambiare opinione.

Sono onorato di aver rivestito la mia piccola parte nella nascita dei Queen.

 

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