Nel Gennaio di quest'anno (2008) la rivista 'Guitar & Bass' ha pubblicato una lunga intervista a Brian May, nella quale il musicista risponde con la solita disponibilità a varie domanda sul suo presente musicale e gli impegni accademici.

Non mancano nemmeno degli aneddoti legati al passato dei Queen e, in particolare, Brian si sofferma sulla sua esibizione 'sul tetto' della Regina!

Nessun musicista del panorama rock è disponibile a parlare come Brian May.

Affabile, divertente, colto, Brian è sempre disponibile a rilasciare una 'buona intervista'. Con la sua ormai famosa laurea in astrofisica, Brian si è reso disponibile a incontrare il nostro magazine per un dialogo esclusivo. Per l'occasione abbiamo deciso di guidarlo verso la spiegazione dei segreti del suono della sua leggendaria chitarra, ma anche verso altri temi, tra cui le sensazioni che ha provato nel suonare sul tetto più importante di tutti i tempi!

Come procedono i tuoi impegni?

"Non troppo male. Al momento sono molto concentrato sull'astrofisica, ma mi sforzerò di parlare da chitarrista! Ho riscritto completamente la mia tesi dopo 30 anni dalla prima stesura ed ora che ho conseguito il dottorato sarò felice di tornare alla mia solita vita, davvero!"


Bene, Dr. Brian May...come è stato il tuo inizio con la chitarra? Hai sempre suonato uno strumento elettrico?

 

"No, per il mio settimo compleanno chiesi di ricevere una chitarra acustica e per l'occasione mi procurai il libro 'Josh White Method'. Ho suonato la chitarra acustica per vari anni ed era una bella cosa, perché suonarla mi ha offerto una grande esperienza per la ritmica. Di solito cantavo e suonavo contemporaneamente e solo dopo alcuni anni , circa 14 per la precisione, che ho iniziato a suonare da primo chitarrista".


Com'è avvenuto questo passaggio?

 

 

"La mia prima esperienza con il suono elettrico l'ho avuta quando ho realizzato i miei pick-up. Erano costruiti con un magnete attorno al quale era avvolto un filo, tutto materiale acquistato in un negozio di Kingston. Poi li ho collegati all'impianto hi-fi di mio padre e funzionavano! Avevo inventato i pick-up....ma Les Paul ci era riuscito per primo".


Erano di tipo humbucker o single coil?

 

 

"Single coil. Ho scoperto gli humbuckers solo l'anno scorso. Sono capaci di ricreare un bellissimo suono, qualcosa che non sono mai riuscito a fare prima. Ma sono comunque contento del sound che sono riuscito a sviluppare negli anni".


Qual è stato il tuo primo amplificatore?

 

 

"E' arrivato assai il là negli anni perché all'epoca non avevo molto denaro. Questa era una cosa che condizionava la mia attività, del resto abbiamo costruito una chitarra proprio perché non avevamo soldi a sufficienza per potercene permettere una. Così non ho potuto comprare un amplificatore fino ai 17 anni. Utlizzavo un vecchio amplificatore della Burns la cui resa non mi piaceva affatto. Non riuscivo a fare le cose che, invece, l'hi-fi di mio padre mi permetteva di realizzare. Capii rapidamente che mi sarei dovuto procurare un amplificatore a valvole. Comunque, per farla breve, una sera mi capitò di assistere al Marquee a un concerto di Rory Gallagher e scoprii che il suo suono era esattamente quello che cercavo. Me ne innamorai all'istante. Così dopo il concerto restai nei paraggi nella speranza di chiedere allo stesso Rory come avesse fatto ad ottenere quel tipo di sound. Rory si rivelò gentilissimo nonostante io all'epoca fossi solo un ragazzino e lui una star. Ricordo che mi disse: “Bene Brian, fondamentalmente uso degli amplificatori AC30 e un Rangemaster”. Il giorno dopo corsi in un negozio di usato a caccia della medesima apparecchiatura . Così nacque il mio suono, una combinazione tra quel tipo di amplificatore e la mia chitarra, che fondamentalmente utilizzo ancora oggi".


In particolare cosa ti ha inspirato il suono di Rory Gallagher?

 

 

"Rory era come me, suonava allo stesso tempo sia le parti ritmiche che gli assoli. Era bravissimo nel creare il suono, senza orribili distorsioni e in modo che ogni nota suonasse limpida come quella di un violino. Lui suonava una Fender Stratocaster, un tipo di chitarra con cui personalmente non sono mai riuscito a lavorare bene. Ma con la mia chitarra e i Vox AC30 riesco nel medesimo intento".


C'è molta differenza nel funzionamento tra un amplificatore a valvole ed uno a transistor?

 

 

"Mio padre aveva un'idea precisa su questo. Lui era un autentico genio nell'elettronica. Diceva che le valvole lavorano bene e offrono un sound grandioso".

 

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Si può dire che nel tuo stile cerchi uno spazio a cavallo tra un suono pulito e uno più ruvido?

 

"Esatto! è questo l'aspetto fondamentale per me. Ho sempre voluto ricavare un suono pulito dalle mie corde, ma senza omettere la corposità delle note. In questo senso gli AC30 sono speciali perché lavorano con valvole nella classe A e ciò comporta l'assenza di distorsioni anche nei livelli di suono più bassi.


Questa tipo di risultato in quale brano ha trovato la sua miglior esplicazione?

 

 

"In 'Tie Your Mother Down', sia nella ritmica che negli assoli. Lo stesso vale per Bijou, sebbene in questo brano vi sia stato un piccolo trattamento in studio, ma fondamentale è il mio suono. Per creare questo sound così corposo ho speso parecchio del mio tempo allo scopo di far suonare ogni singola corda nel modo giusto. E ciò non dipende solo dalla strumentazione, ma dal modo in cui suoni, che può modificare radicalmente la resa finale. C'è un passaggio alla fine di 'Bohemian Rhapsody' in cui le dita toccano dolcemente le corde in modo da creare un suono estremamente puro. Queste sono alcune delle cose che preferisco.


Quindi ritieni importante la tecnica ai fini del tuo stile?

 

 

"Quando ascolti qualcuno suonare una chitarra, puoi sempre riconoscere chi è, perché ognuno ha il proprio sound. Saprai che alcuni anni fa ho avuto occasione di suonare con Hank Marvin. Tutti credano che lui abbia una chitarra e un'amplificazione fantastici, ma in realtà il vero segreto sta nel suo modo di suonare. Lui suonò la mia chitarra e il suono che tirò fuori era il suo. Questo penso dipenda dal fatto che la chitarra è uno strumento altamente espressivo: quando suoni una chitarra, alcune cose vengono fuori in modo ragionato, ma altre sono il frutto del momento, dell'istinto, di ciò che è il musicista in quel preciso momento".


Quindi per suonare hai bisogno di essere ispirato?

 

 

"Decisamente. C'è una grande differenza tra chi suona sfruttando solo la tecnica e chi, invece, suona in base al proprio stato mentale".


Quando hai usato il tuo primo Vox AC30?

 

 

"Credo nel 1967. Ne comprai uno di seconda mano in un negozio di Wardour Street. Acquistai a rate il modello più vecchio perchè eravamo convinti che questo offrisse un suono migliore rispetto alla versione appena uscita".


E quali altri effetti hai poi utilizzato?

 

 

"Ho personalizzato alcuni vecchi Echoplexes . Me la cavavo in elettronica così, dopo aver realizzato degli alloggiamenti diversi dagli originali, aggiunsi alcuni pickups in modo da allungare l'effetto del 'ritardo' e accorciarne altri. Nell'assolo di 'Brighton Rock' c'è un esempio del risultato. Ma durante i tour mi hanno spesso dato molti problemi, così più tardi li ho sostituiti con dei 'delay' digitali, perché quelli di cui ti ho parlato richiedevano ogni volta delle messe a punto estenuanti".


Il tuo suono attuale è molto diverso da quello degli inizi?

 

 

"Si. Quando si va in tour il problema principale con gli amplificatori è dato dalla manutenzione. I miei sono stati spesso ricostruiti per essere più robusti. A questo punto devo menzionare Dave Petersen, il responsabile di molto del lavoro che viene fatto sugli amplificatori, che si preoccupa sopratutto di far si che gli amplificatori riproducano un sempre un certo tipo di suono, che invece un tempo era sempre molto variabile, trattandosi della conseguenza del tempo e dell'usura dei vari componenti. Un'altra differenza sta nella semplificazione dei Vox AC30, perché quelli originali erano dotati di alcune cose che non mi servivano, come ad esempio i canali del 'tremolo' e del 'brillante'. Quindi abbiamo eliminato tutto ciò che non serviva, lasciando l'essenziale ed eliminando ogni inutile fronzolo. Si tratta di modifiche talmente personali che oggi esiste una versione dei Voc AC30 a mio nome e che replicano fedelmente i cambiamenti detti".


Usi ancora l'amplificatore costruito da John Deacon?

 

 

"Si assolutamente, in sala di registrazione è incomparabile con qualsiasi altra cosa, anche se devo dire che Greg Fryers ha realizzato un modello molto simile. So che oggi negli States parecchi ragazzi cercano di copiare la mia strumentazione e la cosa mi sconvolge perché ci spendono parecchio lavoro e non credo sia giusto. Non vedo alcuna necessità in questo. Si tratta solo di gente che realizza la mia chitarra pur non avendone l'autorizzazione. Ma l'amplificatore creato da John è davvero magico e ancora oggi lo utilizzo. Lo ha suonato anche lui in 'Misfire'. Voleva farlo e io ho guardato quello che riusciva a fare e direi che ha fatto un ottimo lavoro. Poi con il suo permesso mi sono limitato ad aggiungere alcune piccole cose alla fine del brano, una piccola ciliegina sulla sua torta".

 

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Si può dire che i Queen e i Beatles hanno in comune il fatto che ognuno suonava lo strumento degli altri?

 

 

"Un po' si. A un certo punto tutti hanno suonato la chitarra!"


Hai mai suonato qualche parte di basso?

 

 

"Si, ma sostanzialmente ho sempre lasciato a John la versione definitiva, perché era più bravo. Certamente Roger suona molto bene la chitarra, così come John ovviamente. E anche Freddie l'ha suonata in alcuni brani, in particolare quella acustica. Lui suonò anche l'assolo originale in 'Crazy Little Thing Called Love', un nastro andato perduto. Aveva uno stile tutto suo con la chitarra. Sempre su 'Crazy' suonava anche una chitarra elettrica sul palco. Utilizzava una Fender Telecaster poi rubata da un magazzino quando smettemmo di suonare".


Chi produce oggi il modello 'Red Special'?

 

 

"Siamo gli unici produttori di noi stessi. Oggi la 'Red Special' è una vera e proprio compagnia. Sono in società con Barry Moorhouse. Si può dire che la 'Red Special' siamo io, Barry e Pete Malandrone, cioè il mio tecnico personale, e siamo direttamente implicati nella fabbricazione dello strumento. La qualità è in crescita e stiamo realizzando una versione per il mercato giapponese, una cosa che ci emoziona tanto e che sarà davvero vicina all'originale".


In passato abbiamo preso in esame una versione della 'Red Special' prodotta dalla Burns e abbiamo riscontrato che il 'vibrato' non funzionava come nel tuo strumento originale. In proposito ci sono delle migliorie?

 

 

"Il modello della Burns fu davvero un primo tentativo e il meccanismo del tremolo era una sorta di compromesso al fine di abbattere i costi, altrimenti sarebbe costata un braccio o una gamba! Oggi abbiamo un meccanismo per il tremolo decisamente migliore, con un basso livello di frizione e comunque molto vicino all'originale.


Ti trovi bene nel suonare dal vivo queste repliche dell'originale?

 

 

"Assolutamente! Oggi ne uso vari modelli. Andrew Guyton ha realizzato per me alcune copie favolose, di cui una con il manico intarsiato con la quale però non sono ancora perfettamente a mio agio sul palco. è uno strumento che richiede grande delicatezza, perciò se premi troppo forte con le dita c'è il rischio di andare fuori tono. In compenso offre una grande fluidità, essendo ridotto al minimo l'attrito tra le dita e il manico. Credo sia una soluzione tecnica ideata da Richie Blackmore (famoso chitarrista, n.d.t.) molti anni fa per la sua Fender Stratocaster e anche Steve Vai ne ha una se non sbaglio".


Per il musical 'We Will Rock You' quali chitarre vengono suonate?

 

 

"Delle 'Brian May Guitars', anche se provvediamo a fare alcuni settaggi particolari. I musicisti sono liberi di personalizzare lo strumento come ritengono più opportuno. In particolare il mio amico Paul Crook negli States ha realizzato un lavoro sulla sua chitarra davvero fantastico, uno dei miglior mai fatti. L'edizione londinese del musical utilizza la mia amplificazione con i Vox AC30, mentre le altre versioni sparse per il mondo credo utilizzino un mix tra i Vox AC30 e altri amplificatori, ciò anche per offrire un controllo migliore del suono in base al teatro in cui suonano".


Consideri gli amplificatori della Vox i migliori mai costruiti?

 

 

"Mmm...il modello a mio nome ci va molto vicino, ma mi piacerebbe realizzarne un altro con i suggerimenti di Dave e Greg e tutta la loro recente esperienza. Quindi credo che si possa ancora migliorare".

 

 

 

 


 


Parlaci della tua esibizione al Giubileo della Regina e alla tua performance sul tetto di Buckingham Palace. Qual è la storia 'tecnica' dietro quell'evento?

 

 

 

 

 

"Quella volta ho utilizzato tre amplificatori e il suono fu pazzesco. Avevo posizionato di fronte a me i tre amplificatori e il suono che venne fuori era bellissimo, limpido e maestoso. Dietro di me invece c'era il monitor da cui potevo sentire l'orchestra e la sensazione che provavo era incredibile, un pò come scendere a capofitto lungo le montagne russe. L'effetto che provavo allo stomaco era lo stesso".


Hai dovuto mantenere i nervi ben saldi...

 

 

"Quando ho finito di suonare, ho pensato che niente mi aveva spaventato così tanto. Ho avuto molti problemi con l'orchestra così lontana da me, perché se io riuscivo ad ascoltarla, l'orchestra aveva problemi di ritardo del mio suono. Non avevo modo di vedere il conduttore alla tv, quindi ho dovuto attendere mezz'ora prima che tutto fosse pronto a iniziare. Fu un'esperienza davvero paurosa. Un milione di cose potevano accadere senza che io ne avessi il controllo: la rottura di una corda, ad esempio, oppure uno sbalzo di temperatura poteva alterare l'accordatura della chitarra. Insomma tante cose potevano andare storte di fronte a un milione di persone e io mi sentivo un completo idiota. Ma ero in alto sul tetto e tutto il resto mi sembrava lontano e alla fine sono stato felice perché tutto a funzionato!"


La tua esibizione è stata una novità nazionale...

 

 

"Internazionale direi, ma non lo farei di nuovo, anche se la cosa mi ha dato una gran soddisfazione. Recentemente ho sentito degli strani commenti negativi su quell'esibizione. Ma aspetto tutti i detrattori al varco, perché sfido chiunque a fare una cosa del genere. Non si è trattato semplicemente di salire su un palco e suonare...c'era l'arrangiamento orchestrale con cui la BBC e il mondo hanno utilizzato per aprire il concerto, e forse molte persone non l'hanno capito; inoltre c'era anche un arrangiamento nel mezzo del brano che ho scritto per l'orchestra e, infine, tutta la parte finale che serviva a creare il giusto clima. Tutto questo ha implicato una certa dose di improvvisazione e io avevo bisogno di conoscere tutte le variabili del caso per non correre troppi rischi. Se qualcuno pensa che sia stato facile, lo sfido a fare una cosa simile a quella!


E' dura evitare il confronto con l'inno nazionale americano suonato da Hendrix...

 

 

"Si tratta di due cose diverse, ma comparabili in termini di rischio. Ci sono posti dove puoi andare a suonare se sei preparato a prendere il coraggio a due mani: Jimy Hendrix ha fatto questo e io sono orgoglioso di essere riuscito a fare qualcosa di simile. Solo che nella mia performance c'era un po' più di organizzazione perché io sono fatto così. Mi piace improvvisare, ma anche essere preparato. Con me erano coinvolte altre persone e dovevamo essere coordinati tra noi. Ray Cooper (percussionista, n.d.t.) è stato fantastico in quell'occasione. Ha partecipato a tutte le prove ed è stato un supporto magnifico. Si è comunque trattato del momento professionale più terrificante della mia carriera, perché realizzare quella performance fu davvero diffiile".
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Tornando all'inizio, ora che hai conseguito il tuo dottorato sei pronto a riprendere la chitarra?

 

 

"Si....penso che lo farò! Parlando seriamente, il dottorato è stato duro per me. Ho dovuto trascurare molte cose per conseguirlo, ma sarò ovviamente felicissimo di ritornare alla musica, perché è una cosa che mi è mancata tanto".


Ci sono dei tour in vista?

 

 

"Non so nulla su un tour della Brian May Band, ma potrete vedere i Queen in giro il prossimo anno. Al momento stiamo definendo i vari dettagli".


Ti senti pronto a ricominciare?

 

 

"Si, confesso di esserlo. C'è sempre un miscuglio di vari sentimenti, perché quando vai in tour rinuncia per un bel po' a una parte della tua vita privata. Man mano che invecchi questo diventa sempre più complicato. Certamente considero la mia vita privata importantissima e impiego molto del mio tempo con la mia famiglia e fare le cose che mi piacciono. Tuttavia non c'è niente come l'essere su un palco, a fare quello che facciamo noi. Penso che Roger e Paul Rodgers ed io ci ritroveremo il prossimo anno e mettero giù qualcosa assieme".


Attendiamo con ansia. Ci sei mancato durante la tua “pausa”.

 

 

"Ah, grazie! Sai, Mi sono mancato anch'io!"
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