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Traduzione di Cristina Merlo


In termini di versatilità, Brian May mette tutti in ombra. Non è solo uno dei chitarristi più distintivi del pianeta ma è anche il cofondatore di una delle band di maggior successo al mondo, i Queen. E se ciò non fosse abbastanza, May in qualche modo ha trovato il tempo, tra i suoi impegni, per diventare un astrofisico ottenendo il suo Ph.D. all' Imperial College di Londra nel 2007.

Tutto questo ci porta ad una domanda: c'è qualcosa in cui questo ragazzo non sia bravo?

May si lascia scappare una risatina e dice: “Oh certo. Suppongo ci siano alcune cose” Dopo averci pensato qualche secondo ammette che le faccende domestiche non sono il suo forte.

Sono un disastro con quelle cose, chiedi a mia moglie. Lascio sempre in giro le tazze negli angoli nascosti per poi ritrovarle mesi dopo con la muffa. Quello è il mio peggior difetto”.

Faccende domestiche a parte, i successi di May continuano ad accumularsi. E' veramente raro per qualsiasi band sostenere la popolarità decine di anni dopo il loro ultimo lavoro in studio, ma i Queen stanno cavalcando un'onda di popolarità mai vista prima. In larga parte il merito è del colossale film Bohemian Rhapsody del 2018, ad oggi il biopic di maggior successo di tutti i tempi. (con un incasso a livello mondiale di circa un milione di dollari, per non menzionare i quattro premi Oscar), il catalogo della band è tornato prepotentemente nelle classifiche.

Dopo breve tempo dall'uscita del film lo scorso inverno, i Queen hanno raggiunto i primi posti non con uno ma ben due album (la colonna sonora del film e il Greatest Hits del 1981) nella Billboard Top 10.

Chi l'avrebbe mai detto?” si chiede May, quasi sconcertato dal successo raggiunto dal film. “Pensavamo che sarebbe andato bene con i fans ma non immaginavamo quanto sarebbe stato apprezzato. Le persone sono andate a vederlo 5 o 6 volte. Cantano tutti insieme e piangono. Ho incontrato una persona in Asia che lo ha visto 30 volte. E' straordinario. Non potremmo essere più felici.”

Rispondendo alla critiche di chi ha messo in discussione il rimescolamento dell'ordine cronologico degli eventi, May dice: “Non stavamo facendo un documentario. Non voleva essere una cosa tipo ' è successo questo e poi questo...'. E' stato un tentativo per entrare nella vita di Freddie Mercury e fare un ritratto della sua interiorità. La sua guida, la sua passione, le sue paure e debolezze. Volevamo anche raffigurare il suo rapporto con noi come parte di una famiglia”. Fa una pausa e poi pensieroso, riguardo al compianto frontman, aggiunge: “Penso che a Freddie sarebbe piaciuto, perchè è una buona e onesta rappresentazione di lui come persona.”

Bohemian Rhapsody ha avuto una lunga e travagliata storia prima di arrivare sullo schermo (prima che Rami Malek fosse scelto per il ruolo di Mercury, per un breve periodo era stato scelto Sacha Baron Cohen.) e per May,  che con il batterista Roger Taylor è stato consulente musicale e creativo per il film, il processo di realizzazione si è spesso rivelato difficile.

Ci sono state molte battaglie che abbiamo dovuto affrontare” dice. Anche dopo che il film era terminato, il chitarrista ha dovuto lottare con i dirigenti della 20th Century Fox per poter registrare la sua versione dell'inno di apertura che precede l'inizio del film. “Non volevano che lo facessi, perchè pensavano avrebbe aperto le porte a molte altre cose. Ma alla fine me lo hanno lasciato fare e ci sono venuti incontro con molto rispetto.

Un altro ruolo in cui May è stato coinvolto nel film è stato quello di istruire l'attore Gwilym Lee, che avrebbe interpretato il chitarrista, nella fine arte del suo stile unico con la sei corde, facendolo suonare con la moneta da sei pence anziché con il tradizionale plettro.

Fortunatamente Gwilym non era un neofita della chitarra, quindi aveva già delle basi su cui lavorare.

Gwilym è un buon musicista, ma voleva immergersi nel modo in cui suono la chitarra e mi osservava da vicino” dice May. “Ci siamo seduti insieme con due chitarre e abbiamo suonato le canzoni che avrebbe poi replicato nel film. Ha assorbito tutto molto in fretta. Ciò di cui non mi rendevo conto è che osservava anche i miei manierismi e il tono della mia voce. Quando i miei ragazzi hanno visto il film la prima volta hanno detto 'Papà, hai doppiato la tua voce?' Ho detto 'No, è un attore, e mi ha centrato in pieno!'.

Oltre il gigantesco successo di Bohemian Rhapsody al box office, May attribuisce la longevità del successo con il pubblico all'intramontabilità delle loro canzoni. “Le canzoni sono il pilastro principale, ma è un'area complessa a sé,” dice. “ Quelle canzoni sono nate in periodi di stress. Eravamo fortunati ad essere una forte combinazione di personalità, ma penso che siamo sempre stati sul punto di dividerci. Molto stranamente, è proprio quello da cui abbiamo tratto la nostra forza, perchè remavamo in direzioni diverse. C'erano quattro talenti diversi tra noi.
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Torniamo agli inizi. Nel 1963 eri ovviamente uno studente serio a scuola, ma allo stesso tempo volevi suonare la chitarra. Questi due obiettivi erano in conflitto l'uno con l'altro?

Certo, lo erano e le regole della scuola dicevano che suonare la chitarra era immorale e illegale, era il lavoro del diavolo. Dovevamo nascondere le chitarre e suonare di nascosto nel deposito per le biciclette durante la pausa pranzo. Dovevamo essere ribelli. Quel genere di apprendimento per diventare una rock star non esisteva nel 1963. Da molti era visto come una grave perdita di tempo.

Tuo padre ti ha aiutato a costruire la chitarra, la Red Special. Era d'accordo sul fatto che questo avrebbe sottratto tempo agli studi?

Mio padre fu un grande enigma. Sì, mi supportava e abbiamo costruito la chitarra insieme ed è stata una meravigliosa esperienza che ci ha uniti. Ma quando decisi di abbandonare gli studi per dedicarmi alla musica e suonare la chitarra è stato fermamente contro.

Era affranto dal fatto che volessi abbandonare tutto ciò che mi avrebbe assicurato un futuro e nel veder sfumare tutti i sacrifici che aveva fatto per permettermi di studiare. Fu una cosa molto toccante, per circa un anno e mezzo a stento ci siamo parlati.

Se la chitarra che hai costruito non avesse funzionato, come sarebbe finita?

Oh, l'avremmo fatta funzionare, non ci saremmo arresi. (Ride). Eravamo assolutamente determinati e mentre la realizzavano abbiamo fatto molti esperimenti. Dicendo questo, sarebbe potuta andare peggio di com'è andata e la storia avrebbe avuto un altro corso. Ma non so come, perchè per tutti quegli anni non avrei potuto permettermi di acquistare una chitarra. Sarebbero passati anni prima di potermi permettere di comprare una Fender o una Gibson di quel livello.

Hai suonato la Red Special per tutto il corso della tua carriera. Visti tutti le innovazioni tecnologiche disponibili adesso, se potessi tornare indietro nel tempo, ci sarebbe qualcosa che vorresti cambiare?

Non cambierei nulla. Tutto funziona molto bene. (Ride) E' parte di me e ogni cosa che la riguarda è perfetta per me. Come questo sia accaduto è un piccolo mistero. Credo sia stato un po' per intuizione e buona progettazione ma anche per fortuna. Una delle grandi incognite erano tutte quelle 'acoustic pockets' . Avevo un'idea del feedback che volevo ottenere in un certo modo, non quella specie di 'strillo' che si produce attraverso i pickup. Non avevo alcuna teoria per poterlo realizzare, è stata fortuna e ha funzionato nel modo giusto.

Il tuo stile è quasi impossibile da analizzare. E' difficile intuire le tue influenze. Chi ascoltavi da bambino?

Non c'era molto da poter ascoltare a quei tempi così i ragazzini come me ascoltavano tutto quello che gli capitava sotto mano. Non diresti mai che chitarristi rock come Django Reinhardt, Charlie Byrd o Chet Askins possano aver avuto una grande influenza su di me. Eravamo tutti fans degli Shadows e anche Hank Marvin ha avuto un grande peso. Ho preso tutto ciò che potevo trovare. Non sapevo chi fosse James Burton a quei tempi ma ha influito molto. Il modo in cui piegava le corde, suonavano come una voce. E' quello che mi ha appassionato. E c'era Buddy Holly, non tanto per il bending ma il suo ritmo incisivo nel suonare mi ha ispirato moltissimo. E quelle armonie! Ho cominciato ad apprezzare ciò che so poteva fare con le armonie vocali. Quelle cose mi danno ancora i brividi, 'Oh Boy' e 'Maybe Baby'. Le ascolto ancora e mi meraviglio di come siano venute fuori.

Sembra che i Queen occupassero una loro corsia. Non facevate le cose blues come i Free e non eravate aggressivi come le band prog rock tipo Yes ed Emerson, Lake & Palmer. Cercavate di distaccarvi da ciò che tutti gli altri facevano?

Penso che la vera ispirazione arrivi dall'insieme di tutte quelle cose. Un paio di canzoni dei nostri inizi sono modellate sullo stile di scrittura dei Free. In quel periodo ero ispirato da Eric Clapton e Jimi Hendrix, mi hanno cambiato la vita. Per noi, Hendrix era il grande dio. Ancora non capisco da dove arrivasse quello che faceva. Era come se venisse da un altro pianeta.

Ho citato le armonie, sono state ispirate da Buddy Holly and The Crickets, gli Everly Brothers, i Beatles. Sui Beatles abbiamo costruito la nostra bibbia per la composizione musicale, gli arrangiamenti e la produzione. White Album è un catalogo completo di come si possa usare uno studio per comporre le canzoni. 'Happiness Is A Warm Gun' e Dear Prudence' sono esempi di come la musica possa essere paragonata alla pittura su tela. In un senso, i Beatles erano alleggeriti dal fatto che non dovevano suonare le canzoni live. Ci siamo appassionati a comporre le cose in studio ma anche a farle 'vivere' su un palco.

I primi tempi, quando non avevate pieno controllo sui vostri show, è stato difficile ottenere dalla tua chitarra sul palco il suono che ti piaceva?

Da quando ho trovato il Vox AC30 e un treble booster, che mi è stato dato sul concetto di Rory Gallagher, ho ottenuto il mio suono e non ho mai avuto problemi. E' sempre stato nel modo in cui volevo che fosse. Era la mia voce ed ero felice. Cerco sempre di migliorare ma quella è la base e non è cambiata. Quelle valvole Class A ti danno un' effetto morbido, dal suono pulito fino a diventare incredibilmente limitato e saturo. Combinandolo con la mia chitarra ho ottenuto tutte le variazioni di tono che stavo cercando.

Spesso la gente pensa a Freddie come pianista, ma occasionalmente suonava la chitarra e con una avrebbe anche scritto. Che tipo di chitarrista era?

Era molto bravo con la chitarra, molto insolito, tutto in downstrokes (pennata verso il basso n.d.t.). Ha scritto il riff per 'Ogre Battle' (da Queen II, 1974). Io ero solito suonare sia in upstrokes (pennata verso l'alto n.d.t.) che in downstrokes, ma lui era tutto in downstrokes. Immagina quanto velocemente si muoveva la sua mano destra! Aveva un'energia frenetica sulla chitarra, che viene fuori molto bene in quella canzone. Ha suonato il ritmo per 'Crazy Little Thing Called Love'. Volevo suonare bene quanto Freddie in quel disco, era dannatamente bravo. Per un po' ha accantonato la chitarra per concentrarsi di più sul piano. Negli ultimi tempi ha abbandonato anche il piano. Voleva essere solo un performer che si esibiva e avere la libertà di essere un frontman.

Parlando di esibizioni, tu e Freddie siete stati i pionieri di alcune pose utilizzate dalle rock star di oggi.

Davvero? (Ride)

Lo penso davvero.

Non so da dove tutto sia venuto fuori. Abbiamo avuto delle ispirazioni ma non c'erano coreografie. Facevamo tutto istintivamente, ma sul palco c'era la consapevolezza dell'energia che scorreva. Credo che il Giappone ci abbia cambiati. Andammo in Giappone e fummo trattati come se fossimo i Beatles. Ogni mossa che facevamo era accolta da una risposta dal pubblico, così abbiamo imparato velocemente, istintivamente, ad usarle. Non credo di essere stato un chitarrista 'fisico' all'inizio ma l'esperienza al Budokan e quegli apprezzamenti ci hanno modellati in persone molto più dinamiche e reattive a ciò che il pubblico percepiva.

Ci vorrebbero giorni per scorrere la vostra discografia, ma volevo parlare di un paio di canzoni. Si dice che 'Stone Cold Crazy' (da Sheer Heart Attack, 1974) sia stata il precursore del trash metal. A cosa pensavate quando l'avete scritta?

Te lo posso dire esattamente. Freddie ha scritto le parole, e aveva già un riff che aveva suonato con la sua vecchia band. Ho detto: 'Le parole e il concetto sono ottimi ma hai bisogno di un riff migliore' Freddie disse: 'Ok, che cos'hai?' Ho cominciato a suonare quel riff frenetico che si combinava con le parole e gli è piaciuto moltissimo. Tutta la band si è messa al lavoro, Roger in particolare, perchè si basa sopratutto sul modo in cui suona lui. E' nata molto velocemente.

Per qualche ragione, non l'abbiamo inserita nel primo album. Ci piaceva ma l'abbiamo messa in un cassetto pensando che sarebbe rientrata nel secondo album. Ma quel disco era molto arrangiato perchè stavamo consapevolmente cercando di spingere la nostra musica su un altro livello.

Ad alcuni è piaciuto, ad altri no. Ricordo una recensione in Australia che diceva: 'I Queen hanno abbandonato le loro radici rock con Queen II.' Ero scioccato.

Quella reazione è stata d'ispirazione per Sheer Heart Attack che era un tentativo di recuperare la nostra originale energia. Abbiamo definito 'Stone Cold Crazy'  velocemente. E' una delle canzoni con il tempo più veloce che abbiamo mai suonato. A quei tempi, quando la suonavano sul palco, ci divertiva. A volte cerchiamo di metterci alla prova per vedere se i muscoli resistono ancora suonando a quella velocità, tende a essere molto veloce. E' in quel momento che devi trattenerti, perchè si arriva al punto in cui  perdi colpi.

'The Prophet's Song' apparve nell'abum A Night At The Opera del 1975, ma ci stavi lavorando dai tempi di Queen II.

Sì. Era un'ossessione e ci ho battagliato. E' nata da un sogno, non è stata programmata. Stavo cercando di comprendere quel sogno e ho avuto molto problemi nella stesura. C'erano troppi frammenti diversi ed è diventata un'accozzaglia. Ricordo che stavo ascoltando Freddie suonare 'Bohemian Rhapsody' ai Rockfield. Era al pianoforte e ho pensato 'Mio Dio, è riuscito ad organizzare questa cosa in modo perfetto e io sono qui a lottare con tutti questi pezzi diversi.' 

Alla fine sono riuscito a metterla insieme ma non so se è il miglior risultato che potessi ottenere . Ovviamente non ha mai raggiunto il successo di 'Bohemian Rhapsody' che era il figliol prodigo ed è diventata immortale in molti modi. 'The Prophet's Song' è un pezzo che i fans dei Queen amano ma non ha mai conquistato il mondo nello stesso modo.

Hai citato James Burton, che hai emulato in 'Crazy Little Thing Called Love'

Oh sì.

E c'è 'Another One Bites The Dust'

Sì ma il ritmo della chitarra non è mio. John lo ha suonato in quella canzone. Ovviamente ha composto la linea di basso e tutto il resto. Fu molto insistente nel voler dare il suo tocco al ritmo, quindi è lui a suonare una Strat. Io ho suonato le parti più pesanti, che non sono molte. Sono solo un dettaglio. Devo ammetterlo, ottenere quel ritmo pesante è una delle cose più difficili da suonare sul palco live.

Sembra molto Nile Rodgers.

E' molto Nile Rodgers e John lo adorava, come tutti noi. John era molto influenzato da lui senza dubbio. Che uomo meraviglioso è Nile Rodgers. Ha un suo personale vocabolario, il suo mondo.
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I Queen sono stati lontani dalle scene per più di un decennio dopo la morte di Mercury dovuta alle complicazioni dell'AIDS nel 1991, ma nel 2004 May e Taylor sono tornati in tour con il cantante Paul Rodgers con una rinnovata versione della band (il bassista John Deacon si era ritirato).

Quella configurazione, Queen + Paul Rodgers, ha goduto una serie di successi in giro per il mondo prima di sciogliersi nel 2009.

Due anni dopo, May e Taylor invitarono il finalista di American Idol Adam Lambert ad unirsi a loro e, come i Queen + Adam Lambert, hanno spopolato.

Quest'estate, la band intraprenderà un tour nelle arene del Nord America, e con i Queen che ancora si  cullano nel bagliore di Bohemian Rhapsody, la corsa sembra essere vincente.

Credo che l'esibizione rappresenti ancora una grande parte della mostra storia” dice May.

Andiamo ancora là fuori sul palco con Adam e lo facciamo ai massimi livelli. Credo che nessuno avrebbe potuto nemmeno prevederlo. Di bello c'è che Adam non si sente affatto un rimpiazzo; a suo modo è un' innovatore sul palco. Fa parte del nostro nuovo equilibrio.”

Dopo la morte di Freddie, è passato un po' di tempo prima che i Queen riprendessero i tour. Come descriveresti le differenze nel modo di lavorare con Paul Rogders prima e Adam Lambert adesso?

Bella domanda. Sono entrambi bravi, naturalmente. Abbiamo passato dei momenti fantastici con Paul. Ha il suo stile personale che abbiamo integrato nella band. E' successo che si è arrivati ad un punto d'incontro, durante il quale volevamo addentrarci più intensamente nella sua musica, ne eravamo influenzati. Per me era una gioia suonare 'All Right Now', 'Can't Get Enough of Your Love' e quel tipo di canzoni.

E' diventato arduo man mano che il tempo passava. Dovevamo suonare in Sud America dove le persone non conoscevano quella musica quindi abbiamo suonato più canzoni dei Queen.

Paul si è adattato bene ma credo fosse dura per lui abbandonare molti dei suoi pezzi. Ci è piaciuto molto farlo come esperimento, ma come tale aveva i suoi... limiti. Alla fine abbiamo pensato 'E' andata avanti come poteva. Paul ha bisogno di tornare alla sua carriera'. Perchè non poteva limitarsi ad essere solo il frontman dei Queen. Di comune accordo abbiamo pensato fosse giusto così.

Ora, con Adam è una storia diversa, perchè è in grado di fare tutto ciò che faceva Freddie e di più.
(Now, with Adam, it’s a different story, because Adam can do all the stuff that Freddie did and more)

Non importa cosa gli fai fare, lui ci riesce. Può cantare 'Good Old Fashion Lover Boy' (da A Day At The Races, 1976), che non avremmo mai potuto affidare a Paul Rodgers semplicemente perchè non avrebbe funzionato. Con Adam è un altro paio di maniche.

E' un'esibizionista nato. Non è Freddie e non vuole nemmeno provare ad esserlo ma ha una sua impostazione parallela. Sa come affrontare il pubblico. Sa come intrattenerlo, lo stuzzica e lo diverte in modo naturale, senza pensarci. Ama travestirsi. Sebbene anche Paul per noi si fosse travestito un po'. Gli abbiamo fatto indossare un sacco di lustrini (ride).

Un pochino

Adam vive e respira quel tipo di cose. Adam ha stile, e questo non significa che non abbia anche sostanza. E' una rock star nata e un frontman, abbiamo un rapporto molto vivace. Lo trattiamo esattamente nello stesso mondo in cui trattavamo Freddie quasi in ogni aspetto.

Abbiamo parlato di come hai lavorato con Gwilym Lee, ma cosa possiamo dire dell'interpretazione che è valsa un Oscar a Rami Malek nel ruolo di Freddie?

Ahh, Rami è un tale fenomeno. E' incredibile. Rami è diventato così simile a Freddie nella quotidianità che quasi ci sembrava fosse lui. E' una cosa molto strana. Tutti i ragazzi sono bravi, tutti e quattro più Lucy (Boynton, che ha interpretato Mary Austin) sono diventati una famiglia allargata. Passiamo ancora molto tempo insieme. E' stupendo.

 

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