Il 6 Giugno (2008) scorso Brian May (BM) è stato avvicinato da John Johnson Jr. (JJ) del Los Angeles Times per un'ntervista nella quale il musicista racconta della sua passione per l'astronomia, dei suoi impegni accademici e della nuova stagione artistica che si appresta a vivere con Roger Taylor e Paul Rodgers. Johnson scrive: "Brian May chitarrista dei Queen e autore del brano We Will Rock You è passato dalla scuola del rock a quella in astrofisica, ottenendo il suo PhD presso l'Imperial College di Londra.

Oggi negli States è stato pubblicato "Bang! Storia completa dell'Universo" che lo stesso May ha scritto assieme all'astronomo Sir Patrick Moore e all'astrofisico Chris Lintott. Il libro, ispirato al volume intitolato "Breve storia del tempo" di Stephen Hawking (famoso scienziato considerato da molti un autentico genio e costretto da anni su una sedia a rotelle per una grave forma di distrofia muscolare, n.d.t.), rappresenta un percorso guidato a partire dall'istante appena successivo al Bing Bang (esplosione primordiale da cui l'Universo avrebbe avuto origine, n.d.t.), fino a giungere alla formazione della Terra, avvenuta ben 5 miliardi di anni fa. Impegnato nel lancio della sua band per un imminente tour, Brian May, 60 anni, ci regala una pausa dal suo lavoro per raccontarci come una rockstar sia stato catturato dalla musica del cosmo.

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JJ: Cosa viene prima, la musica o la scienza?

BM: Entrambe le cose vanno di pari passo. Fin dagli inizi è stato così, infatti non ho mai perso la messa in onda del programma condotto da Sir Patrick Moore ('The Sky At Night', che con una durata di 50 anni è tra i programmi televisivi più longevi della storia) e se parli con qualsiasi astronomi inglese, tutti ti diranno la stessa cosa e cioè che la loro ispirazione nasce proprio da Patrick Moore. Poi è arrivata anche la musica e io sono rimasto completamente affascinato da entrambe le cose, tanto da voler diventare sia un musicista che un astronomo.

JJ: Quando hai iniziato a suonare?

BM: Attorno ai 7 anni. Mio padre mi insegnò a suonare l'ukelele (che poi Brian ha continuato ad usare in alcuni dischi dei Queen, n.d.t.). Per il mio compleanno avevo chiesto una chitarra. Era troppo grande per me e non avevo idea di come usarla.

JJ: Più tardi, quando sei andato al collage il tuo percorso formativo fu scientifico?

BM: Si, è una cosa abbastanza curiosa perché all'epoca ero molto coinvolto con la musica. Fin dall'età di 15 anni ho fatto parte di qualche band locale. All'Imperial College, annidato tra geologia, fisica e raggi cosmici c'era il Royal College of Music. Ci passavo davanti ogni giorno ma non ci ho mai messo piede.

JJ: Quando nacquero i Queen?

BM: Eravamo al college. Misi in bacheca un annuncio per cercare un batterista. Lavoravo sempre con un cantante, ma Freddie era un suo amico.

JJ: Come hai deciso di tornare a studiare per il dottorato?

BM: Si è trattato di uno di quegli strani casi in cui le coincidenze accadono. Durante il tour ho portato con me la mia vecchia tesi (sulla velocità delle polveri cosmiche nel sistema solare) e sul mio sito ho menzionato il fatto di averla ripresa a leggere. Tra coloro che hanno letto la notizia c'era anche Michael Robinson, capo del dipartimento di astronomia dell'Imperial College. Mi ha scritto dicendomi: “Se su questa cosa della tesi sei serio, vorrei essere il tuo supervisore”. Ci sono cose alle quali non puoi dire di no. Così è iniziata la cosa. E prende un PhD non è esattamente preparare una torta.

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JJ: Prendere il dottorato come ha cambiato la tua vita?

BM: Non lo vedo come un punto di arrivo ma, piuttosto, come un inizio perché adesso sono in contatto con ogni astronomo impegnato nella ricerca sulle polveri interplanetarie. Le scoperte degli ultimi anni sono avvenute da distanze immense. Il tipo di astronomia, invece, in cui ero impegnato riguardava distanze molto più prossime a noi, circa 10 minuti-luce (le distanze astronomiche si misurano in anni-luce, n.d.t.). Improvvisamente, con l'avvento delle ricerche di pianeti simili alla Terra, questo settore ha assunto una rilevanza fondamentale. Il posto migliore dove studiare le polveri cosmiche è qui, perché ci troviamo esattamente nel mezzo di una nuvola di tali particelle.

JJ: Cosa hai trovato?

BM: Molti di coloro che applicano l'astronomia a questo settore cercano le concentrazioni di polveri. Io faccio ricerche nell'ambito dei loro movimenti. Abbiamo la capacità di osservare polveri che viaggiano nella stessa direzione della Terra e sappiamo anche che alcune polveri viaggiano in senso opposto e con tutta probabilità ne esistono altre che invece viaggiano attraverso tutto il sistema solare e, forse, è proprio questa la cosa più interessante di tutte. Il motivo è semplice: si tratta di residui di una supernova (tutte le stelle, nel loro ciclo vitale, raggiungono il grado di supernova, ovvero ingigantiscono e infine esplodono, n.d.t.). E noi prendiamo origine proprio da questo fenomeno.

JJ: Questo cosa ci dice?

BM: Ci permetterà di capire come la Terra si è formata. Le polverine interstellari hanno viaggiato attraverso il cosmo per miliardi di anni. Sono sempre stato affascinato da una canzone di Joni Mitchell in cui canta: “Noi siamo polvere, noi siamo dorati”.

JJ: Insegnerai?

BM: Ho un posto all'Imperial College, ma non ho il tempo necessario da dedicarvi. Stiamo per lanciare un tour americano L'altra grande cosa è il musical 'We Will Rock You' che attualmente non è suonato negli States ma che ha una sua edizione canadese, a Toronto.

JJ: In che modo il tuo essere un autore di canzone ha influenzato la scrittura di Bang! ?

BM: Sono affascinato da questo confine tra l'arte per l'amore della stessa e l'arte come prodotto per il pubblico. Come artista si tratta di una linea d demarcazione molto sottile da percorrere. Se ti allontani troppo da uno dei due aspetti, rischi di diventare completamente auto-indulgente; se, invece, punti troppo all'altro lato corri il pericolo di restare ossessionato dal tuo pubblico e perdi la tua anima più profonda. Negli anni come Queen abbiamo avuto l'attitudine credo di mantenerci sulla giusta linea.

JJ: Il tuo libro si legge in modo agevole mi pare.

BM: E' quello che abbiamo fatto. Abbiamo letto tutti il libro di Stephen Hawking e lo abbiamo trovato difficile. Noi invece volevamo scrivere un libro che fosse accessibile a tutti, anche per coloro che sono semplicemente interessati all'argomento.

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JJ: Alcuni musicisti, come George Harrison (ex membro dei The Beatles, n.d.t.) sono ossessionati dall'idea di trovare la risposta alle grandi domande della vita. Anche per te è così?

BM: Non penso che l'astronomia possa sempre dare delle risposte. La scienza può trovare il collegamento tra una cosa e l'altra. Puoi cercare schemi e regole che spieghino come accadono le cose.

JJ: E' complicato trovarti a far parte di due comunità così differenti, come quella scientifica e il mondo del rock?

BM: Sono terribilmente diverse. è affascinante per me essere capace di 'camminare in due stanze nello stesso giorno', una abitata da astronomi e l'altra occupata da musicisti. Io provo a prendere un po' dall'una e un po' dall'altra, la qual cosa può essere un bene ma anche rivelarsi pericolosa.

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