Nel 1975 il giornalista Harry Doherty intervistava i Queen alla vigilia della realizzazione di 'A Night At The Opera'. Dopo 30 anni lo stesso autore si fa testimone di alcuni incredibili parallelismi tra quel periodo e il presente della band, attraverso le dichiarazioni le dichiarazioni che Brian May, Roger Taylor e Paul Rodgers hanno rilasciato poco prima della pubblicazione di "The Cosmos Rocks". L'intervista è stata pubblicata sul numero di Novembre del magazine Classic Rock.
Nel 1975 mi fu concessa l'opportunità di intervistare i Queen. Era il periodo appena precedente la pubblicazione di "A Night At The Opera", il loro capolavoro assoluto e mi ritrovai al cospetto di una band agitata e logorata dal lavoro, visto che proprio in quei giorni avrebbero poi messo mano alle fasi finali di rimessaggio del disco.
Dopo ben 33 anni mi ritrovo a vivere una sorta di dèjà-vu, ma stavolta in un universo parallelo. Con la triste scomparsa di Freddie Mercury e l'abbandono di John Deacon, defilatosi in un enigmatica auto-reclusione, oggi Brian May e Roger Taylor sono prossimi alla realizzazione di un nuovo album dei Queen dopo 13 anni, stavolta in collaborazione con la leggendaria icona rock-blues, nonché voce e fondatore dei Free e Bad Company, Paul Rodgers, il quale si è unito al duo per dare vita a "The Cosmos Rocks" sotto la denominazione Queen+Paul Rodgers.
E ancora una volta la band si ritrova ad affrontare l'immediato futuro con la stessa accortezza creativa, sebbene senza l'afflizione dei guai economici di un tempo.
"Si, il periodo di "A Night At The Opera" fu di vera crisi per noi" dice Roger Taylor, "Eravamo letteralmente col culo per terra all'epoca. Avevamo venduto un certo numero di copie dei nostri dischi, ma non ci erano stati pagati i proventi, la solita vecchia storia. Così quell'album rappresentava la nostra unica cartuccia. Se avessimo fallito probabilmente non saremmo durati per molto. Ma al di là dei problemi finanziari, c'è una certa similitudine tra quel periodo e la realizzazione di "The Cosmos Rocks". Ma in ogni caso non credo che la gente si aspetti nulla di simile a quel disco. Ma abbiamo questo nuovo materiale che conferma che siamo un'entita' creativa e questa e' una operazione pratica".
Per comprendere l'inizio di questa "operazione" dobbiamo fare un salto fino al 2004, quando, in occasione di un concerto realizzato per l'anniversario della Fender Stratocaster, sul palco della Wembley Arena incrociarono i loro destini Paul Rodgers e Brian May, chiamato a sostituire Paul Kossoff. Da questo timido inizio e' partita la rigenerazione dei Queen.
"Lasciammo il palco con la consapevolezza che era fluita dell'alchimia durante l'esibizione. Fu una cosa assolutamente naturale. Fu quella che poi e' diventata la moglie di Paul, Cynthia, a guardarci entrambi e a dire: 'Qui e' successo qualcosa, non vi pare? Tutto cio' di cui avete bisogno ragazzi e' un batterista'. E io risposi: 'Io conosco un batterista!'. E' nata come una piccola cosa, della serie: facciamo qualcosa insieme e vediamo che succede".
Cosi Brian May ricorda la genesi dei Queen+Paul Rodgers. E prima che tu possa dire"'We Will Rock You" (!), appena un mese dopo Paul Rodgers si unì a Brian May e Roger Taylor in occasione della premiazione dell'Uk Musica Hall Of Fame, suonando assieme "All Righ Now", "We Will Rock You" e "We Are The Champions", in uno strano ma memorabile mini-spettacolo.
"All'epoca sembrava solo una cosa interessante da fare" riflette ancora Brian May dalla sede delle prove per il prossimo tour, "Ma per me ci fu un momento assolutamente significativo: quando Paul ha cantato 'We Are The Champions' era evidente che la stesse cantando a modo suo, che l'avesse fatta sua. Non assomigliava a nulla di quanto fatto da Freddie. Non esiste nulla al mondo paragonabile a quanto realizzato da Freddie e in quella canzone c'è ancora tutto il suo spiritio Ma suonarla con Paul è stato più di una semplice esecuzione. E' come se fossimo entrati in un nuovo mondo".
Paul Rodgers intanto giungeva alle stesse conclusioni. Il cantante in particolare ricorda:
"Durante le prove prima della cerimonia per la Hall Of Fame, avevamo attorno un sacco di gente, dai portinai a tutti coloro che lavoravano all'evento, e tutti battevano le manie si domandavano: 'Che diavolo sta succedendo qui?' E io credo che quando si riesce a creare questo tipo di eccitazione, è un buon sintomo di ciò che stai facendo".>
A quel punto i promoter non si lasciarono sfuggire l'occasione di proporre ai tre artisti la possibilità di suonare in tour assieme. Quando Brian May chiamò Paul per domandargli un parere circa questa eventualità, per realizzare un set di brani tratti tanti dal catalogo Queen quanto dalla carriera dello stesso Paul, il cantante si dichiarò subito pronto a salire sul palco. Tuttavia Rodgers insistette affinché il set si basasse principalmente sui Queen, visto che la band era rimasta nell'ombra così a lungo. Ed era già pienamente consapevole che si sarebbe trattato di una collaborazione inaspettata per tutti.
Paul Rodgers ammette che:
"Li ammiro da sempre anche se non posso dire di averli seguiti o di aver acquistato i loro dischi appena usciti. Se qualcuno mi avesse chiesto se ho mai immaginato di suonare con loro, sarei rimasto titubante, anche se il modo che abbiamo di suonare oggi assieme ha raggiunto un livello molto eccitante. L'energia che sentivo appena scesi dal palco dell'esibizione alla Uk Hall Of Fame era tale che a quel punto ero disposto a fare di più. E questa è la vera motivazione che ci ha spinti a fare tutto quello che è seguito. C'è uno scambio emozionale tra noi, della serie 'è un'ottima cosa, facciamo di più' ".
E così si è arrivati ai Queen + Paul Rodgers e al primo tour partito con una manciata di date, poi sfociato in un tour mondiale, che ha compreso l'Europa, il Nord America e il Giappone, e caratterizzato da spettacoli molto vicini a quelli che in passato hanno reso famosi i Queen. I concerti erano basati sui maggiori successi tanto della band quanto di Paul Rodgers.
"Era l'unica cosa da fare ti pare?" ride Roger Taylor "All'epoca non avevamo materiale nuovo da proporre!".
E dal loro primo concerto assieme sono passati tre anni. Brian May chiarisce meglio i termini di quella prima collaborazione:
"Tutto è confluito in questa esperienza con un flusso aperto e l'idea di fondo è che tutto doveva essere organico; non era un modo per suonare assieme e rivangare il passato. È successo perché volevamo suonare assieme a Paul e lavorare con lui".
Ma da un semplice 'tuffo in acqua', giusto il tempo di bagnarsi un pò i piedi, il progetto coinvolge la band fino al collo. E, a parte questo, si è rivelato un grande divertimento.
"Abbiamo fatto un passo per volta", spiega Roger Taylor, "E' stato il tipico caso in cui fai una cosa e se viene bene la continui. Non c'è stato nessun piano. Nessuno aveva la reale intenzione di impegnarsi così tanto. Ma devo anche dire che mi sono sentito deliziato nel ritrovare me stesso al punto in cui siamo ora. E' davvero eccitante. Evidentemente nutrivamo la speranza che la cosa potesse ingrandirsi e se guardiamo in dietro al primo concerto fatto alla Brixton Academy lo trovo rozzo e semplice. Ricordo che e' stato un concerto molto rumoroso, per il quale non avevamo ancora rifinito abbastanza il processo per suonare assieme. Bisogna sempre cercare di tirare giù la giusta alchimia, il che non accade sempre, ma in definitiva tra noi c'è una grande alchimia. Paul ci ha offerto un serioso punto di vista tipico del blues, qualcosa che noi non avevamo mai provato prima, mentre dalla nostra credo che siamo riusciti a dargli un grosso muro dietro le spalle".
Brian May ci tiene a precisare che Paul gli ha chiarito che la sua collaborazione con i Queen è stata la più lunga da lui mai fatta, compresi i primi anni gloriosi con i Free prima e i Bad Company poi. Il test più grande è stato alla fine del tour, quando hanno dovuto valutare cosa potesse accadere da quel momento in avanti. E' stato dopo il concerto di Vancouver che hanno iniziato a ragionare se fosse o meno giunto il momento di dirsi addio.
"Sai, in questi grandi tour ti capita di essere lontano da casa per mesi e mesi", spiega Paul Rodgers, "Quindi alla fine ognuno di noi desiderava solo tornare a casa propria. Ma l'ultima tappa del tour fu quella di Vancouver, in assoluto il nostro concerto migliore, semplicemente bruciante. Così, terminato lo show capimmo che volevamo ancora di più, ma il passo conseguente naturale consisteva nell'entrare in studio e scoprire cosa sarebbe accaduto. Brian mi disse: 'Facciamo di più, non voglio che questa sia la fine'".
Ovviamente questo di più voleva dire avere a che fare con quella parte di critica e pubblico che mai e poi mai avrebbe potuto vedere i Queen senza Freddie Mercury.
Naturalmente Paul era consapevole della reputazione della band:
"La produzione dei loro dischi non è stata seconda a nessuno. La limpidezza, la grande chitarra, la forza insita nelle loro canzoni è sempre stata massima. Sono stati estremamente unici, con un modo di lavorare totalmente diverso da quello di chiunque altro. E ho pensato che lo stesso doveva accadere una volta che fossimo stati in studio assieme".>
Generalmente Brian e Roger non si sono mai preoccupati troppo dei confronti tra passato, presente e futuro:
"Può sembrare strano ma noi consideriamo il materiale del passato con molto meno rispetto a quanto si possa credere" dice Brian May, "Molti ci chiedono se siamo consapevoli dell'inevitabile confronto col passato, ma per noi è importante fare solo ciò che sentiamo di voler provare nel modo che riteniamo giusto, per quanto questo possa sembrare semplicistico come approccio. Viviamo in un mondo piuttosto piccolo e semplice, sia io che gli stessi Roger, Paul e le persone ce lavorano con noi. Nella maggior parte dei casi le cose che facciamo le realizziamo solo perchè amiamo farle. C'è sempre un impulso che nasce da cose meravigliose, da aspetti che non avevi mai considerato prima. Questo è il bello del rock perchè non esiste alcun limite. C'è sempre un posto più lontano da raggiungere. La passione per questo non deve mai venire meno. Perciò non ci chiediamo mai cosa succede nel mondo lì fuori. Ci limitiamo a tenerne conto".
Comunque il trio si è assunto due grossi rischi nel passare dal semplice tour nato per divertimento, alla creazione di un album vero e proprio. Anzitutto il rischio che potesse rivelarsi un progetto vano, il secondo relativo al rischio di non essere più i Queen di una volta.
Sul punto Brian May è chiaro:
"Non credo che abbiamo mai affrontato la cosa in questi termini. Per noi si è trattato di mettersi a suonare, a fare buona musica e vedere cosa succedeva. E' la stessa cosa che accadeva con Freddie. Quanto possiamo andare lontani? Possiamo trovare qualcosa mai provata prima? E' questo il punto".
E quando si è trattato di scegliere il nome, Paul ammette i propri dubbi nutriti all'inizio:
"Devo essere onesto, quando siamo partiti ho pensato che il nome giusto sarebbe stato May Taylor Rodgers, o qualcosa del genere. C'è stata una grossa discussione attorno a questo punto" risponde ancora Rodgers "No davvero, quando Brian mi ha chiamato e mi ha suggerito di chiamarci Queen+Paul Rodgers, ho preso un bel respiro profondo e ho risposto: 'Wow, proviamoci e vediamo come va'".
Taylor invece non si è mai posto il problema di come dovessero chiamarsi:
"Per me si trattava di noi e lui assieme. Non c'è stato alcun progetto definito, per cui eravamo noi e lui".
E oggi sappiamo che la conseguenza è stata che il noi corrispondeva ai Queen, così May ha semplicemente aggiunto che loro erano proprio questo e che in qualche modo dovevano chiamarsi. Discussione finita. Brian May si sofferma sul confronto tra Paul e Freddie:
"E' una domanda difficile. Tra loro ci sono molte similitudini ma anche parecchie differenze. Ma è difficile da definire a parole, è una cosa che andrebbe provata. Paul è una persona molto creativa e se gli affidi un'idea lui la trasforma in un modo che non ti saresti mai immaginato. E questo è esattamente ciò che faceva anche Freddie. Le differenze sono nel modo di lavorare. Uno dei grandi talenti di Freddie era la diplomazia. Era veramente bravo quando prendeva me e Roger e combinava i nostri modi di lavorare per formare un team. Paul gradualmente è diventato parte di questo meccanismo. Tre è uno strano numero per formare un gruppo. Se hai due persone che vogliono seguire una certa direzione, mentre l'ltra non è d'accordo, a lungo andare si seguirà la direzione voluta dai primi. Ma Paul ha un modo differente di lavorare con noi. E' molto istintivo. Se gli dai una canzone da cantare lui ci lavora finchè non 'sente' il pezzo e comprende come interpretarla nel modo giusto. E' un modo molto blues di approcciare le canzoni, una cosa che ovviamente fa parte del suo stile, ma è anche qualcosa di più. Lavorare a questo disco con Paul è stato un vero viaggio esplorativo".>
E' sembrato che molti fans della vecchia guardia abbiano commesso l'errore di pensare che Paul nei concerti con i Queen fosse un pò bloccato, dimenticando evidentemente che il cantante ha dovuto per forza di cose adattarsi a molte cose.
"Penso si tratti di un'impressione sbagliata" commenta Taylor "I Free erano già famosi ben prima di noi e Paul ha rappresentato per Freddie un modello. Ci sono molti cantanti che citano Paul nel loro background, come punto di riferimento"."Stiamo percorrendo un territorio molto interessante", aggiunge May "E nulla è premeditato. I collegamenti ci sono, perchè i Free sono stati una grande influenza per noi agli inizi, e in particolare per Freddie. Lui davvero considerava Paul Rodgers un eroe. I Free erano e sono una grande fonte di ispirazione. 'Fire and Water' è stato un nostro punto di riferimento assieme a Hendrix e i Beatles".
E così negli ultimi due anni il trio si è dedicato in più fasi al nuovo materiale presso lo studio di registrazione privato che Roger Taylor ha installato a casa propria nel Surray. Le uniche persone ammesse sono stati i tecnici che ne hanno coadiuvato il lavoro. Dopo aver deciso di realizzare un album insieme, Roger Taylor ha assunto il ruolo di project manager della band. E il batterista che ha messo insieme il progetto e ha proposto le idee grafiche per lo stesso.
Brian May era impegnato con il suo dottorato in astrofisica - "Ci ha lavorato per un centinaio di anni", scherza Taylor- mentre Paul Rodgers ha vissuto in Canada e si è dedicato agli altri suoi progetti musicali extra Queen. Le parti di basso, inoltre, sono state suonate da May e Rodgers, entrambi ottimi musicisti anche con questo strumento.
Ognuno ha dato il proprio contributo, sicchè ogni canzone alla fine è stata accreditata a tutti e tre, qualcosa mai accaduta con i 'vecchi' Queen.
"Sai, tutti i musicisti hanno le loro idee", dice Rodgers "La domanda è: possono le tue idee combinarsi con quelle degli altri per dare vita ad una canzone? E noi abbiamo scoperto che questo può accadere".
Naturalmente erano consapevoli che il risultato di questa combinazione potesse anche essere pessimo.
"Una cosa di cui sono assolutamente sicuro è che non si tratta di merda", ride il cantante "Perchè con Roger e Brian c'è stato il giusto equilibrio e penso che il risultato sia qualcosa di speciale".
Taylor è d'accordo:
"Assolutamente! Alcune canzoni non hanno funzionato così e non le abbiamo fatte".
Erano ovviamente consapevoli che le nuove canzoni non sono comparabili con quanto fatto in passato sia dai Queen che dallo stesso Rodgers, il quale aggiunge:
"Siamo entrati in studio senza preconcetti, al solo scopo di mettere insieme le nostre idee. E la cosa che mi piace nel lavorare con Brian e Roger è che sono entrambi musicisti originali. Non lavorano con l'idea di mettere semplicemente batteria e chitarra in una canzone. Il loro motto è: 'come posso inserire su questa canzone qualcosa che non ho mai fatto prima?' E si tratta di un modo di fare che mi piace molto".
Molte canzoni sono nate letteralmente dal vivo in studio, come nel caso di Voodoo.
"Per questo brano io ho preso la mia chitarra, Roger si è seduto alla sua batteria, Brian ha suonato il suo strumento e così è nata una vera jam session. E il risultato è quello poi finito sul disco. E non è proprio quello che ci si aspetta dai Queen, no? Altre canzoni sono nate invece con un massiccio lavoro alle armonie, ma ogni canzone del disco è differente?" dice Rodgers.
Sotto certi aspetti hanno seguito una metodologia di lavoro simile ai vecchi lavori dei Queen. Sul punto Taylor rivela:
"Mi sono preparato a questo progetto e abbiamo lavorato assieme, in un modo molto creativo, un processo creativo molto particolare! In un certo senso è come in passato, ma è anche diverso. I Queen lavoravano come gruppo, quindi ognuno dava il proprio contributo e si lavorava come fossimo una unità. Come adesso".
Ricordo che durante l'intervista del 1975, Brian May mi era apparso insicuro, non del tutto certo della qualità del lavoro fatto. Oggi, affrontando il tema della realizzazione di The Cosmos Rocks sembra ritornare con la mente al lavoro fatto.
"Fare un disco è una cosa davvero terribile. Prende gran parte della tua vita e a un certo punto diventa sempre una cosa dolorosa. E questo disco non ha fatto eccezione. Ci siamo divertiti, in questi due anni abbiamo suonato spesso insieme, ma quando arriva il momento di definire il lavoro, allora la questione si fa seria. Gli stessi vecchi problemi ci hanno dato da pensare. E' veramente difficile. In questo caso eravamo tre artisti differenti che dovevano trovare il modo di lavorare allo stesso quadro. Vanno prese delle decisioni difficili, ma questo è un metodo democratico".
Domandiamo a Brian qual è stata la sua reazione nel lavorare con Paul. Risponde:
"Paul è un grande. E' una persona molto matura. E' un essere umano molto evoluto. E' bello lavorare con lui, su questo non ho dubbi ma, ovviamente, lui è anche stato un eroe per noi e forse con lui siamo stati molto cortesi. Lui è Paul Rodgers. Io e Roger per motivi diversi siamo sempre molto gentili con tutti perchè sappiamo come vanno le cose. Siamo come fratelli e possiamo litigare duramente, perciò con gli altri cerchiamo di essere molto gentili e forse questo ci impedisce di manifestare le cose che non ci piacciono. E, ovviamente, arriva poi il momento di mettere le cose in chiaro e si tratta di un momento sempre difficile. Ma fa tutto parte del processo creativo, lo sappiamo bene. E si tratta di un aspetto senza il quale non si può fare un album".>
La si può definire una cosa dolorosa quindi?
"Si, l'ultima fase lo è stata in modo particolare per me. Abbiamo tutti le nostre vite, perciò dormire, mangiare e poi chiudersi in studio è una cosa dolorosa in se stessa. Dopo un pò è una cosa che ti stritola. La fase di missaggio finale richiede un milione di decisioni da prendere. E' come essere in una nuova band. Inizi a domandarti se il lavoro ti rappresenta davvero o se, piuttosto, il tuo ruolo è marginale. E tutto questo ti stritola".
Dice Paul Rodgers:
"Penso sia un buon lavoro perchè non abbiamo tentato di ricreare nulla di quanto avessimo fatto in passato. Abbiamo cercato di essere noi stessi insieme e questo ha generato una nuova entità". "Penso che se avrà successo potremo dire a noi stessi che era la cosa da fare" aggiunge Taylor. "Penso a The Cosmos Rocks come a un disco dei Queen con una svolta. Perchè i Queen sono stati la mia vita, la mia professione. La maggior parte della mia vita professionale è stata rappresentata dai Queen, lo sento radicato dentro di me come un pezzo di roccia di Brighton (Roger probabilmente si diverte a usare il doppio senso legato all'omonima canzone, n.d.t.). E' quello che faccio e siamo fortunati che alla gente interessi ancora". "Abbiamo scoperto di poter fare del buon rumore assieme", conclude May. "Abbiamo in noi le risorse necessarie per fare della musica positiva. E' il nostro amore per il rock'n'roll e ne abbiamo ancora, grazie a Dio. Ovviamente ci sono strani elementi da tutti noi, dai Queen, i Free e i Bad Company. Ma si tratta di una nuova band".
I Queen+Paul Rodgers hanno realizzato il nuovo album e intrapreso un tour promozionale. Qual è il passo successivo? A rispondere è Roger Taylor:
"E' definitivamente l'inizio di qualcosa, ma come queste cose possano accadere non è dato sapere. Abbiamo realizzato solo ciò che ritenevamo di dover fare. Personalmente ho riscoperto 'amore per la batteria. Ho rispolverato i vecchi batteristi ed è come se avessi rifatto pratica".
Brian May è sempre molto impegnato. Ha conseguito il suo dottorato e ora sta lavorando a una biografia sulla storia della fotografia stereoscopica. Inoltre ha intenzione di rimettere mano a un progetto che prevede la costruzione di un nuovo spettrometro:
"Sono una persona molto impegnata, se non lo fossi mi annoierei davvero!".
Sulla questione Paul Rodgers dichiara:
"Ho sempre seguito il mio istinto e il mio cuore in ogni cosa che ho fatto e questo mi ha portato a partecipare a molti gruppi. Ma trovo che ciò che abbiamo realizzato adesso è la cosa più eccitante, perchè in essa sono racchiuse tutte le cose che noi tre abbiamo fatto. Abbiamo prodotto il mio materiale e questo mi ha dato un profondo senso di soddisfazione e loro hanno fatto lo stesso; e cìè il potenziale per fare di più; abbiamo fatto un passo in avanti col nuovo materiale, perciò si tratta di un inizio sotto molto aspetti".>
Articolo speciale per i 50 anni di regno
Neal Preston ha seguito i Queen in tour per dieci anni. Questo il frutto del suo lavoro
Molti sono i libri sui Queen e Freddie Mercury. Ecco da dove iniziare
Queen Mania Cofanetto tedesco del 1989
Queen on Air. BBC Sessions, live ed interviste. Ecco quali!
la recensione del box che contiene la riproduzione di tutti i singoli pubblicati da solista da Freddie Mercury
Le lyrics del nuovo inedito dei Queen
i testi delle canzoni dell'ultimo album di Roger Taylor
la storia di uno dei più grandi concerti dei Queen. Reso famoso dalla grande affluenza di pubblico e dalle risse tra l'audience.
Il libro I Want It All tra i tanti argomenti trattati
Forbes intervista il celebre fotografo
Brian May, eletto dai lettori di Total Guitar come il chitarrista rock migliore di tutti i tempi, rilascia al redattore di TG Chris Bird ...