JL: Torniamo a parlare di scienza. Con il telescopio spaziale Hubble, quanto indietro nel tempo si riesce a guardare? (la domanda si riferisce al fatto che, essendo immense le distanze che separano la Terra da altri corpi celesti, la luce che giunge fino a noi non è quella attuale, bensì quella partita anche milioni di anni fa dal punto di origine. Ad esempio, dall'altra parte della Galassia, un ipotetico osservatore che guardasse verso la Terra potrebbe vedere 'in diretta' il concerto di Wembley 86!).

BM: Beh sappiamo che l'Universo ha almeno 13,7 miliardi di anni e penso che con Hubble possiamo spingerci fino a 12 miliardi di anni indietro, ma forse mi sbaglio. Sicuramente non siamo ancora giunti al punto limite, oltre il quale è impossibile effettuare osservazioni. Esiste un punto limite perché l'Universo non è completamente trasparente.

(A questo punto iniziano a giungere le domande dei radioascoltatori).

Robert: Volevo sapere Brian se è vera la teoria secondo cui con gli acceleratori di particelle che il C.E.R.N. sta costruendo in Svizzera e Francia sia realmente possibile creare un buco nero capace di distruggere la Terra!?

BM: (ride) Credo sia una possibilità davvero remota. Non è esattamente il mio campo, ma da quanto so è una cosa molto improbabile.

CF: Ma tanto l'acceleratore è in Francia, per cui...

BM: Credo sia Ginevra.

Russ: Io invece vorrei chiedere a Brian di quale album dei Queen va più fiero?<

BM: Oooooh domanda interessante. Per me è Made in Heaven, perché si è trattato di un lavoro d'amore e in esso ci sono alcune cose incredibili, cose costruite attorno alla voce di Freddie. Eh si, mi sento davvero orgoglioso di questo disco e penso che mi colpisca più di qualsiasi altro album dei Queen. Contiene alcune grandi esecuzioni che sono esattamente come le avrei volute.

Dan: E' in programma in tour americano?

BM: Si è una possibilità. Partiremo in tour a Settembre in giro per l'Europa prima e poi in alcuni paesi sudamericani come Argentina e Brasile.

Poi ci prenderemo una pausa per il periodo natalizio, dopodiché proveremo a fare delle date negli States. Penso sarebbe bello. Prima di 'premere il bottone' (cioè di partire in tour, n.d.t.) ci devi pensare con grande attenzione, ma è un tentativo che va fatto perché non abbiamo mai avuto prima l'opportunità di poter suonare materiale nuovo dei Queen and Paul Rodgers.

Paul: Ciao Brian. Sono un dj e nel 1983 ho avuto la possibilità di intervistare i Queen..

BM: Wow!

Paul: e io mi inginocchio davanti a te perché sei il più grande essere umano che sia mai esistito.

BM: Mio Dio!!!

Paul: E, al di là di questo, credo anche che tu sia il più grande chitarrista di tutti i tempi.

BM: Oh mio Dio, non so che dire. Sono arrossito e ti ringrazio.

Paul: La domanda è questa: quante delle chitarre che hai suonato con i Queen e anche da solista sono state fatte con tuo padre?

BM: Soltanto una. E' sempre con me, anche se ho un po' di repliche, ma c'è né soltanto una. La mia bambina!

(Viene messa in onda Say It's Not True, e Brian la commenta).

BM: E' un brano scritto da Roger per Nelson Mandela ed è stata rimodellata dal trio per questa particolare realizzazione ed offre la possibilità di sentire cantare tutti e tre. Prima canta Roger, io la secondo strofa e infine irrompe Paul e insieme diventiamo i grandi vecchi Queen.

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CF: Brian è imminente il sesto anniversario del musical We Will Rock You, del quale esistono varie produzioni in giro per il mondo.

BM: Si, credo che ce ne siano almeno una mezza dozzina attualmente in corso.

CF: Penso che sia una cosa degna di nota questa

BM: Si, è una cosa grandiosa. è come un bambino che cresce continuamente.

CF: Quante volte ti dai un pizzicotto per essere sicuro che tutto questo sia vero? La vostra musica ha coinvolto persone, e continua a farlo, in tutto il mondo.

BM: Si, una cosa grandiosa e viva perché ogni sera incontri gente diversa ed è una cosa che mi rende molto orgoglioso. Anche perché all'inizio abbiamo lottato contro diverse difficoltà.

La critica ha tentato di distruggerci, quindi gli inizi sono stati molto difficili. Ma attualmente lo spettacolo di Londra è stato visto da 2,5 milioni di persone e molti di loro ritornano o portato i propri amici e puoi vedere sorrisi e risate sui loro volti. Una cosa questa davvero grande per me. E anche dopo che lo spettacolo è finito la gente continua ad applaudire e battere le mani. Penso proprio che questo spettacolo andrà avanti.

CF: Quanto è meraviglioso il fatto che nel mondo, alle varie rappresentazioni del musical, la gente riesca a percepire le medesime sensazioni e sfumature dei singoli personaggi e della storia?

BM: Questa è una cosa che mi rende molto felice, perchémi rende orgoglioso della mia musica. Ho personalmente partecipato alle selezioni dei musicisti che suonano nelle band, ho parlato con ognuno di essi. Ma la sceneggiatura è stata molto malignata. Ben Elton è una persona semplice che, apparentemente, odia coloro che fanno parte dei media, ma ciò che ha scritto è molto bello ma non è la storia dei Queen. Non è quel tipo di musical. è la storia dei ragazzi del futuro e credo abbia dei contenuti importanti da dire. Se ci aggrappiamo alle nostre individualità e alla nostra abilità di esprimere noi stessi, piuttosto che fare qualcosa per cui siamo programmati, non cadiamo nell'omogeneizzazione. Chi viene a teatro a guarda lo show imparare a conoscere anche lo sforzo dei Queen di mostrare la propria individualità, evitando di essere un puro prodotto commerciale. La gente ci può trovare il nostro tentativo, o la speranza, di fare arte sia ai fini dell'arte stessa, ma anche in funzione del pubblico. E nel musical questo concetto è espresso in modo molto chiaro. Quindi la gente che viene a teatro non si limita a guardare uno show, ma comprende anche cosa accade nel mondo, oltre che qualcosa che ci riguarda, in un'ottica comunque particolare.

JL: Per tornare ai tuoi molteplici interessi, credo che tu sia una delle rare persone, forse l'unica, capace di coniugare la tua sensibilità di artista con la scienza.

BM: Grazie per quello che dici. Scienza e arte fanno parte della conoscenza, singole parti che dovremmo condividere con gli altri e per fare questo ci sono molti modi. E si tratta di temi che non vanno trattati solo con un linguaggio professionale, perché si deve parlare a tutti, in modo da condividere le cose che amiamo di più. Ed è proprio questo quello che faccio. Penso che viviamo in un tempo in cui c'è il pericolo di essere troppo specializzati. Io guardo a me stesso come un piccolo simbolo che rappresenta ciò in cui credo. è pericoloso questo modo che abbiamo oggi di diventare specializzati in campo scientifico, musicale, ecc penso sia più giusto incoraggiare le persone a mettere le mani, a interessarsi, alle cose della vita nel modo più ampio possibile.

JL, CF: Ci hai reso un grande onore a condividere con noi il tuo punto di vista. Grazie per il tempo che ci hai dedicato.

BM: Grazie. Siete due grandi persone e sono felice di essere stato qui con voi.

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Nonostante i molteplici impegni che vedono Brian protagonista nelle ultime settimane (ritocchi al nuovo album, pianificazione del tour mondiale, presentazione negli States del suo libro Bang!), il chitarrista non si sottrae alle richieste di interviste che provengono sia dai giornali che dalle radio.

Stavolta presentiamo la trascrizione di una lunga conversazione che Brian ha avuto poche settimane fa presso gli studi di Radio KLOS, sita in Los Angeles. Stimolato dalle domande dei due dj intervenuti - Cynthia Fox (CF) e Jim Ladd (JL) - e dal clima confidenziale instauratosi davanti al microfono, Brian si lascia andare a numerose valutazioni sui suoi attuali progetti, sia musicali che accademici.

Sebbene tutti i fans preferiscano le dichiarazioni sui Queen e gli imminenti progetti musicali, leggere di un Brian in versione scienziato risulta un esercizio affascinante e utile per comprendere non solo l'artista ma anche l'uomo.

Dopo alcuni brevi preamboli ecco come Brian viene introdotto agli ascoltatori dell'emittente.

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CF: Penso che possiamo ritenerci davvero fortunati e sinceramente onorati nell'avere come ospite un amico della nostra radio, un uomo che è, lasciatemelo dire, Comandante dell'Impero Britannico, nuovo rettore dell'Università di Liverpool, appena laureato in Astrofisica, prossimo alla pubblicazione di un nuovo album cui seguirà un tour europeo che ha già fatto segnalare il tutto esaurito in quanto, un'ora?...


JL: O mio dio!

CF: e potrei aggiungere molti ma molti altri titoli al suo nome. Con lui stiamo per avere una conversazione su vari temi ed è con vero piacere che diamo il benvenuto, ora dal vivo negli studi di KLOS Radio, al Dr. Brian May, chitarrista dei Queen!

BM: Non ho mai avuto nella mia vita una presentazione più brillante di questa. Grazie. Ne sono onorato. E in più ho attraversato la città con l'adorabile Cynthia Cross, quindi sono un uomo felice. Sto davvero bene.

JL: Iniziamo con le domande: hai presentato il tuo nuovo libro, BANG!, che io ho letto e dal quale sono rimasto affascinato. Raccontaci come l'hai scritto e parlaci un po' delle due persone con cui l'hai realizzato, Sir Patrick Moore e Chris Lintott.

BM: Oh, Sir Patrick Moore in Inghilterra è considerato il 'Signor Astronomia'. è assurdo che non sia conosciuto anche oltre confine, ma il suo programma è il più longevo nella storia della televisione. Già cinquanta anni fa conduceva lo show 'The Sky At Night' e io da ragazzino avevo l'abitudine di seguirlo. è una persona fantastica e ha 84 anni e nonostante questo realizza il programma da solo, salvo qualche piccolo aiuto. Lo considero il mio mentore. è stato lui a dirmi che dovevo conseguire il mio dottorato. All'inizio ci ho riso su, poi sono tornato all'Imperial College e dopo ben 35 anni ho ricominciato a fare lo studente. Tornando al libro, Sir Moore è il più anziano del trio, poi c'è il cosmologo Chris Lintott che è il membro più giovane ed ha fondato il sito 'Galaxy Zoo', uno spazio web nel qualche gli utenti possono loggarsi e dare uno sguardo concreto alla galassia. è un po' come se fosse un gioco, un videogioco per la precisione. In appena 5 minuti ti viene spiegato cosa hai di fronte, di quali elementi è composto l'universo e puoi cliccare su ognuno di essi per ricevere le informazioni del caso. Per questo progetto Chris ha anche ricevuto un riconoscimento dalla London Society e a mio avviso l'aspetto più positivo di questa iniziativa è il grande potere attrattivo e di coinvolgimento che ha rispetto alla gente. Insomma, Chris è un grande astronomo e anche se all'inizio io ero solo un ragazzo capitato in mezzo a loro due, piano piano ho iniziato a partecipare attivamente alla stesura di Bang!.

JL: Il tuo campo di specializzazione è la radio-astronomia o sbaglio?

BM: No, no io lavoro nel dipartimento che si occupa di infrarossi, anche se va detto che attualmente non svolgo attività specifiche proprio in questo ambito. A volte la vita segue dei percorsi davvero strani, nel senso che sono l'unica persona in un dipartimento dedicato allo studio della luce infrarossa che, invece, si occupa di tutt'altro e cioè di spettrometria ottica. E svolgo delle ricerche - ma fermatemi se vi sto annoiando (ride) - sul tema dell'effetto Doppler prodotto dal riflesso nella luce delle polveri interstellari entro il nostro sistema solare. Studiare questo meccanismo, capire come le polveri si spostato potrebbe portare a comprendere come sfruttare la medesima opportunità per noi essere umani. (Per effetto Doppler - dal nome del suo scopritore - si intende la variazione di colore che una sorgente di luce subisce a seconda se è immobile o in movimento. Dal mutamento di colore l'astronomo è in grado di valutare la velocità della fonte di luce e tutti i movimenti degli oggetti che compongono lo spazio - stelle, galassie e nubi - sono stati misurati proprio con questo sistema, n.d.t.).

CF: Una cosa che mi affascina grandemente è il fatto che tu riesci a muoverti con la stessa efficacia e autorità tanto in campo accademico, così come dimostra il tuo PhD, sia nel mondo del rock'n'roll..

BM: E penso che la gente scuota la desta e dica: Ma cosa diavolo sta facendo?

CF: Però non si tratta d un titolo onorario, è qualcosa che stai sviluppando ora

BM: Questa è una cosa vera.

CF: Si, proprio per questa ragione penso che la gente nutra un grande rispetto verso di te e sono convinta che attraverso questo libro la gente possa maggiormente comprende e apprezzare quale sia il posto che occupiamo nell'Universo, quanto la Terra sia fragile e speciale e, in questo senso, le foto incluse nel libro sono eloquenti. Ti guardi attorno e pensi: come sono possibili tutte queste meraviglie?

BM: Si è questo il significato. Grazie per aver detto questa cosa. è un po' come avere del timore reverenziale dei confronti dell'Universo. E nel libro non troverai concetti matematici, sebbene facciamo riferimento ad essi. Volevamo evitare di inserire concetti troppo complessi, limitandoci a spiegare il tutto seguendo un criterio logico e cronologico di come l'Universo si è evoluto. Magari in questo si può ravvisare una punta di arroganza, perché sembra che abbiamo avuto la pretesa di raccontare tutta la storia del cosmo, ma alla fine si tratta solo della narrazione di come esso si è evoluto. Non credo che in un libro del genere sia stato mai tentato nulla di simile.

Di solito questo tipo di testi fanno vedere qualcosa qua e là, senza però dare una versione completa della storia dell'Universo.

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JL: Torniamo per un momento all'astronomia. Ho una domanda per te: conosci la teoria di Frank Drake (teoria in base alla quale Drake ritiene altamente probabile l'esistenza di altre forme di vita). La condividi?

BM: Non saprei dirti, ne abbiamo discusso a lungo ma non è una cosa che ritrovi nel nostro libro ed è un'assenza voluta perché Drake stesso non ha ancora formulato le sue conclusioni. Si tratta di una possibilità ma nulla di più, perché la vita nell'Universo dipende da una molteplicità di variabili.

(Viene messa in onda Long Away).

JL: Non è facile avere un pezzo preferito, ma questa è una di quelle che amo di più del repertorio dei Queen.

BM: Grazie per averla fatta ascoltare. è anche una delle mie preferite. Ne vado davvero orgoglioso. Spero che continueranno a suonarla anche quando non ci sarò più (ride).

JL: Sai, questa canzone di davvero molto umano e spirituale e spesso a tarda notte in studio mi capita di ascoltarla, perché ne sento il bisogno. Ha il giusto effetto su di me, quindi ti ringrazio.

BM: Oh mio Dio, grazie! Credo che dovrò riscoprire chi sono (ride). Sai a volte capita di dimenticarlo.

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CF: Allora Dr. Brian May, parlaci della storia del nuovo brano che avete presentato recentemente nello show di Al Murray, intitolata C-Lebrity.

BM: Dunque, c'è questo ragazzo, Al Murray appunto che qui probabilmente non conoscete ma che è un vero fenomeno da noi, un tipo divertente e innovativo. Conduce questo show fantastico, seguito ogni settimana da milioni di persone, nel quale ci sono sempre ospiti molto importanti, come Johnny Deep ad esempio. E i musicisti ci vanno per poter suonare dal vivo le loro nuove cose. Così siamo andati e abbiamo suonato questa canzone dei Queen. Si è trattata di una cosa che non abbiamo mai fatto prima. Si tratta di C-Lebrity che purtroppo non vi posso suonare ma che trovate tranquillamente su Youtube.

JL: A proposito di questa canzone voglio chiederti una cosa: qual è esattamente il vostro problema nei confronti di coloro che non sono dotati di talento, ma che puntano solo alla fama e alla gloria, che non hanno alcuna abilità artistica?

BM: Non è che ce l'abbiamo con questa gente, è solo un commento su come vanno attualmente le cose.

CF: Personalmente ho apprezzato la canzone, perché avete realizzato un bel commento al tema in oggetto che è poi quello relativo a questa specie di reality-show, molto superficiale che è il mondo dello spettacolo.

BM: E questo è anche il mondo in cui viviamo, così ci siamo limitati a dire la nostra.

CF: E suona anche in modo molto rock.

BM: Infatti è così. Non si tratta di un piccolo, cattivo riff messo a caso.

CF: E direi che qualcuno ci suona alla grande la chitarra.

BM: Non è male si! E poi c'è Paul, adoro lavorarci assieme. Lui è semplicemente incredibile. Nella sua voce puoi sentire il cuore, in lui c'è anima e non ha bisogno di alcun aiuto. Ogni cosa che canta diventa incredibile. è straordinario e anche creativo. è un grande e tra noi c'è un grande spirito di fratellanza.

CF: Paul è una persona positiva, con una luce negli occhi..

BM: E' una delle persone più equilibrate che abbia mai conosciuto. Ed è anche molto generoso. Lavorare con lui è grandioso e sento che abbiamo una nuova band a tutti gli effetti, che si chiama Queen and Paul Rodgers ma è comunque qualcosa di nuovo. Abbiamo alcuni grandi ingredienti del passato che ora lavorano assieme.

JL: Ti confesso che la prima volta che ho sentito dire che Paul Rodgers avrebbe lavorato con i Queen sono rimasto stupito. Amo sia Paul che i Queen ma non credevo che .poi vi ho ascoltati e ho detto a me stesso: Wow, funziona!

BM: Si, anche per noi all'inizio sembrava impossibile. Sono sempre stato contro l'idea di sostituire Freddie, come tutti sono, ma poi giorno dopo giorno la gente mi suggeriva dei nomi ma quello di Paul non è mai stato fatto.

Poi quando abbiamo suonato assieme 'All Right Now' per uno show mi sono reso conto che con lui la cosa funzionava, perché c'era la giusta amalgama. Finito di suonare mi sono reso conto che stare sul palco con lui era la cosa più naturale del mondo. E infatti la sua signora ci disse: 'Ragazzi questa cosa è fatta per voi, funziona. Vi serve solo un batterista!”. E io le risposi che in effetti un batterista lo conoscevo.

Così ho telefonato a Roger e lui mi ha risposto: 'Wow, non ci abbiamo mai pensato! Facciamolo! Che cosa interessante, che idea meravigliosa!'. Questo perché Paul è sempre stato un eroe per noi. E quando lui entra in studio io penso: 'Gesù, ma è Paul Rodgers ragazzi!'. Per Freddie era un idolo e l'album dei Free 'Fire&Water' è stata la nostra Bibbia, al pari di Abbey Road (album dei The Beatles) e dei dischi di Jimy Hendrix.

Così oggi mi guardo attorno in studio e vedo Paul Rodgers che canta: incredibile!

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