Il posto è sicuramente quello giusto. Ci sono enormi cancelli neri, telecamere che seguono i movimenti ruotando sui loro colli robotica. Questa è la dimora di un autentico membro dell’aristocrazia del rock britannico.
No, ci siamo confusi! Questa è la residenza di uno sceicco arabo che abita proprio accanto a Brian May la cui abitazione, invece, è molto più semplice.
In questo periodo Brian è impegnato con l’ultimazione del suo nuovo album solista, Another World, e la sua casa è stata trasformata in un vero e proprio studio di registrazione, dove le chitarre la fanno da padrone dello spazio circostante.
Non c’è traccia di Anita Dobson e solo alcune piante sistemate nella toilette denotano la presenza di un tocco femminile.
Brian ci fa strada attraverso le stanze della sua abitazione, infine si accomoda su un divano e imbraccia la sua chitarra auto-costruita, simile ad un mantello da indossare.
Iniziamo subito con le domande.

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Q: Noi sei mai tentato di smettere di fare musica e vivere di rendita con i diritti milionari delle canzoni dei Queen?

BM: Ohh, non so se si tratta di guadagni milionari. Al momento le canzoni dei Queen vanno sicuramente bene, ma non è detto che continui così per sempre. Ero felice anche quando non guadagnavamo un soldo, il che è andato avanti almeno fino alla pubblicazione nel 1974 di Killer Queen. Ma non smetterei di certo, è troppo divertente. Voglio continuare ad esplorare la musica per il mio piacere personale.


Q: Freddie Mercury ti è mai apparso in sogno?

BM: Talvolta, e per qualche ragione lui mi parla sempre. Mi è capitato di fare un sogno, non molto tempo dopo la sua morte, in cui mi ripeteva: “Devi esserci Brian, devi esserci”. Mi svegliai sbalordito, disorientato e mi chiedevo: “Dove devo essere?”. Mi sono rimesso a dormire, nel tentativo di ripetere il sogno e trovare la risposta. Alla fine penso intendesse dire che devo essere presente, attivo.


Q: Far parte dei Queen era noioso? Avete mai pensato di fare qualcosa a livello individuale di completamente diverso dalla band?

BM: Noioso no di certo. Essere nei Queen non lo è mai stato. Ciascuno di noi, in varie occasioni, è stato tentato di lasciare la band perché era frustrato e non si riusciva a percorrere la strada desiderata. Vivevamo una situazione altamente competitiva tra noi, e in studio ci sono state parecchie battaglie. Io sono sempre stato propenso ai suoni più duri e quindi cercavo di fare cose in questa direzione. Roger, invece, era più orientato al rock nelle sue varie forme e Freddie dal canto suo era indirizzato verso altre aree musicale che secondo Roger non facevano parte del nostro mondo. Ma ritengo che quella tensione sottostante fosse un elemento integrante di ciò che riuscivamo a fare.


Q: Pensi che il tuo materiale solista sia vicino a quanto fatto con i Queen?

BM: L’ombra dei Queen è sempre stata molto lunga, ma io ho sempre applicato lo stesso standard qualitativo tanto per le canzoni del gruppo quanto per le mie, il che probabilmente è la ragione per cui ci metto sempre tanto tempo a finire un album. Per Back To The Light ci ho messo ben 6 anni, ma penso di aver realizzato un buon lavoro.
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Q: Secondo alcuni, John Deacon sarebbe sempre stato molto imbarazzato dai comportamenti di Freddie e dalla sua sessualità. È vero?

BM: Credo che ognuno di noi sia stato imbarazzato in qualche circostanza dagli atteggiamenti di Freddie. Ma non so nulla di qualcosa di diverso da parte di Deacy. John è sempre stato un tipo con i piedi ben piantati in terra e non si è mai fatto impressionare da nulla.


Q: Quanto ti ha colpito la morte di Cozy Powell?

BM: Davvero molto. Ha lavorato al mio nuovo disco e siamo stati in tour assieme. Per il nuovo album ho rimixato un brano dedicato a lui e mi aspetto che qualcuno da qualche parte la vedo come il tentativo di mantenere viva la sua memoria. Ma non sarà mai abbastanza per la sua scompare. Cozy era unico.


Q: Pensi che Noel Gallagher degli Oasis sia un buon chitarrista?

BM: Er…..no! Non penso che sia il peggiore del mondo, ma non credo sia uno di quelli che appena inizia a suonare ti chiedi: “Wow, come ha fatto?”. E non penso che gli Oasis siano i nuovi Beatles. Credo che nessuna band possa avvicinarsi ad essere come i Beatles.


Q: Recentemente pare che Roger Taylor sia stato visto a Sainsbury mentre acquistava un biglietto della lotteria. Cosa se ne fa di altri milioni una rock star?

BM: Questa cosa mi lascia perplesso. Non riesco ad immagine Roger che compra un biglietto della lotteria. C’è più probabilità che la mia testa venga colpita da un asteroide che non diventare milionario con una lotteria. Non sono d’accordo con tutti i soldi che vengono spesi per certe cose. Trovo disgustoso che si riescano a trovare i soldi per acquistare i biglietti, mentre ci si tira indietro quando ci sono da finanziare programmi di ricerca come quelli contro la leucemia. Non credo sia giusto.
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Q: Hai dei rimpianti per quanto riguarda la realizzazione dei video dei Queen?

BM: Non vado particolarmente orgoglioso per quanto fatto per It’s A Hard Life. Si trattava di una delle canzoni scritte da Freddie che amavo di più e fui particolarmente critico sui costumi da indossare per il video. Ma Freddie insistette molto. Ritengo che un buon video sia quello che offre qualcosa di differente dal solito. Ricordo di aver amato molto il video dei R.E.M. per il brano Everybody Hurts, prima del quale non gli avevo mai veramente notati.




Q: Molti fans non sono riusciti a digerire completamente sia Made in Heaven che la compilation Rocks. Non credo che ormai il capitolo Queen debba considerarsi chiuso?

BM: Lo penso anch’io. Ma ci sono altre considerazioni da fare su questo tema. Fino alla fine Freddie mi ha chiesto di sottoporgli liriche e musiche su cui lavorare e lui fu inflessibile (Brian usa il termine “adamant” che sta proprio a significare insensibile, categorico, n.d.t.) sul fatto che questo materiale dovesse essere pubblicato. Dopo la sua morte, il mio modo di reagire fu quello di allontanarmi e partire in tour. Ma Roger e John erano davvero impazienti di iniziare a lavorare su quei nastri, così ho iniziato a darmi da fare. Non volevo che quelle canzoni vedessero la luce senza un mio diretto coinvolgimento, così abbiamo impiegato parecchi mesi, prima lavorandoci da soli e poi tutti assieme. Realizzare Made in Heaven fu come mettere assieme le tessere di un mosaico e mi spiace se alcuni non l’hanno apprezzato, ma di certo non ho fatto pubblicare qualcosa che non ritenessi all’altezza dei nostri standard. Per Rocks, invece, il discorso è stato un altro: avevamo queste vecchie e un po’ dimenticate canzoni e volevamo che la gente le riscoprisse, per capire che nella nostra carriera siamo stati anche una rock band. Ma alcune canzoni sono delle hits e so che appaiono anche sui nostri Greatest Hits, altre invece sono più oscure.


Q: Esiste altro materiale inedito?

BM: Davvero poco. C’è una canzone incisa da Freddie con Michael Jackson, ma non ci abbiamo mai lavorato su per completarla. Poi ci sono delle cose più vecchie, ma molti sono davvero grezzi.




Q: Hai mai pensato di tagliare i capelli? E perché quasi sempre indossi gli zoccoli?

BM: Alla prima domanda rispondo dicendo che mi piacciono così, non sono affascinanti e io rifuggo dal fascino. Ma c’è anche da dire che mi rendono riconoscibile anche per coloro che non sono avvezzi ai Queen. Certo, a volte di fronte a certe domande mi sento in pericolo, quasi che fossi prigioniero dei miei capelli, perché tutti mi domandano se ho mai pensato di tagliarli. Per quanto riguarda gli zoccoli, invece, li trovo confortevoli e io sono claustrofobico per quel che riguarda i piedi. Specie quando sono in tour. Non sul palco, naturalmente, dove non li indosso mai perché c’è il rischio che i cavi della chitarra mi intralcino.
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Q: Molti vorrebbero conoscere l’episodio più bizzarro che hai vissuto accanto a Freddie. C’è un episodio in particolare, noto come “ bus numero 9”. Puoi dirci di che si tratta?

BM: Dio, parliamo di un’epoca in cui viaggiavamo tutti i giorni. Se non erro io vivevo ai Barnes, mentre Freddie aveva un appartamento a Earl’s Court e avevamo l’abitudine di incontrarci sull’autobus numero 9, con il quale raggiungevamo gli uffici della Trident per chiedere perché non stessero facendo nulla per il nostro disco. Viaggiare su quel bus era sempre frustrante, ma ricordo che Freddie rendeva il percorso sempre speciale.




Q: Secondo te chi è stato il più bravo sul palco del Freddie Mercury Tribute? E il peggiore?

BM: Devo dire George Michael. C’è una certa nota che lui canta su Somebody To Love che è Freddie allo stato puro. David Bowie che recita il Padre Nostro? Sarebbe stato carino che ce lo dicesse prima.




Q: L’esperienza più imbarazzante vissuta sul palco invece?

BM. Avevamo l’impianto luci montato su un’enorme corona che saliva verso l’alto. Iniziavamo i concerti suonando We Will Rock You: da un lato c’era Freddie, dall’altra parte io. C’è un’esplosione, sul palco si diffonde il fumo e la corona di luci inizia a sollevarsi. Una sera in Olanda qualcosa è andato storto con il meccanismo di sollevamento, così un lato si è alzato, mentre l’altro è rimasto giù. Credo che ci abbia aiutato a….rompere il ghiaccio!
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Q: Ti definiscono come il “bravo ragazzo del rock”, ma un nostro lettore si è lamentato per come è stato trattato nel backstage del tuo concerto a Belfast. Cosa puoi rispondergli in proposito?

BM: Sono sempre stato un bravo ragazzo in questo senso. Freddie per esempio non era così: un ragazzo poteva restare in attesa anche per cinque ore e a Freddie sarebbe piaciuto. “Oh, fottiti ragazza, ho bisogno di tempo” avrebbe detto. Io invece sono sempre stato il bravo ragazzo che firma qualsiasi cosa gli mettano davanti. Nell’ultimo tour sono sceso dal palco talmente distrutto che non vedevo l’ora di tornare a casa, ma c’era sempre qualcuno che voleva fare una foto con me. Io cerco di fare del mio meglio, ma ci sono delle volte in cui non è facile. Sono cose che possono succedere.




Q: Circolano parecchie speculazioni su un presunto messaggio subliminale che si può ascoltare mandando al contrario Another One Bites The Dust, che dice: “It’s fun to smoke marijuana. È vero?

BM: No. La gente sente ciò che vuole. Non c’era anche un altro pezzo in cui si sente: “Satana è tuo amico?”.




Q: Preferisci che la gente ti veda per quello che sei ora, o per essere l’ex chitarrista dei Queen?

BM: Penso di essere entrambe le cose. Non ho voglia di rispondere a tutte le domande sui Queen. Mi piacerebbe che qualche volta qualcuno mi dicesse che ha ascoltato il mio disco, che l’ha trovato diverso. Invece le domande sono sempre del tipo: “Che effetto hai usato per A Night At The Opera”? Ma io vorrei anche essere visto come qualcosa di vivo e rilevante, non come un fossile.


Q: “Hai legato tua madre e, se è così, cosa ci hai fatto dopo?”. (Qui il giornalista gioca con il titolo del brano Tie Your Mother Down, appunto: “Lega tua madre”, n.d.t.).

BM: Ah Ah! Ero sulla vetta di un monte a Tenerife, suonavo alcuni riffs con la mia chitarra mentre il sole sorgeva, quando queste parole mi sono entrate in testa. Penso sia un titolo criptico, ma Freddie disse che era qualcosa che lo riguardava, per cui lui conosceva la risposta alla tua domanda. E chi sono io per provare a dire la mia?
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