Stupendissimo.
Così Brian May, ieri, sul palco dell’Arena di Verona, ha salutato il pubblico accorso per lo show TV, “lo spettacolo sta per iniziare”, condotto da Paolo Bonolis accompagnato da Belen (In a wonderful red, avrebbe detto qualcuno…).
La trama dello show, come raccontata da Bonolis, è la seguente.
La musica nasce dal silenzio e deve essere vista come un grande albero, con un grande tronco, con tanti rami e ancora più foglie.. ecco, rami e foglie altro non sono che i vari generi musicali che, dal tronco della musica, dalle radici comuni, nel corso dei secoli, hanno preso forma e si sono sviluppati.
E l’orchestra dell’Arena di Verona ci ha dato un esempio lampante.. partendo dalla suite n. 3 di Bach, (datata 18° secolo suppergiù) si è arrivati, quasi come se fosse la stessa canzone, a “A Whiter Shade Of Pale” dei Procul Harum. O dei Dik Dik.
Musiche diverse, autori diversi, periodo diversi ma stesse radici.
E all’interno di questo discorso che, per fortuna, ha dato alla serata anche un lato “colto” che non guasta mai (e che ha giustificato in qualche modo il mio abito da gala), la musica dei Queen l’ha fatta da padrone e Brian May si è elevato ad assoluto protagonista della serata.
I Queen, probabilmente, sono tra i gruppi storici della musica, che più hanno capito e cercato di mettere in pratica quanto illustrato ieri all’Arena. Sono il gruppo che più di altri si è arrampicato sull’albero della musica, toccandone rami diversi e arricchendone la chioma con foglie sempre diverse.
E ieri sera ne abbiamo avuto una prova. “Who Wants To Live Forever”, “No One But You”, “Somebody To Love” e “We Will Rock You”. Quattro canzoni, quattro diversi stili musicali ma cresciuti tutti dallo stesso albero della musica.
E abbiamo avuto anche la prova che la musica dei Queen non sfigura al cospetto della grande musica suonata ieri all’Arena, passando da opere quali il “Barbiere di Siviglia” di Rossini, il “Te Deum” di Puccini, “la Marcia Trionfale dell’Aida” di Verdi, tutte eseguite con centinaia di comparse, ballerini, coristi e con il meglio delle scenografie dell’Arena.
Opere… Opere quali “Bohemian Rhapsody", la magna opera dei Queen e di Freddie Mercury la cui esecuzione ieri sera ne ha legittimato l’inserimento tra le composizioni musicali più importanti di sempre.
Ma con un però. Nonostante una delle orchestre più importanti al mondo e nonostante un coro di almeno 100 persone, a mio parere l’esecuzione della canzone non ha raggiunto il pathos, la potenza, la magia della versione che quattro ragazzi squattrinati, e con solo tre voci a disposizione, riuscirono a creare ormai 40 anni fa.
“Bohemian Rhapsody" è un capolavoro. E ce ne rendiamo conto ogni qualvolta qualcuno cerca di interpretarla.
Inarrivabile per chiunque.
Anche per il pur ‘stupendissimo’ tenore Vittorio Grigolo che l’ha interpretata molto bene con grande energia e con grande rispetto.
E Brian May? Beh, May non lo scopriamo oggi e non serve una serata all’Arena di Verona per farne scoprire la grandezza.
E’ stato il protagonista della serata e gli è stato attributo un grande ruolo. Ha aperto la show suonando Who Wants To Live Forever e gli è stato ritagliato un ampio spazio a metà spettacolo con No One But You, Somebody To Love, We Will Rock You e Bohemian Rhapsody.
Quando la sua chitarra ruggisce, quando la Red Special ricrea quella magia di cui siamo follemente innamorati, non serve altro.
E la standing ovation (che, per intenderci, è stata esclusivamente per lui) dell’Arena è stato il giusto riconoscimento.
Le canzoni dei Queen sono state cantate, oltre che da Vittorio Grigolo, da Kerry Ellis, che personalmente continuo a trovare per nulla adatta a cantare le canzoni dei Queen.
Ma se per avere May su un palco (consci del fatto che ormai lui non può più cantare. e pure consci del fatto che inizi a perdere un po' la memoria) dobbiamo pigliarci il pacchetto completo, incluso la Ellis, così sia.
Pur di vivere un’altra sera stupendissima come quella di ieri.