Chris Taylor detto Crystal.
Insieme a Ratty, Jobby e Phoebe si è occupato di tutto quello di cui la band poteva avere bisogno nei tour, dal cambio dei calzini alle forniture di vodka. In particolare con Roger, che era affidato alle sue cure, aveva stretto un rapporto che andava ben al di là della collaborazione professionale.
Il che significa che i due hanno vissuto un sacco di episodi esilaranti insieme, accompagnati spesso da sonore ubriacature.
Quella che state per leggere è una delle testimonianze più divertenti sulla vita di un bel ragazzo giovane, biondo e spericolato. Che oltretutto è Roger Taylor, il batterista dei Queen.
Parte dei racconti sono stati pubblicati, anni or sono, sulle fanzine del Fans Club inglese e le trovate tradotte in italiano per la prima volta.
Gli altri, i più recenti, sono tratti dalla pagina FB dello stesso Crystal, pagina che usa per raccontare i tempi che furono. Li trovate su QH in esclusiva e con l'autorizzazione dello stesso Crystal.
Thank You, Man!!!
Dai racconti di Chris, esce un ritratto divertente e simpatico del nostro batterista, attraverso il racconto di aneddoti che non si trovano su nessuna biografia e che raccontano la vera vita da rockstar e ne esce un racconto dei tempi vissuti con la band da una posizione di privilegio.
Quando contava esserci, quando i Queen hanno fatto la storia, Crystal Taylor era li con loro.
Queenheaven vi offre questi spunti, sperando vi piacciano e vi divertano, cosi come sono piaciuti a noi e cosi come ci siamo divertiti a tradurli per voi.
Traduzione a cura di Fiammy, BohemianAngie e Cinzia.
Interview (Ruth): Come era occuparsi di Roger, si cacciava nei guai e aveva davvero bacchette col suo nome impresso sopra?
Crystal: Era abbastanza facile occuparsi di lui, capitava che facesse strani capricci, ma chi non li ha fatti?!
Noi eravamo molto amichevoli ed avevamo un buon rapporto l'uno con l'altro. Ciò significa che se doveva essere fatto qualcosa, ci sedevamo e ne discutevamo.
Molto semplice. Durante un concerto potevamo quasi leggerci il labiale ed avevamo piccoli segnali delle mani e della testa che ci consentivano di poter comunicare tra noi molto facilmente e rapidamente.
Così, per esempio, se lui voleva sentire la chitarra di Brian nel suo monitor, un paio di rapidi cenni del capo e molto alla svelta, lavoro fatto e tutti contenti.
Lui non si è mai cacciato in nessun guaio, ma in coppia abbiamo fatto un bel pò di marachelle.
Escludendo l'incidente di Monaco non abbiamo mai avuto uno scontro con la polizia e nessuno di noi ha tirato un pugno a qualcun altro.
Anche se durante le registrazioni di Fun In Space sono sicuro che avrebbe voluto prendermi a cinghiate quando l'ho fatto infuriare con diverse sigarette esplosive, fiammiferi, accendini e chewing-gum al pepe.
Ci siamo proprio divertiti alla grande.
Ruth, mi sei sembrata sorpresa, ma è vero, lui aveva davvero il suo nome sulle sue bacchette.
Molti chitarristi hanno il loro nome sui loro plettri. Aveva il suo nome sulle bacchette e la sua faccia sulla grancassa, così nel caso avesse avuto un'amnesia avrebbe potuto ricordarsi chi era.
>Roger aveva alcune bacchette nel suo camerino, e con queste colpiva le sedie e i tavoli, e qualche volta la mia testa, così le sue mani erano flessibili.
Appena erano vestiti e pronti ad andare, Roger e Freddie strillavano. Non avevano una canzone per sciogliere le corde vocali, lanciavano soltanto questi acuti strilli. Posso assicurarvi che non mi suonava molto musicale.
Se si rompeva una bacchetta Roger le cambiava, ne aveva circa una dozzina appese al suo tom-tom.
Se si rompeva il pedale della grancassa io ne prendevo uno nuovo, mi immergevo sotto la pedana, con la faccia a terra tra il suo sgabello e i tamburi. Lui muoveva il piede tutto il tempo il più possibile, ma se non lo faceva io gli colpivo la caviglia così capiva che io ero li sotto, e lui muoveva il piede in modo che il pedale rotto potesse essere sostituito.
>Quando eravamo a Montreux, affittavamo un'enorme casa sul lago, con la vista della copertina di Made in Heaven. Il proprietario della casa ce l'aveva con le anatre perché erano dappertutto, caolino, porcellana, legno, plastica, le chiamavi e arrivavano, inutile dire che il posto fu battezzato Duckingham Palace.
Arrivare a DP dalla strada voleva dire scendere per un'erta parecchio scoscesa, serpeggiare su uno scalone attraverso una giungla molto curata, non facile il più delle volte nel bel mezzo della notte.
Una volta dentro DP, sulla sinistra c'era un'enorme sala, e sulla destra fatti due passi c'era un corridoio molto lungo dove erano tutte le stanze da letto, quella di RT era proprio alla fine.
Capitava che venisse in visita Dominique in queste occasioni, e noi tre e Dave Richards ci andavamo a cena, il vino svizzero è eccellente e bevevamo un paio di vigneti ciascuno. Dopo il pasto Dom tornava a casa e i due Taylor dovevano continuare nella loro missione di diventare le due persone più stupide del pianeta, e posso orgogliosamente dire che ci siamo riusciti!
Circa verso le 3 di notte decidevamo che era impossibile rendere completamente secca Montreux a forza di bere, così gettammo la spugna, ma a quel punto avevo un problema enorme, avrei avuto difficoltà a trascinarmi a casa, ma avevo un altro idiota con me, che era in uno stato peggiore del mio.
Riuscivo a tornare sobrio in breve, per riportarci alla casa, ma avevamo poi da scendere a patti con le famose scale. Eravamo una coppia senza cervello e con crescenti attacchi di riso, era buio pesto e Roger aveva anche gli occhiali da sole.
Avevamo fatto appena dieci passi e sento un potente tonfo e quando mi giro, Roger era stonfato in terra e gli chiesi "Tutto ok?". Rispose: " Sì, ma il suolo continua ad avvicinarsi a me!".
Mi avvicino per aiutarlo, e appena lo sto tirando su, vado giù. In quel momento ci stavamo pisciando sotto dal ridere e rotolando nella giungla. Alla fine riuscimmo a tornare in piedi e proseguire, con me davanti e lui appoggiato a me per sostegno.
Fase uno finita e la porta è intuito, e stavamo cantando, ballando e oscillando in ogni possibile direzione.
Una volta alla porta non riuscivo a trovare la chiave giusta per aprire la serratura e mentre andavo a tastoni sulla porta, Rog era puntellato contro il muro con la testa giù e i suoi occhiali caduti.
Fortunatamente me ne ero accorto e li raccolsi, aprii la porta ed entrammo.
Una volta dentro disse che andava dritto a letto e procedeva per il lungo corridoio, rimbalzando da un muro all'altro come la pallina di un flipper, inutile dire che io mi spanciavo dal ridere e quando arrivò alla fine dissi: "Rog, vuoi i tuoi occhiali?".
Lui allora si girò e fece la stessa camminata al contrario; quando mi raggiunse allungai la mano con cui tenevo i suoi occhiali e un grosso mazzo di chiavi, e indovinate un po', prese le chiavi.
Sì allontanò nuovamente stile flipper, ma stavolta stava cercando di mettersi un mazzo di chiavi sul naso. Quando fu proprio fuori dalla sua porta urlai: "Vuoi questi occhiali o no?" Mi urlò a sua volta: "Sì, grazie CT."
A quel punto avevo urgente bisogno di trovare un bagno perché lo trovavo troppo divertente.
Alla fine mi raggiunse e si mise gli occhiali, fece ancora una volta la pallina da flipper, spalancò la porta della camera da letto, accese tutte le luci e gridò: "Cara, ce l'ho fatta." Lascio alla vostra immaginazione cosa disse Dom.
Durante i soundchecks Roger stava tutto il tempo a regolare il suo kit, e durante il concerto, sotto il calore delle luci e i suoi colpi, continuava a regolarlo.
In una occasione, finito il soundcheck e col kit a posto, ci fermammo un po' prima del concerto. Durante il primo numero della scaletta Rog sembrava un po' irritato, e dopo la prima canzone cominciò freneticamente a riaggiustare la batteria.
Continuò a farlo per un po' di canzoni, finchè cominciò a sembrare più rilassato.
Dopo il concerto Shag fu chiamato nel camerino, e RT disse: "Ehm, Shag, dopo il souncheck hai regolato di nuovo il mio kit?"- e la risposta fu: "Oh no Rog, non lo farei mai, ho soltanto stretto i pezzi allentati".
Tornati a Berlino e con cinque minuti a disposizione prima del concerto, Gerry venne da me e mi disse: "Sembra che dovrai rifare il tuo vecchio lavoro per stasera". Perché? Mi guardai intorno e stavano portando via Shag su una barella, con una maschera dell'ossigeno, una flebo e tutto il resto. Cos'altro aveva potuto combinare questo buono a nulla?
Per la duemillesima volta i Queen avevano concluso il concerto con Rock you, Champions e quando le luci si spegnevano, Freddie Mercury correva tutt'attorno come un pazzo, Roger Taylor si alzava, colpiva tutti i piatti e suonava solo il bass drum col suo piede destro, Brian May suonava l'accordo che non finiva mai mentre teneva d'occhio il batterista e John Deacon chiedeva in quale club stavamo per andare.
Quando l'impianto luci si fermò, Rog si sarebbe seduto, e avrebbe attaccato col resto della band il gran finale con due colpi sul rullante e un potente colpo sui piatti, e anche per un'altra notte era finito.
Suona il nastro. Shag aveva già fatto questo un paio di dozzine di volte, così penserete che lo sapeva. Sbagliato.
Una notte, Rog stava facendo il suo solito colpo in piedi e il nostro amato Shag pensò: "Questo sgabello è in mezzo ai piedi", così tolse quell'inutile sgabello.
Quando Rog stava per risedersi, dietro non c'era nulla e finì col c-ulo per terra giù dalla pedana, ed era lì, a terra sfiatato.
Dissi a Shag Cattivone di nascondersi per un po' e provai a rimettere in piedi Rog, inutile dire che era molto incaz-zato.
Le luci si fermarono e Brian suonò l'accordo più lungo della storia. Roger finalmente tornò dietro la batteria, diede i due colpi e la rullata di piatti per terminare finalmente il concerto, e alla fine devastò tutta la batteria.
Fui contento di non doverla rimettere a posto. Inutile dirlo, Shag non durò a lungo. Fino alla volta successiva.
Durante "Who wants to live forever" Roger Taylor era talmente ubriaco che ci ha messo una vita per suonare il cembalo a tempo con la traccia. "Rock you" fu filmato nel giardino della nuova casa di campagna di Roger e siccome i vecchi proprietari abitavano ancora li non potevamo usare la casa. Stava nevicando e faceva freddissimo e il tempo era decisamente orribile, ma quando Freddie comparve aveva bevuto la maggior parte di una bottiglia di brandy nel viaggio, così inutile dire che poteva a malapena stare in piedi dritto nella neve e le sue mani erano così fredde che afferrò i guanti che Ratty usava per caricare i camion e li indossò per la registrazione. Guardare per credere.
Roger apparve nel video di Freddie "The great pretender". è stato a quel punto che ho iniziato ad avere dei sospetti sul batterista, perché aveva preso a vestirsi da donna un po' troppo facilmente. Quando fu finito, tornammo tutti a Garden Lodge e, tenetevi forte per questa chicca che sto per dirvi, io ero l'unico sobrio.
Il giorno dopo Roger ed io dovevamo guidare fino a Montreux per iniziare il lavoro su quello che sarebbe stato il primo album dei Cross "Shove It". Si stava facendo molto tardi e noi dovevamo partire presto, e io provai a dormire un po', ma RT continuava a scocciarmi provando a farmi bere un drink. Declinai. Era completamente ubriaco e dal momento in cui lo portai a casa, avevo solo tre ore per dormire prima di tornare a prenderlo.
Dovevamo dividerci la guida nella sua sua Bentley, ma era talmente ridotto male dai postumi della sbornia che dormì per tutta la strada. Si svegliò solo per dire cose tipo " Abbassa la musica" e, poiché aveva appena smesso di fumare, io continuavo a sentirmi dire "Devi proprio fumare?" ( avevo smesso in quel momento ). Dopo un po' questo iniziò ad essere molto scocciante e dissi " Se non fumo o non ho la musica mi addormenterò anch'io". Afferrò il messaggio e mi lasciò in pace. Eravamo entrambi stanchi e finimmo per fermarci da qualche parte in Francia: prendemmo un hotel, mangiammo qualcosa di buono, bevemmo dell'eccellente vino e prendemmo una sbronza, così finii per sentirlo lamentarsi anche il giorno dopo, mentre io guidai tutto il tempo.
Credo di aver già accennato il fatto che guidavamo una Bentley fino a Montreux, bene di questo voglio parlare. Il programma era di passare tre o quattro giorni a Montreux per registrare, e poi andare a Gstaad a scrivere qualche altra canzone. Questa era la scusa, perché avevamo un enorme chalet lì e l'idea era quella di sciare molto e scrivere poco, il che era esattamente quello che abbiamo fatto. è stato a Gstaad che Roger ha avuto l'idea di formare un gruppo e dopo una dura giornata sulle piste ci saremmo seduti la notte lavorando al programma per mettere insieme una band.
Sul soggetto Bentley e Gstaad mi sento obbligato a dirvi quanto sia stato sfortunato RT con le sue macchine.
Quando comprò la sua prima Ranger Rover affermò " Puoi parcheggiarla su una moneta da sei penny." Abbiamo dovuto trainarlo fuori da un fosso. La sua Ferrari scoppio in fiamme sulla strada per il sud della Francia, e anche la sua Aston Martin è scoppiata in fiamme. Aveva a malapena guidato la Bentley, era la mia bambina, l'amavo e non aveva mai avuto problemi.
Dominique decise di unirsi alla nostra piccola gita sciistica e stava arrivando a Gstaad, ora non capite male, amo Dom, una donna meravigliosa, lo è ancora, è solo che non avevo voglia di guidare per un'ora per scendere dalla montagna e poi un'altra ora sull'autostrada per l'aeroporto. Il giorno del suo arrivo RT mi sorprese dicendo che stava andando a prenderla, e quanto a me, mi avrebbe lasciato alla seggiovia e avrebbe fatto buon viaggio. Trascorsi un piacevolissimo pomeriggio sulle piste, così quando tornai a casa ero pronto per qualche sciocco gioco al computer, e nel mezzo della sparatoria con alcuni alieni il telefono squillò ed era Dominique che chiedeva dove fosse roger visto che non era all'aeroporto a prenderla.
La sola cosa che potevo dire a lei, era di resistere, perché lui era partito abbastanza in tempo quindi doveva essere già là, e sono tornato a salvare il mondo.
Ore più tardi la porta si spalancò con Roger che stava sproloquiando e farneticando e dicendo qualcosa sulle "Fottute macchine". Qual era il suo problema? Guardai fuori dalla finestra e nel vialetto c'era una VW golf, così la domanda ovvia era" Dov'è la Bentley?". Quando sua signoria, finalmente si calmò, mi spiegò che quando era sull'autostrada ci fu una tempesta di neve, così aveva i tergicristalli pieni, ma quello dal lato del guidatore si è staccato, così ha fermato la macchina e ha provato a cercarlo nella neve, e l'ha trovato e l'ha rimesso a posto. Per ora tutto bene a parte che dopo un paio di miglia dopo si staccato ancora, e questa volta volta non c'era nessun posto dove potesse essere trovato. Ora provate a immaginare la situazione. Autostrada svizzera, un sacco di neve che cadeva, una costosissima Bentley nera e una famosissima pop star sporta fuori dal finestrino mentre guidava così poteva pulire la neve dal parabrezza in modo da poter vedere. Fortuna zero. All'arrivo a Ginevra portò la macchina nella concessionaria Rolls Royce per farla riparare e non molto tempo dopo dissi il mio addio finale a una fedele amica. Roger d'altra parte disse con sollievo "Che fo*tuta liberazione!". Ho un'altra patetica storia di guida uguale quando eravamo a rio, questa volta eravamo tutti e due, una decappottabile e una diavolo di pioggia a scatafascio.
Dopo un piacevole pasto e un paio di drink siamo d'accordo che faceva troppo freddo e avremmo sparecchiato il giorno dopo, così andiamo nel bar con la missione iniziale di provare tutti gli scotch.
Eravamo seduti al tavolo chiacchierando e raccontando barzellette di prim'ordine l'uno con l'altro e siamo finiti a parlare con la coppia del tavolo accanto scambiando storie di sci, inutile dire che le mie erano molto corte, e mi venne un po' da ridere quando la donna disse " Cosa fate voi due per vivere?". Dio solo sa perché, ma dissi " Siamo venditori della Hoover".
All'inizio non ci credettero ma entrambi iniziammo a parlare delle differenze tra le pulitrici domestiche e quelle industriali, dritti, a forma di zaino, quelli che si trascinano lungo il pavimento. Abbiamo parlato dei differenti voltaggi, potere di aspirazione, il totale della pressione sui tappeti Axminster e Wilton e ci mettemmo persino un paio di espressioni automobilistiche come "sopraelevato questo" e "sopraelevati quelli".
Cosa diavolo ne sapevamo noi di aspirapolveri? Ma ragazzo, a noi riescono queste cose. Dopo circa 30 minuti di assolute stronzate il soggetto finalmente cambiò e loro ci auguravano tutto il meglio per la nostra vendita porta a porta e andarono a letto.
Allora ci rassicurammo l'un l'altro su cosa in realtà facevamo per vivere, abbiamo preso qualche altro drink e provammo a capire come facevamo a sapere così tante cose sui pulitori visto che entrambi abbiamo passato la maggior parte delle nostre vite cercando di stare ben lontani da loro. Abbiamo passato il viaggio di ritorno a Londra facendoci delle buone risate sul quel giorno che abbiamo trascorso in quella stazione sciistica scozzese.
"Ti va di andare al Gran Premio di Monaco, con tutte le spese pagate?"
Questa è stata la prima cosa che ho sentito quando mi chiamò Rick Parfitt, ma avevo bisogno di saperne di più, così Roger ed io ci incontrammo a casa di Rick più tardi quel giorno per sapere l'intera faccenda. Ripensandoci adesso avremmo dovuto essere sospettosi perché lui cominciò, "Ho incontrato un uomo in un pub che è un produttore televisivo e voleva sapere se mi sarebbe piaciuto andare a Monaco, ed essere ripreso guardando il Gran Premio. Io ho detto di si, ma se il mio amico Rog viene avrai Queen e Quo (Status Quo, ndt), e noi dobbiamo portarci Crystal che ci controlla entrambi".
Lui proseguì a dirci che avremmo avuto un Lear Jet, con champagne e caviale a disposizione, per andare a Nizza, un elicottero da Nizza a Monaco, e infine una limousine per arrivare in hotel. Fin qui tutto bene. Una volta lì avremmo avuto i lasciapassare per andare ovunque, e una barca enorme, ancora una volta con tutti i servizi, pranzi, hotel e bevande gratis. Sembrava grandioso.
Roger e Rick sono entrambi patiti di auto veloci, così loro erano al settimo cielo; a me, senza dubbio, piaceva andare nei posti e c'erano tutte le carte in regola per divertirsi. Quanto puoi sbagliarti sulle cose!
Arrivò il gran giorno e la limousine mi venne a prendere a casa, mi fermai a prendere Rog, e dopo Rick, e poi via all'aeroporto Biggin Hill. Eravamo seduti nel settore privato e io stavo cercando un Lear Jet ma non riuscivo a vederlo, così mi allontanai per cercare il pilota. "Dov'è il jet, amico?" - chiesi.
Il primo shock della giornata avvenne quando quello mi disse che non ce l'avevamo, e ci indicò alcuni piccoli rischiosi aerei con eliche. Oh, bene, "C'è qualche bevanda alcolica sopra?". Un grosso NO fu la sua risposta, così io andai in missione a cercare delle cataste di alcol (eravamo tutti nervosi come passeggeri). Qualcuno tese la banda elastica, e questa "scusa" rifilataci al posto del Lear Jet finalmente si alzò da terra. Ci stavamo riempendo di alcool quando salutavamo agitando la mano le bianche coste del Dover, e andavamo incontro a Calais, nel nostro viaggio verso sud, quando l'aereo cominciò a scendere. E adesso?
Atterrammo a Dijon a fare benzina e scoprimmo che la pista di atterraggio non avrebbe accettato la scheda pilota, così Rick usò il suo Amex e sembrò dovesse durare un'eternità, ma finalmente tornammo a volare e continuammo a calmarci i nervi.
Fu un volo lungo, ma un po' di barzellette e leccornie ci alleggerirono gli animi, finchè il pilota si girò e disse: "Ragazzi, volete vedere Marsiglia di notte? è meravigliosa". Replicai con un secco no, ma la vedemmo lo stesso.
Dopo 7 ore di volo finalmente atterrammo a Nizza e andammo ad incontrare l'uomo del pub, del quale non ricordo il nome, ma aveva un taglio di capelli davvero bizzarro e venne subito soprannominato il Barboncino.
Una volta toltoci dalle scatole il pessimo volo, tutto continuò ad andare a scatafascio.
"Dov'è l'elicottero?" chiesi. "Non ce l'abbiamo". "E allora la limousine?". "Neanche". "Bene, come cazzo facciamo ad andare a Monaco adesso?".
Il Barboncino ci spiegò che aveva un'auto e avrebbe guidato lui. Quando arrivammo a questa macchina, era una Renault 5 ed eravamo noi 3 coi bagagli e il Barboncino.
Ci infilammo dentro e partimmo, facendo una lunga deviazione nel centro di Nizza per andare a prendere la signora Barboncino.
Adesso eravamo stretti e scomodi, e, a prescindere dal fatto che non fosse abituato alla guida a destra, il Barboncino era anche un autista pessimo. In qualche momento ho avuto l'impressione di fare la stessa fine di Grace Kelly.
Quando finalmente arrivammo all'hotal entrai in modalità "tour", e appoggiandomi al bancone della reception: "Salve, avete tre camere per noi, il signor R.Parfitt, signor R. Taylor e signor C.Taylor?".
Un'altro schiaffo in faccia quando rispose: "No signore, noi ne abbiamo solo due, per il signor R.Taylor e C.Taylor, e l'hotel è pieno".
Bella questa Rick, tu organizzi il viaggio e non hai una camera!
Lasciai a RP la mia camera e io e il Barboncino uscimmo alla ricerca di un'altro hotel. Entrammo, lasciammo i bagagli, tornammo al primo hotel dagli altri due, e andammo a cenare, in un ristorante che aveva prenotato monsieur Barboncino.
Di tutti i meravigliosi ristoranti francesi, lui scelse il peggiore, ma in compenso avevamo del buon vino, molto buon vino.
Finito di cenare lui mi fece intendere che non aveva un franco bucato... e io avrei dovuto prestargliene? Non credo proprio, così pagai io il conto.
Tutte le spese pagate, eh? Fino a quel momento, stava costando a tutti un bel po' di soldi.
Dopo andammo in un club che ci aveva consigliato il nostro amico canino, e aspettammo fuori per mezz'ora, mentre lui preparava tutto per noi, e indovina un po'? Non ci fecero entrare perchè non indossavamo cravatte o roba del genere.
Era stata una lunga giornata, avremmo dovuto uccidere il Barboncino con un colpo in testa, perchè lui conosceva un altro club girando l'angolo.
Lui ce lo fece sembrare invitante con la sua descrizione della clientela femminile.
Una volta entrati dentro quest'enorme edificio, riuscimmo a svincolarci dal Barboncino, stavamo girovagando per i corridoi cercando l'entrata e girammo l'angolo, quand'ecco delle luci blu lampeggianti e circa una dozzina di poliziotti, tutti con le loro pistole puntate su di noi.
E' incredibile come il tuo sesto senso ti dica quando sei davvero nella merda.
Ci perquisirono e dovevano aver saputo che eravamo dei VIP perchè ognuno di noi ebbe una propria macchina che ci portò dritti in prigione, senza passare dal via e senza riscuotere le 200 sterline (riferimento al gioco Monopoli, ndt). Anche se ci sbatterono nella stessa cella, per qualche strano motivo lasciarono la porta aperta, il che era allora una buona occasione per il nostro batterista per fare stupidi commenti.
"Dai, Crystal, non abbiamo fatto niente di male, andiamocene, usciamo fuori di quì!". La mia risposta fu qualcosa tipo "Non ci penso nemmeno".
Dopo i due mi dissero con voce stridula: "Vai a dirgli chi siamo noi!". Ancora una volta gli risposi "Non ci penso nemmeno, ditegli voi chi siete!".
Uscimmo di galera verso le 7 del mattino, e devo ammettere che i poliziotti erano stati gentili con noi. Alla fine era ora di andare a letto. Il Giorno 2 nient'altro sarebbe andato storto, o no?
Prendemmo i pass dal Barboncino, e inutile dire che non avevamo quelli giusti, ma dopo aver avuto a che fare per anni coi pass conoscevo tutti i trucchi del mestiere, e così entrammo nell'area backstage del Gran Premio.
Ci dirigemmo alla barca che era stata preparata per noi, ma i piloti delle auto non ci fecero sentire i benvenuti, così ce ne andammo.
Roger si stava stufando di tutto questo e continuava a dire che avremmo dovuto tornarcene a casa.
La mia teoria era, ormai siamo quì, sfruttiamo al massimo quest'occasione.
Mentre accadeva tutto ciò, avevamo una telecamera che ci seguiva filmando ogni cosa, dopotutto era per questo che eravamo venuti.
Quel giorno, più tardi, arrivò Jim Beach, non per imballare qualcuno, ma solo per stare lì.
Si fece sera e io prenotai un ottimo ristorante e mi rifiutai di dire al Barboncino dove si trovasse. Mangiammo favolosamente, con vino ancora migliore, e a Rog tornò il buonumore.
Decidemmo di andare a letto presto, RT e RP all'hotel 1, io all'hotel 2, e JB ovunque avesse deciso di alloggiare.
Quando andai alla reception e chiesi la mia chiave, il ragazzetto disse: "Ah, monsieur Tayleeeeeer, lei ha cambiato stanza!". No che non l'ho cambiata. "Oui monsieur, abbiamo portato i suoi bagagli nella sua nuova camera".
Che diavolo, ero troppo stanco per fare obiezioni, se i miei bagagli erano lì, nessun problema. Quando aprii la porta, non c'era più un enorme letto come nella stanza di prima, ma due letti singoli, e un'estraneo sdraiato su uno di questi.
"Oi, chi cazzo sei?" gli urlai. Il pover'uomo si svegliò da un sonno profondo e se la fece addosso. Venne fuori che era un giornalista italiano che il Barboncino aveva ingaggiato per fare interviste a Rog e a Rick.
Io cominciai ad insultare quel ragazzo per un po' e dopo capii che non aveva fatto niente di male, e c'era da prendersela solo col Barboncino.
Chiamai l'hotel 1 e dissi a Rog cosa stava succedendo, e alla fine fui d'accordo con lui a mandare tutto al diavolo. Rog chiamò e svegliò il Barboncino e, anche se non ero presente, posso solo presumere che usò un linguaggio molto colorito.
Giorno 3, la prima cosa da fare sull'agenda era di prendere tre biglietti aerei in 1° classe da Nizza, e prima un elicottero da Monaco a Nizza. Fatto.
Giorno della gara, devo ammettere che c'era stato abbastanza brusio, perchè adesso noi ci eravamo procurati ogni sorta di pass ed eravamo giù nei box con tutti i piloti, e questi ragazzi erno circondati da molte splendide ragazze. Da capogiro. Quando stai sulla linea di partenza e tutte queste auto vanno su di giri, è impossibile descrivere l'assordante rumore, è fantastico. Vedemmo circa mezz'ora di gara prima di andare, e anche se siamo stati lì solo 3 giorni, è stato bellissimo tornare a Blighty, andare dritti al pub e farsi quattro risate sul nostro weekend.
La cosa strana è che il Barboncino faceva davvero un programma televisivo, ed era abbastanza ben fatto.
La città e l'hotel non saranno nominati per motivi di privacy.
Dopo una notte di fiumi di alcolici, Roger e io finimmo per ritornare in hotel con un paio di ragazze piuttosto adorabili, e da qualche parte lungo la via avevamo preso su anche una bella giornalista. Penso che fosse là solo per divertirsi e non per scrivere una storia perchè per quanto ne so non ha mai scritto questa.
Furono consumati un altro paio di drink, e siccome cinque persone non possono giocare a Scarabeo, la giornalista se ne doveva andare per ovvie motivazioni. Noi cominciammo a rimunginare sul come liberarci di lei quando Roger se ne uscì con un piano, "Anneghiamola".
Sembrò un'ottima idea in quel momento così io dissi "OK, ma come facciamo?" La risposta fu,"La butterò in piscina e tu le schiaccerai giù la testa".
Fui d'accordo con questo capolavoro, così noi cinque ci dirigemmo verso il tetto dov'era la piscina, solo per essere accolti da un altro piccolo imprevisto, le due spesse porte di vetro alte 8 piedi erano chiuse. Gli detti una spallata ma niente, così adesso era il mio turno di formulare un piano. "Se prendiamo una maniglia ciascuno e delicatamente scuotiamo le porte avanti e indietro, il lucchetto salterà fuori e noi entreremo". Geniale.
Noi due cominciammo a scuotere le porte e dopo un paio di minuti dovettero accadere delle magiche vibrazioni nel vetro, perchè accadde l'incredibile, entrambe le porte si frantumarono di fronte a noi e c'era vetro ovunque. Ops.
Dimenticato il piano A, il piano B era fallito, e adesso in momenti come questi si usa sempre il piano C e si corre via a gambe levate dalla scena del crimine.
Questo piccolo episodio ha avuto sia un lieto fine che uno triste, la giornalista alla fine fece un cenno e se ne andò, però purtroppo non riesco a ricordare se uno di noi due ebbe fortuna quella notte.
Così è la vita.
Mentre eravamo a Montreux a lavorare su Hot Space, come tutti sappiamo, Mr Bowie si presentò in studio e nacque Under Pressure.
Il giorno seguente, Bowie arrivò presto e si mise a registrare armonie e sax per Cool Cat.
Dave Richards si occupava del suono e io e Jobby eravamo i soli nella control room mentre Bowie stava cantando in studio.
Faceva così caldo là dentro che si tolse la camicia. Ora, il duca bianco era davvero molto magro e quando tornò nella control room, Jobby aveva appena tirato fuori una battuta divertentissima e io scoppiai a ridere, con un tempismo che non avrebbe potuto essere peggiore.
Bowie pensò che stessi ridendo di lui, così telefonò a Freddie e gli disse: “Io sono qua in studio ad aiutarvi con il vostro album e il vostro staff mi prende per il culo e ride di me.” Ops, avevamo fatto un’altra cazzata.
Detto ciò, Bowie aveva davvero un talento straordinario. Freddie poi mi disse qualcosa come “Non preoccuparti di lei, caro, le passerà.”
Una sera, durante le registrazioni di Under Pressure, la band e David Bowie stavano andando a cena. Tutti tranne Brian. Lui, come dire, non era particolarmente contento di come stavano andando le cose, era un po’ giù e mi disse che voleva andare a ubriacarsi con me. Come se io fossi uno che si ubriacava spesso...
Fu così che ci lanciammo nella vita notturna di Montreux, che consisteva nel White Horse Pub e nella discoteca Platinum, poiché eravamo già stati banditi dall’Hazyland, l’unico altro locale della città. Riuscimmo comunque a prenderci una bella ciucca. Brian è noto per la saggezza delle cose che dice ma quella sera fu l’eccezione alla regola e disse una delle cose più ridicole della storia. “Torniamo in studio a fare una jam. Tu puoi suonare la batteria.” Ci sono molte parole che possono descrivere le mie capacità alla batteria ma “buone” non è una di quelle. Andammo in studio e trovammo Dave Richards, quindi iniziammo a suonare, Dave al piano, Brian alla chitarra e MOI a prendere cose a botte. Suonammo circa un’ora e ci divertimmo parecchio ma penso che abbiamo fatto abbastanza pena. Per cui, negli archivi c’è dell’altro materiale inedito.
Episodio III della Trilogia di Under Pressure: Il Mix Finale In una galassia lontana lontana… Beh, non proprio così lontana, il posto designato per il mix fu New York. Non so davvero perché scelsero di farlo lì, visto che non ci avevamo mai registrato nulla – anche se poi in realtà io e Roger abbiamo lavorato a Fun In Space ai Power Station Studios.
Partirono tutti il giorno seguente e io decisi di raggiungerli, così presi il primo volo per NYC. Mentre mi trovavo nell’area bagagli al JFK, feci una telefonata. Dieci minuti dopo aver fatto il check in nel mio hotel, ecco apparire una visione. Ciao, Miss Atlanta. Dopo, ehm, aver fatto “due chiacchiere”, uscimmo per prendere da mangiare e qualche drink, poi ci avviammo verso i Power Station. Erano tutti lì, tranne i due cantanti. Erano nel bel mezzo dei loro giochetti da star: Freddie telefonava e chiedeva “È arrivato?” e poi chiamava Bowie “È arrivato?”. Sembrava che ciascuno volesse dimostrare di essere la star più grande arrivando per ultimo. Lo trovavo abbastanza infantile. Comunque, si stava facendo tardi, circa mezzanotte, ma io avevo ancora in circolo l’orario londinese ed ero in piedi da quasi 24 ore, ero molto stanco, quindi dovetti fare una scelta: restare a sentire Pressure un milione di volte o tornare in hotel con la mia amica.
Beh, non c’era gara, ‘notte, gente.
Il giorno dopo decisi che non mi andava proprio di assistere al mix, così chiamai Roger e gli dissi: “Ci vediamo a New Orleans tra qualche giorno.” Noleggiai un’auto e partii per la Pennsylvania per incontrare Trip Khalaf. Ricordo che rischiai di schiantarmi un paio di volte. Nel primo tratto, mentre mi trovavo sull’autostrada, vidi il cartello di una città chiamata Blue Balls (palle blu). Ecco, un po’ come le mie dopo ieri sera. Quello dopo era di una città chiamata Intercourse (rapporto sessuale). Pensai di girare l’auto e farci un salto ma in quel momento ero a posto così.
Qualche giorno dopo, tutto l’entourage si ritrovò a New Orleans per un tour nordamericano.
Di nuovo Sotto Pressione.
>Freddie vuole annullare il Magic Tour!!!
Sono a casa e queste sono le prime parole che sento quando rispondo al telefono a Roger. La mia ovvia risposta è "Cosa? Perché?".
Mi spiega che, poiché è un tour di grosse dimensioni, farlo lo rende nervoso (su questo ci torno dopo).
Poi mi dice cosa vuole che io faccia:
"Vai a trovarlo e convincilo".
Gli dico che dovrebbe essere Jim Beach a parlargli e non ripeterò ciò che Roger mi disse, tranne che Jim stava dalla parte di Freddie ed era d’accordo sull’annullamento del tour.
Mi aspetta un compito importante. Quando Freddie dice qualcosa, non si smuove. Nessuno è in grado di fargli cambiare idea, anche quando sa di avere torto.
Mi metto a pensare come diavolo risolvere questa faccenda e dopo un po’ mi viene un’idea… ma mi serve un alleato.
Per fortuna il nostro ragazzo del suono e mio grande amico Trip Khalaf vive a Londra all’epoca, quindi lo chiamo e gli dico che gli offro la cena. Trip è l'unica persona che avrei chiamato per questo. Non gli spiego ancora il motivo del nostro incontro.
Ci vediamo al nostro ristorante italiano preferito a Kensington, ordiniamo da mangiare e del vino e poi gli racconto la storia e gli spiego come comportarci e che non dobbiamo spostarci dal piano.
Ma qual è il mio piano?
Non parlare del tour. Non una sola parola. Non dobbiamo neanche nominare i Queen.
Dobbiamo solo tirarlo su di morale e forse c’è una possibilità che possa funzionare. Una piccola possibilità.
Dopo aver cenato, andiamo a Garden Lodge. Phoebe ci fa entrare dicendoci che FM non è di umore festaiolo. Oh fantastico.
Attraversiamo il salone e Freddie & Jim sono sul divano a guardare la TV. Salutiamo e ci dirigiamo in cucina a bere un bicchiere di vino. Non ho mai svelato a Phoebe il nostro piano.
Dopo circa mezz'ora faccio un tentativo con il cantante, ma niente da fare e così me ne torno in cucina. Passano altri 15-20 minuti e ci riprovo: ci sediamo a fare una chiacchierata. Non beve nemmeno, io gli propongo di farci una vodka e una partita a Trivial Pursuit.
In un primo momento rifiuta perché vuole andare a letto presto, così gli verso un altro bicchierino e mi fa: ”ok, ma una partita veloce”.
Raduno le truppe dalla cucina e iniziamo una partita tranquilla che si fa man mano più chiassosa e divertente con lo scorrere della vodka. Non ricordo chi ha vinto, ma si parla di dare una rivincita. Ormai gridiamo come matti e si sta facendo giorno ed ecco che il cantante all’improvviso annuncia:” Non vedo l’ora di partire per il tour, ci divertiremo un mondo".
Io rispondo "Sì, come ti pare. Ora è il tuo turno"
Il giorno dopo chiamo Rog e gli dico "missione compiuta".
Non fu mai più menzionato il motivo per cui avrebbe voluto cancellare il tour.
Ma io ho una teoria e probabilmente mi sbaglio alla grande ma purtroppo non sapremo mai la verità.
Non potrei mai capire perché era nervoso. Quando era sul palco, era il padrone degli stadi e aveva tutti ai suoi piedi e dopo il Live Aid, come sappiamo tutti, il loro set è stato descritto come lo show migliore di sempre e lui è stato definito il più grande showman mai esistito, quindi questa, dopo circa 20 anni, è la mia teoria.
Il Live Aid durò soltanto 20 minuti. Il problema era dover essere all’altezza del più grande frontman di sempre, che ovviamente era lui stesso, e doveva fare ogni sera uno spettacolo di 2 ore ed essere il migliore di tutti. Erano dei panni davvero difficili da indossare ed è questo che, forse, lo rendeva nervoso.
Ma alla fine abbiamo fatto il tour, è stato un successo e penso che il cantante si sia divertito più di chiunque altro.
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Proprio questa settimana nel 1976 stavo arrivando alla fine del mio primo tour dei Queen. Una volta finito in Giappone, il nostro ultimo scalo era una nuova esperienza per me. L’Australia.
La prima fermata era Perth e arrivammo che c’era un sole splendido e ci dirigemmo subito sulla spiaggia. L’albergo aveva un fiume vicino e vidi una strana creatura nuotarci dentro. Non avevo mai visto prima un cigno nero e più tardi,quando me ne andai a prendere una birra, chiesi come si chiamava. Cigno nero.
Quando chiesi una birra al barista, lui disse, “Vuoi una pot, una midi o una schooner?” Una schooner? Ma non era una barca?
Comunque, io volevo la più grande, perciò la scelta ovvia era la ”pot”. Suonava enorme. Quanto ci si può sbagliare! Era un bicchierino birra. Pensai fosse collirio. Un bicchierino di birra. Un sorso ed era finita! Così, da allora, avrei sempre preso “una barca” di birra.
David Essex suonava quella sera e poiché ero andato in tour con lui nel 74 e nel 75, dovevo accordarmi e raggiungere tutti, poi più tardi andai in un locale notturno. Stavo cazzeggiando con una bevuta tranquilla e un tappetto mi si avvicinò.
Ma perché sempre io?
Poi attaccò così: “segui il cricket?”
“No”
“I nostri giocatori di cricket sono migliori dei vostri”
“ne sono certo”
“E il rugby?”
“non guardo neanche quello”
“le nostre squadre di rugby sono meglio delle vostre”
“probabilmente”
“Guardi il tennis?”
“No.”
“I nostri giocatori di tennis sono meglio dei vostri”
“Sì, probabilmente,ma perché ora non te ne vai?”.
Questo gli fece davvero girare le palle. “Forza. Fuori io e te! Andiamo. Forza!”
Questo tizio era così basso che pensai che mi stesse per prendere a testate nei coglioni.
Dopo un po’ di strilli, alla fine smammò per non farsi più vedere.
La notte successiva tornai allo stesso locale e ecco che entra il nanerottolo. Venne dritto da me e si scusò della sera precedente perché era ubriaco. Abbastanza chiaro,amico. Ci stringemmo la mano e sparì,per tornare solo un’ora dopo, nuovamente ubriaco ed esordendo così: “io e te fuori. Andiamo!”.
Benvenuti in Australia.
Dopo lo spettacolo di Perth ci dirigemmo ad est ad Adelaide, Sydney e Melbourne.
A Sydney un certo batterista biondo e io avevamo conosciuto una coppia di giovani ragazze piuttosto piacevoli. Beh, non è esattamente vero. Per qualche ragione ignota erano tre giovani ragazze.
Tornati in albergo, i Taylor erano leggermente bevuti e inoltre dovevamo liberarsi della donna indesiderata.
“Affoghiamola”
Sì, fu questo il commento idiota del batterista.
“io la butto in piscina e te le spingi la testa sotto”
Il problema era che ero sbronzo come lui e sembrava una buona idea.
“facciamolo”.
La piscina era sul tetto, così scegliemmo di farci una nuotata in tarda notte. O, nel nostro caso, un omicidio in tarda notte.
Quando arrivammo alla piscina l’enorme porta di vetro era chiusa,ma niente avrebbe fermato la nostra missione. Avendo tirato le maniglie di entrambe le porte, reputai che se continuavamo a tirare e spingere le porte, l’oscillazione avrebbe scardinato la chiusura, così prendemmo una maniglia ciascuno e cominciammo. Entrambe le porte si frantumarono e crollarono davanti a noi. Ops!
Ora era rimasta solo una cosa da fare.
Scappare.
Il piano A non aveva funzionato,ma l’ospite indesiderata se ne andò presto,così alla fine funzionò lo stesso.
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9 agosto 1986
Solo un altro Sabato e un altro concerto, che si dà il caso sia l'ultimo spettacolo del Magic Tour.
Mi sono svegliato la mattina ed ero esausto.
Non è stato un tour lungo, ma per me è stato molto faticoso. A causa della vastità degli spettacoli, il mio carico di lavoro si era moltiplicato. Mi sembrava che il lavoro aumentasse di giorno in giorno e prima dell’inizio del tour facemmo un meeting durante il quale dissi che avrei avuto bisogno di un assistente a causa della mole di lavoro che mi era stata assegnata.
La loro risposta fu: "Ce la puoi fare. Non avrai problemi."
Con ogni probabilità fu il meeting più breve della storia.
Avremmo raggiunto Knebworth in elicottero in due tranche perché il mezzo non era abbastanza grande da trasportare la band, le mogli etc in una volta sola.
Così mi sono preparato e ho deciso di indossare un abito blu, ma per non essere troppo formale, ho messo anche una t-shirt del Sergente Bilko.
Poiché faceva caldo, ho portato anche un paio di pantaloncini. La limousine mi è venuta a prendere e mi sono diretto al Battersea Heliport per incontrare i ragazzi. Avevamo deciso che Deaky & Brian e i loro ospiti sarebbero stati i primi a partire. Una volta arrivati, ci siamo ammassati in elicottero per dirigerci verso Knebworth Park. Mi sono seduto davanti con il pilota e mi sono goduto il panorama perché era una splendida giornata.
Nel corso degli anni ho visto un sacco di folle enormi ma mai dall'alto e così quella fu una visione davvero pazzesca.
Una volta atterrati ho messo i ragazzi in auto e via nei camerini. Poi subito in elicottero per andare a prendere gli altri due.
Tornato a Battersea ho avuto circa 30 minuti prima del loro arrivo così ho preso un caffè, mi sono seduto nei pressi del Tamigi e mi sono rilassato con una sigaretta. E poi di nuovo per aria con Roger & Freddie, sempre seduto accanto al pilota.
Per cui, ogni volta che vedete una foto dell'elicottero del 'Magic Tour', io sono lì dentro.
Una volta entrati tutti nei camerini, mi sono dedicato alle altre cose da fare.
Poi è arrivato il momento dello show. Io davvero non ricordo niente di speciale del concerto.
Hanno suonato bene, come hanno fatto quasi tutte le sere e il pubblico era ottimo, ma a parte questo è stato solo un altro spettacolo.
Una volta finito, cambiati e rilassati, saremmo tornati a Londra per il party finale all’Embassy Club.
I primi a partire sono stati Fred & Rog, così ancora una volta ero nel mio posto riservato, ma poiché Battersea si trova in una zona residenziale, non siamo atterrati lì di sera ma ci siamo diretti a Heathrow.
Dal mio posto di co-pilota è stato incredibile guardare un atterraggio in un grande aeroporto internazionale. Questa volta non sarei tornato indietro a prendere gli altri due così siamo saliti sulla limo siamo andati a Garden Lodge per ammazzare un po’ il tempo perché gli altri erano ancora a Knebworth e l’Embassy sarebbe stato ancora vuoto.
La festa è stata divertente, finito un altro giorno e si va a letto.
All'inizio ho detto che è stato solo un altro spettacolo. Beh, non fu così?
Non lo sapevamo allora, ma come sappiamo adesso, è stata l'ultima volta che i quattro membri dei Queen si sono trovati insieme su un palco.
Quale modo migliore di fare l’ultimo concerto se non al celebre Knebworth Park di fronte a una folla enorme?
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Il FM Tribute ha avuto luogo il 20 aprile 1992. Il 20 aprile 2017 è il suo 25° (Venticinque... cazzo) anniversario.
Questo è il ricordo che Crystal Taylor scrisse nel 2016, quando di anni ne erano passati solo 24.
Giusto per precisarlo.
Pare che siano passati 24 anni dal Tribute. Come vola il tempo quando ti diverti.
Ricordo che stavo guardando delle premiazioni alla tv e Roger disse che stavano per fare un concerto allo stadio di Wembley per onorare Freddie.
Non ci pensai più fino a qualche mese dopo quando fu pubblicizzato. Pieno merito al batterista per averlo messo insieme e per aver ottenuto una buona carrellata di star da far partecipare. Non appena lo vidi chiamò Rog e chiese se mi sarebbe piaciuto essere coinvolto in qualche modo. Addirittura dissi che avrei spazzato il palco se ce ne fosse stato bisogno, volevo solo esserci come saluto per una persona straordinaria. Roger disse che gli sarebbe piaciuto che mi occupassi di lui perché,”Sei il migliore”. Pensai che fosse una cosa bella da dire e mi disse anche di chiamare Gerry Stickells in ufficio, cosa che feci per poi recarmi a Pembridge Road per incontrare Gerry.
Mi disse di avere un lavoro perfetto per me. “Contatto per gli artisti”.
Che diavolo era? Penso che si trattasse del tempo in cui chiunque fosse “on the road” iniziasse ad ottenere sempre nuovi titoli. I roadie diventavano tecnici. I casinisti diventavano vice responsabili del tour. Addirittura I batteristi diventavano musicisti.
Comunque, ciò che dovevo fare era assicurarmi che tutti gli artisti fossero al posto giusto nel momento giusto e arrivassero sul palco quando glielo dicevo. Davanti a 72.000 persone e poi in diretta televisiva.
Poteva mettersi veramente male se qualcuno non fosse stato dove doveva quando glielo dicevo. Fortunatamente, andò tutto liscio quel giorno. Feci un paio di settimane di prove e fu bello incontrarsi con la maggior parte della nostra crew e conobbi anche molti dei gruppi, quindi furono settimane divertenti.
Tra tutti quelli che dovevano esibirsi, quella che mi creava più ansia era Liza Minnelli. È una cantante e attrice molto famosa, con una madre famosa. Se ne andava a giro con Sinatra e i Rat Pack. È amica intima di ogni altra persona famosa nel mondo. Avevo la visione di lei che esigeva un camerino bianco puro con orchidee bianche e champagne Crystal raffreddato alla perfezione. Sarebbe comparsa con un entourage di mille persone. Parrucchieri, trucco, guardaroba, guardie del corpo, agenti, contabili, assistenti, etc. Ma quando arrivò il suo giorno per le prove si presentò col suo entourage di… una sola persona.
Un assistente, ecco tutto. Mi presentai e lei disse “Ciao caro”.
Mi sciolsi. Che carina.
Era una gioia avere vicino ognuno di loro. Quando comparve Lisa Stansfield, la salutai e le chiesi se potevo portarle qualcosa e lei rispose: “Nah, è tutto a posto amore. Faccio un salto a fumarmi una cicca e poi mi prenderò un caffè”.
Chiunque era una gioia, eccetto quell’idiota che risponde al nome di Axl Rose. Perché? Doveva presentarsi per provare il suo pezzetto di Bo Rap e Rock You e indovina un po’. Non si fece vedere. Nessuna telefonata. Niente. Organizzammo di farlo il giorno seguente e, guarda un po’, neanche quella volta si presentò. Rimaneva un giorno, sicuramente sarebbe comparso. Sbagliato ancora. Per tre giorni rimanemmo a trastullarci aspettandolo e non arrivò mai. Che cazzone.
Giorno del concerto. I Gunners, I Leppards e gli Extreme furono tutti grandi, ma stranamente non ricordo nulla dei Metallica. Non di averli incontrati, non le prove né lo show. Nessun ricordo di loro.
Tutto fu bello e andò liscio e tutti si esibirono al loro meglio. Alcuni meglio di altri, ma non accuserei nessuno di aver fatto una brutta performance. Ci provarono tutti. George Michael, che fu fantastico, disse dopo che Somebody To Love era la canzone più difficile che avesse mai cantato,ma fece davvero un lavoro eccezionale.
Giunti al termine, quando stavano suonando Champions, finalmente mi rilassai. Il mio lavoro era finito, lo avevo fatto bene e niente era andato storto. Poi guardai lo schermo e fu orribile. C’era Freddie in mantella e corona e mi depressi moltissimo a vederlo. Terry Giddings era con me, lo guardai e, proprio come me, aveva le lacrime agli occhi. Disse, “Non dire una cazzo di parola.” Se lo avessi fatt0, entrambi saremmo scoppiati a piangere e non sarebbe stato bello da vedere.
Avevamo finalmente detto addio a un caro amico ed era triste per entrambi.
Quando il gruppo stava uscendo acchiappai un asciugamano e lo buttai sulle spalle di Roger e ci allontanammo insieme e ci fermammo sulla rampa a guardare la folla. Allora mi abbracciò e disse, “è come ai vecchi tempi”. Risposi “e questa è l’ultima volta”. E lo fu.
Chiacchierammo un po’ in camerino, poi uscii e presi la mia prima birra del giorno ed ero stranamente confuso. Mi sentivo davvero giù. Una signora giapponese venne a salutarmi e mi ci volle un momento per realizzare che era Misa Watanabe, grande amica di Fred. C’era una festa dopo e quando ero uscito la mattina avevo tutta l’intenzione di andarci e di spassarmela davvero, in pura tradizione Queen, ma in quel momento non me la sentivo di andare, così diedi miei pass per la festa a Hotei, il mio amico rock star giapponese, e me ne andai a casa con la mia fidanzata.
Quando entrammo, feci una tazza di tè e accesi la tv e la prima cosa che sentii fu: “Ieri allo stadio di Wembley” e mentre lo dicevano facevano vedere una ripresa di me che passavo nel parcheggio con Robert Plant. Finalmente sorrisi ed andai a letto.
Un giorno emozionante.