Classic Rock, una delle riviste musicali più importanti a livello internazionale, ha recentemente incontrato Roger Taylor, finalmente pronto ad annunciare i suoi progetti solisti, ma anche alcune delle prossime novità che vedranno il ritorno in scena – e sui mercati discografici- dei Queen. Il giornalista Paul Elliot, accompagnato dal fotografo Kevin Nixon, ha avuto occasione di incontrare il batterista nella sua tenuta in quel di Guilford, una costruzione risalente al 13° secolo dove Roger ha da anni ormai il suo studio di registrazione personale.

Sono un musicista. È questo quello che faccio”, dichiara Roger sorseggiando il suo calice di vino.


 

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Classic Rock (CR): Qual è la situazione attuale dei Queen?

Roger Taylor (RT): “Faccio ancora parte della band. Solo che adesso siamo rimasti soltanto in due. E solo uno di noi riesce a camminare!” (Roger ride, riferendosi all'amico e collega Brian May, da tempo afflitto da problemi al ginocchio e per il quale si è recentemente sottoposto ad un intervento, n.d.t.). “Ci occupiamo del brand che il gruppo rappresenta e lo portiamo avanti.”

CR: Quindi i Queen sono un brand nel quale operate tu e Brian. Qual è il posto di Adam Lambert in questo meccanismo?

RT: “Non posso dire che Adam farà parte per sempre dei Queen. Abbiamo organizzato questo evento live a Las Vegas davanti a diecimila persona, con lui e un altro paio di ospiti. Al momento non c'è altro di pianificato, dico davvero. Facciamo solo le cose che ci intrigano.”

CR: Ma state pianificando esibizioni come Queen, con o senza Lambert?

RT: “Certamente, ma solo in alcune occasioni. Lo scorso anno abbiamo fatto dei concerti davvero grossi in Europa e tre date all'Hammersmith Odeon di Londra, tutte cose che ci hanno divertito parecchio. Ormai è una cosa che io e Brian abbiamo capito da anni: è questo quello che ci piace fare. Quindi, cari lettori, rassegnatevi perché sarà così per sempre.”

CR: Sei felice di avere Adam al microfono dei Queen?

RT: “Adam lavora davvero bene con noi. E' pieno di talento, presenza scenica e sensualità. In più è perfetto per alcune delle nostre cose più teatrali perché è una diva....una diva al maschile.”

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CR: Prima dell'esperienza con Lambert hai registrato un disco e fatto dei tour come Queen assieme a Paul Rodgers.

RT: “Paul è un cantante che Freddie ammirava. Ha formato due grandi bands come i Free e i Bad Company e per certi versi è antitetico rispetto ad Adam Lambert. Ci siamo divertiti a suonare anche le sue canzoni. Paul ha una voce e uno stile blues meravigliosi. Adam invece è più adatto di lui a cantare alcune delle nostri canzoni più grandi.”

CR: Secondo alcuni fans è un errore accostare il nome dei Queen a quello di un cantante emerso da American Idol. E' un atteggiamento che comprendi?

RT: “Qualsiasi cosa fai è inevitabile che ci siano persone in disaccordo. Sarà sempre così.”

CR: Stesso discorso potrebbe farsi per i Queenextravaganza. Alcuni fans apprezzano l'idea. Altri meno. Come ti poni rispetto a questo progetto?

RT: “Buona domanda. Il fatto è che in giro ci sono un sacco di cover e tributeband. Alcune buone, altre molto meno. Così mi sono detto, perchè non metterne in piedi una davvero valida? Così ho selezionato i componenti in America, attraverso internet e abbiamo scovato Marc Martel che ha una voce davvero vicina a quella di Freddie.”

CR: Qual è la storia di Martel?

RT: “Marc è di Nashville ma originario di Montreal e ha 30 anni. Suonava in una band di rock cristiano. È un cantante a mio avviso straordinario e oltre lui abbiamo trovato altri magnifici musicisti, tra cui ben tre cantanti. Attualmente sono in sei e dato che sanno tutti cantare riescono anche ad eseguire cose come Bohemian Rhapsody senza problemi.”

CR: Cosa pensi del batterista Tyler Warren? (sempre dei Queenextravaganza, n.d.t.)

RT: “E' brillante e ha una voce alta proprio come la mia. E sappiamo tutti che il batterista è l'elemento più importante di una band!”

CR: E in alcuni casi anche il più bello da guardare!?

RT: “Si, ben detto!” (ride)

CR: Parlando seriamente, consiglieresti ai nostri lettori di andare a vedere i Queenextravaganza?

RT: “Mi considero un rocker, non un ballerino. E penso che i fans del rock apprezzeranno questa band. Sono certo che chi li vedrà dal vivo resterà impressionato.”

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CR: Nel 2011 è circolata la voce che i Queen avrebbero pubblicato un album con dei demo con Freddie alla voce. Era vero?

RT: “No, assolutamente. Non intendiamo pubblicare un album di demo in nessun caso.”

CR: Ma ci sono delle canzoni con Freddie alla voce rimaste inedite che verranno pubblicate in futuro?

RT: “Si, ce ne sono un paio cui io e Brian stiamo lavorando. Su una ci abbiamo lavorato tutti assieme. L'altra è essenzialmente una canzone di Brian.”

CR: Si tratta in entrambi i casi di canzoni risalenti all'ultimo periodo di vita di Freddie?

RT: “No, sono più vecchie, ma comunque si ci sono un paio di cose che stiamo finendo ma non so dire quando usciranno.”

CR: E ci sono piano concreti per un nuovo album dei Queen?

RT: “La Universal vuole pubblicare un album con le nostre canzoni lente meno conosciute e proprio questa settimana assieme a Brian abbiamo stilato la lista dei pezzi.”

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I progetti solisti di Roger

CR: Hai anche un tuo album solista in uscita a breve.

RT: Ho scritto canzoni per un periodo di cinque anni. Per cui si tratta di materiale molto eclettico e vario. Ci sono canzoni tranquille, altre più rock, altre ancora più politiche.”

CR: Di cosa parlano quelle politiche?

RT: “Ho scritto un pezzo intitolato The Unblinking Eye che parla di disillusione, dei negozi che falliscono e delle prese in giro dei politici.”

CR: Qual è il titolo del tuo nuovo album?

RT: “Il mio primo lavoro solista è del 1981 e si intitolava Fun In Space. All'epoca leggevo un sacco di fantascienza. Così questo nuovo disco ho deciso di intitolarlo Fun On Earth. Sono tornato coi piedi per terra ma c'è ancora parecchio divertimento qui attorno.”

CR: Sei influenzato dalla musica moderna?

RT: “La miglior band che ho visto da molto tempo a questa parte sono i Sigur Ros (band islandese divenuta famosa alcuni anni fa grazie alla hit Hoppipolla e alla colonna sonora di Vanilla Sky, n.d.t.)Adoro il loro stile semi-ambient, così d'atmosfera. E sanno anche essere magnificamente melodici. E i loro show sono stupendi. Li ho visti di recente in concerto alla Academy di Brixton (sul profilo della moglie Sarina Potgieter potete vedere una foto che li ritrae assieme ai Sigur Ros proprio nel backstage di quel concerto, n.d.t.).

CR: A Settembre pubblicherai anche una raccolta del tuo lavoro extra Queen, comprese le cose fatte con i The Cross.

RT: “Esatto. Si intitola The Lot.” (leggi QUI la storia dei Cross)

CR: Pensi che dentro ci sia solo del buon materiale o anche delle cose trascurabili?

RT: “Come in ogni cosa, anche in questo caso ci sono delle canzoni poco riuscite. Ma credo che il mio ultimo album solista, Electric Fire, suoni davvero alla grande.”

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CR: Qual è la canzone migliore che hai scritto per i Queen?

RT: “Difficile dirlo, ma credo Radio Ga-Ga. Era una bellissima fusione tra sintetizzatori e una cosa che potrei definire epic-pop.”

CR: E la peggiore?

RT: “Ce ne sono diverse. Odio Delilah, ma non è opera mia.”

CR: La prima canzone che hai scritto per i Queen è Modern Times Rock'n'Roll?

RT: “Si, anche se ancora prima avevamo composto tutti e quattro assieme Stone Cold Crazy.”

CR: A proposito dei batteristi, hai citato spesso come tua massima influenza John Bonham dei Led Zeppelin.

RT: “I miei ispiratori sono stati in tre: Bonham, Keith Moon degli Who e Mitch Mitchell che credo sia molto sottovalutato. Su di lui Ginger Baker (altro componente dei Cream cui Mitchell faceva parte, n.d.t.) ha detto una serie di cose davvero crudeli. Baker non aveva né la sagagia né l'abilità di Mitchell e per questo ne parlava male.”

CR: Invece come autore di canzoni chi ti ha influenzato maggiormente?

RT: “Oh Ginger Baker, assolutamente! (ride!). Seriamente, direi Dylan e Lennon....e Springsteen che è meraviglioso.”

CR: Qual è il testo più bello che ritieni di aver scritto?

RT: “Heaven For Everyone, che parla d'amore e dignità. La tipica canzone anti-guerra. E These Are The Days of Our Lives che racconta del passato.”

CR: Un brano quest'ultimo che ha acquisito un significato particolare dopo la morte di Freddie.

RT: “Si, è un insieme di reminiscenze legate al passato. Sapevamo in quel momento che Freddie non stava bene.”

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CR: Ti è mai capitato di vedere un frontman e pensare che fosse migliore di Freddie?

RT: “Non vedrai mai nessuno capace di connettersi con il pubblico da un palco come sapeva fare lui.”

CR: Ma corrisponde al vero il fatto che molti di questi grandi frontman, nella vita privata sono poi timidi e insicuri?

RT: “Oh si, Freddie era insicuro su un sacco di cose. Era timido sotto molti punti di vista. Eppure riusciva a spegnere questa sua insicurezza quando saliva sul palco. Era spigliato se circondato dalla stretta cerchia di persone che conosceva. Ma se a queste si aggiungeva qualcuno che non conosceva bene diventava più introverso.”

CR: Nel documentario Days Of Our Lives, a proposito dell'ultimo periodo di vita di Freddie, ti sei espresso in modo molto feroce nei confronti degli organi di stampa.

RT: “Ed è così ancora oggi, soprattutto nei confronti del The Sun. All'epoca cercavamo di tutelare molto la privacy di Freddie e ultimamente, alla notizia che il News Of The World chiudeva battenti, ho esultato.”

CR: Non avete mai corteggiato la stampa?

RT: “No davvero. Sono convinto che i giornali non ti facciano vendere più dischi.”

CR: Pensi che nel modo in cui la stampa ha raccontato la morte di Freddie vi fosse qualcosa legato all'omofobia?

RT: “Assolutamente si.”

CR: Ti capita mai di sognare Freddie?

RT: “Si e se chiedi a Brian ti dirà la stessa cosa. Freddie vive in noi. Abbiamo passato tanti anni assieme, condividendo tante cose, per cui si tratta di una persona che non potrà mai andare del tutto via. Ma non intendo spendere il resto della mia vita nell'ombra di Freddie Mercury. Era il mio miglior amico ed è morto, che sia benedetto. Ma ho la mia vita da portare avanti.”

 
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CR: Il primo album dei Queen risale ormai ad oltre 40 anni fa. Che ricordi hai di quel periodo?

RT: “Davvero emozionanti. Occupavamo la sala di registrazione solo di notte e guadagnavamo poco o nulla. Soprattutto non siamo mai riusciti a creare il suono che volevamo perché ci mancava il controllo della situazione, una cosa che poi abbiamo ottenuto con il nostro secondo disco.”

CR: In quei primi tempi quali erano le speranze e i sogni che nutrivano i Queen?

RT: “Volevamo lavorare. Diventare riconoscibili, ricchi e famosi.”

CR: E per te ha funzionato?

RT: “E' andato tutto bene, ma si è trattato di un processo molto più graduale rispetto a quanto la gente possa pensare.”

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CR: Se ti guardi indietro, qual è la cosa che hai fatto con i Queen di cui vai più fiero?

RT: “Il fatto che la nostra musica sia divenuta popolare e che oggi la si ascolti ancora nelle radio. È bello sapere che anche i ragazzini conoscono le nostre canzoni.”

CR: E la cosa invece per cui hai i maggiori rimpianti?

RT: “Oh ne ho tanti, alcuni più grandi di altri. Certamente fu un errore andare a suonare a Sun City, in Sudafrica. Ci siamo andati con le migliori intenzioni, ma fu un errore.”

CR: Ma poi l'anno successivo i Queen fecero la cosa giusta andando a suonare al Live Aid ed eseguendo una performance di cui si parla ancora oggi.

RT: “Fu un giorno incredibile. Ricordo che Bob Geldof lo descrisse come un immenso jukebox. Sapevamo di dover suonare sullo stesso palco con altri artisti e che sia allo stadio che in tv ci avrebbero visto un sacco di persone che non erano nostri fans. Così dovevamo fare canzoni che tutti conoscevano o che potevano conoscere. Ed è quello che abbiamo fatto.”

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CR: Puoi descrivere il tuo rapporto con Brian May?

RT: “Siamo migliori amici, davvero. È incredibile far parte della sua vita perché è un genio a 360°. Ha un dottorato in astronomia, è uno dei massimi esperti in foto stereo. Ha conoscenze in ogni campo.”

CR: Tu e Brian avete proseguito come Queen nonostante la morte di Freddie e l'assenza di John Deacon che ha deciso di ritarsi. Riesci a spiegarti la decisione di Robert Plant di non esibirsi più con i Led Zeppelin?

RT: “Si. Robert è una persona davvero spirituale e sa che esibirsi con i Led Zeppelin richiede un livello altissimo che forse non ritiene più di poter raggiungere dal punto di vista fisico. E poi c'è il discorso del rispetto che nutre nei confronti di Bonham. Quindi si, capisco il suo punto di vista.”

CR: Ma se Freddie fosse ancora in vita e rifiutasse anche lui di cantare nei Queen?

RT: “Potrebbe certo. Ma Freddie era a proprio agio quando eravamo assieme....litigate a parte!” (ride).

CR: Le discussioni nascevano dal fatto che nei Queen eravate quattro autori?

RT: “Si moltissimo. Io e John siamo diventati autori più tardi rispetto a Freddie e Brian. Freddie si è un po' inventato autore da sé. Alla fine però ci siamo sempre capiti e il tutto ha funzionato bene.”

CR: Nei tempi gloriosi dei Queen passavi per essere il playboy del gruppo...

RT: “No. È un'esagerazione. Ho avuto dei bei momenti questo si.”

CR: Col tempo ti sei calmato?

RT: “Per forza. Tutti si calmano. O muoiono. E io non intendo ancora farlo.”

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CR: Qual è il tuo prossimo progetto? Un tour solista per promuovere il nuovo album?

RT: “Sto pensando di mettere assieme una band con un po' di grandi amici e andare in giro a suonare. Se lo farò ci sarà sicuramente mio figlio Rufus alla batteria. Suona le percussioni nei Queen quando siamo in tour e la batteria tutte le volte che tocca a me cantare davanti al pubblico. Credo sia il batterista preferito di Brian.”

CR: Gli hai insegnato tu a suonare?

RT: “Più che alla mia scuola lui fa riferimento allo stile di Taylor Hawkins (batterista dei Foo Fighters e grande amico dei Queen, n.d.t.).

CR: Hai mai pensato di smettere di suonare la batteria?

RT: “Non posso nemmeno immaginarlo. Sarebbe orribile per me non suonare più o smettere di cantare. È come essere un pittore. Se lo sei devi dipingere.”

CR: Ma è più semplice dipingere che suonare la batteria.

RT: “Questo è vero. Ma ho il mio stile economico e rilassante, meno selvaggio di un tempo. Ma adoro suonare. Recentemente ho fatto un paio di esibizioni con Jeff Beck e sono stati momenti deliziosi perché lui è è un meraviglioso chitarrista.”

CR: Quindi non pensi di ritirarti.

RT: “Perché dovrei fermarmi? Non è che debba alzarmi alle 7 del mattino per andare a suonare la batteria. È qualcosa che posso fare quando decido io.”

CR: Dopo tutti questi anni sei diventato ricco e famoso e i tuoi sogni si sono avverati. C'è il rovescio della medaglia in tutto questo?

RT: “Per niente. Riesco ad andare in giro senza essere riconosciuto. Altri godono a fare il loro ingresso per essere subito notati. Ma questo non fa per me.”

CR: E' stata una buona vita, non è così?

RT: “Si, sono molto fortunato.”

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